Le forme del racconto

La politica e l amore Va poi menzionato il tema politico, che emerge a più riprese con i giudizi radicali e sprezzanti espressi da Alfieri sui governi degli Stati che visita, con la sola eccezione della monarchia costituzionale inglese. L impulso antitirannico è anch esso letto dall autore come un inclinazione insopprimibile, allo stesso modo di quella letteraria (e d altra parte sappiamo come questo motivo sostanzi gran parte delle tragedie alfieriane): in questo senso Alfieri rivendica la decisione di lasciare l esercito nel 1774 e quella, presa quattro anni più tardi, di fare donazione del suo feudo alla sorella per «disvassallarsi (cioè per liberarsi da ogni vincolo di vassallaggio) nei confronti del re di Sardegna. Molto importante, infine, è il tema amoroso: come gradualmente approda alla conversione letteraria, così il protagonista passa dai «tristi amori giovanili, sensuali e libertini, al «degno amore per la donna della sua vita, la contessa Luisa Stolberg d Albany, che lo «allaccia finalmente per sempre . I personaggi Come in ogni autobiografia, anche in quella di Alfieri (e qui più che in altre) l io narrante campeggia sulla scena quale protagonista assoluto; un certo narcisismo di fondo, del resto, è connesso alla pratica autobiografica in quanto tale: è lo stesso Alfieri a riconoscere, all inizio della Vita, che «il parlare, e molto più lo scrivere di sé stesso, nasce senza alcun dubbio dal molto amor di sé stesso . Accanto alla sua compaiono anche altre figure (le persone con cui si relaziona, in positivo o in negativo), alle quali però è riservato uno spazio decisamente secondario, come nel caso delle donne amate e della stessa Stolberg (che pure è oggetto di lodi molto sentite). Meglio tratteggiata è la figura del servo Elia, che in diverse circostanze assume il ruolo di spalla dell io narrante. Il contrappeso dell autoironia Per evitare che l insistenza sulle movenze eroicizzanti di un protagonista sempre al centro della rappresentazione possa alla lunga irrigidire la figura dell io narrante in una posa monumentalizzata, Alfieri si serve di una sorta di contrappeso, quello dell autoironia, mettendo talvolta alla berlina l estremismo e la spigolosità della propria indole. L ironia scaturisce dalla distanza tra il narratore e il personaggio: il tempo che separa i ricordi dal presente permette al primo di giudicare il secondo con distacco, e di evidenziarne gli atteggiamenti teatrali, le risposte troppo gridate, le reazioni fuori misura in cui è incappato. L ironia si coglie anche nel congedo scherzoso con cui l autore prende commiato dal lettore, impegnandosi a continuare in seguito la narrazione con la quinta e ultima epoca, quella inerente alla vecchiaia (che non scriverà mai): «A rivederci, o lettore, se pur ci rivedremo, quando io barbogio [vecchio brontolone], sragionerò anche meglio, che fatto non ho in questo Capitolo Ultimo della mia agonizzante virilità . Le forme del racconto Gli antecedenti letterari MODELLI E ORIGINALIT Quando si accinge a scrivere la Vita, Alfieri ha di fronte a sé diversi modelli di scrittura autobiografica: non solo l antico esempio delle Confessioni di Agostino e la cinquecentesca Vita di Cellini, ma anche i recenti Mémoires di Goldoni e, soprattutto, le Confessioni del letterato e filosofo ginevrino Jean-Jacques Rousseau, da poco pubblicate in Francia (la prima parte esce nel 1782, la seconda nel 1788). difficile pensare che Alfieri non conoscesse questo testo, anche perché in Francia, dove egli viveva in quel periodo, aveva suscitato accese discussioni per la novità dei contenu- 582 / IL SETTECENTO

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento