Il magnifico viaggio - volume 3

Proust, il cui protagonista-narratore ritrova alcuni fondamentali ricordi e atmosfere dell infanzia assaggiando casualmente una madeleine, un dolce che, proprio come le scarpe quadrate di cui parla Alfieri, gli riporta alla mente un passato che credeva dimenticato per sempre). A partire dal recupero di questa sensazione di familiare dolcezza trae origine una pagina di cristallina intimità, che, in accordo con le teorie sensistiche, rivela l affinità dei pensieri colle sensazioni (rr. 15-16), dimostrando che la razionalità ha origine dalle impressioni raccolte dai sensi. Il contenuto di questo ricordo, infatti, non è costituito da parole o fatti, ma da sensazioni del gusto (il dolce dei confetti) e del tatto (le carezze dello zio al bambino). Il bisogno d amore Alla partenza della sorella Alfieri prova sofferenza e smarrimento, sentendo nell animo una privazione (r. 54) che lo lascia addolorato per lungo tempo, e molto più serio in appresso (rr. 54-55). Ma il suo spirito è presto distolto dalla nuova attrazione per i fraticelli (r. 66), che colpiscono la sua immaginazione e colmano, seppure a livello irrazionale, quel confuso bisogno di amore e di figure di riferimento di cui il bambino si sente privo. Questo innocente amore (rr. 74-75) occuperà in poco tempo tutto l animo del giovane Alfieri, al punto che ricorda a distanza di tanti anni tutto assorto in codeste imagini, trascurava i miei studj, ed ogni occupazione, o compagnia mi nojava (rr. 78-79): osservazione che ancora una volta ha lo scopo di preannunciare il carattere maturo del narratore. Poco più avanti segue infatti una lunga nota didascalica in cui in quell amore inconsapevole lo scrittore vede un segno premonitore della sua malinconia di adulto, che lo renderà solitario e inquieto. Le origini dello spirito antitirannico L infanzia di Alfieri contiene anche le prime tracce dello spirito antinobiliare e antitirannico che animerà lo scrittore nel corso di tutta la sua esistenza. Ricordando che i parenti erano anch essi ignorantissimi; e spesso udiva loro ripetere quella usuale massima dei nostri nobili di allora; che ad un Signore non era necessario di diventar un Dottore (rr. 47-49), egli muove un evidente critica alla nobiltà da cui proviene, giudicando negativamente la chiusura mentale di un ceto sociale arroccato su sé stesso e disinteressato alla cultura (non a caso uno dei primi obiettivi del giovane Alfieri sarà la fuga dall ambiente chiuso e provinciale del regno sabaudo). Analogamente, nel rifiuto di sottoporsi alla penitenza imposta dal confessore (assolutomi m ingiungeva di prosternarmi alla madre prima di entrare in tavola, rr. 218-219) si avvertono i primi indizi di uno spirito libero, a cui l idea di inchinarsi, fosse pure davanti alla madre, ripugna totalmente. La reticella Nel quarto capitolo, l episodio della reticella, castigo a cui il bambino viene condannato due volte, dimostra quanto l autore tenga alla sua immagine pubblica e alla considerazione di sé, sia per la paura di apparire un malfattore (r. 147) sia per il terrore di esser visto così dagli amati novizj (r. 148), per cui prova un amore innocente e fantasioso. L aneddoto, in questo caso, consente all autore, oltre che di fornire il perfetto ritratto di un bambino orgoglioso, anticipatore del futuro uomo sdegnoso, anche di proporre una riflessione più universale sulla natura perennemente fanciullesca di ogni individuo (che tutti siam pur sempre, a ben prendere, bambini perpetui, rr. 150-151). Uno stile colloquiale e autoironico Le scelte stilistiche La lettura della Vita di Alfieri è gradevole anche per il lettore di oggi in virtù della sua sintassi regolare, caratterizzata da periodi di ragionevole estensione e da una costruzione delle frasi per lo più lineare, ben lontana dall ampollosità retorica di molta letteratura settecentesca. Alfieri preferisce in genere il procedimento paratattico, che rende la prosa piana e scorrevole; inoltre, la scelta di dividere il testo in capitoli dalle dimensioni contenute gli permette di dare rilievo ai momenti che ritiene più significativi per costruire, attraverso la rievocazione del passato, l immagine complessa del proprio temperamento. Il lessico è lontano da quello aulico delle tragedie: l autore opta qui per scelte più colloquiali, che instaurano con il lettore un immediato clima di intimità, particolarmente adatto alla confessione e al racconto di sé. Alla creazione di questa atmosfera contribuisce l uso frequente dei nomi alterati (vezzeggiativi e diminutivi in primis). Il tono più volte autoironico, e generalmente bonario, sottolinea invece i comportamenti eccessivi e le reazioni esagerate del protagonista. 592 / IL SETTECENTO

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento