L’amore per la libertà e per la letteratura

«VO L L I , E VO L L I Per resistere al richiamo delle passioni amorose, e dedicarsi invece allo studio e alla scrittura letteraria, Alfieri racconta nella Vita di essersi chiuso in casa, tagliato i capelli (il che lo avrebbe scoraggiato dall uscire) e, soprattutto, fatto legare alla sedia dal fedele servitore Elia: «Stavano i miei legami nascosti sotto il mantellone in cui mi avviluppava, ed avendo libere le mani per leggere, o scrivere, o picchiarmi la testa, chiunque veniva a vedermi non s accorgeva punto che io fossi attaccato della persona alla seggiola. [ ] Il solo Elia, che era il legatore, era a parte di questo segreto; e mi scioglieva egli poi, quando io sentendomi passato quell accesso di furiosa imbecillità, sicuro di me, e riassodato il proponimento, gli accennava di sciogliermi . Vittorio Alfieri si fa legare alla sedia per studiare, incisione del 1800 ca. L AMORE PER LA LIBERT E PER LA LETTERATURA Quando Alfieri torna a Torino, nel 1772, la prospettiva di condurre una vita del tutto simile a quella del «giovin signore descritto da Parini nel Giorno lo disgusta tremendamente; l insofferenza per il potere e l autorità lo porta inoltre a rifiutare incarichi politici e amministrativi, spingendolo sempre più a rifugiarsi in sé stesso. Il suo disprezzo per il denaro e per la ricchezza in contrasto con la vita lussuosa che conduce lo avvicina finalmente alla letteratura, a cui egli si aggrappa anche per scacciare i propri fantasmi interiori: il 1775 è l anno della sua conversione letteraria . La sua prima opera, scritta in francese, si intitola Esquisse du jugement universel (Abbozzo del giudizio universale) ed è un testo satirico che prende di mira i nobili e l alta società torinese, confermando quanto Alfieri scriverà in apertura della propria autobiografia: «Il nascere della classe dei nobili, mi giovò appunto moltissimo per poter poi, senza la taccia [accusa] di invidioso e di vile, dispregiare la nobiltà di per sé sola, svelarne le ridicolezze, gli abusi ed i vizi . La prima tragedia, che risale al 1775, si intitola Antonio e Cleopatra ed è ispirata dalla lettura della Cleopatra del drammaturgo veneziano Giovanni Dolfin (1617-1699) e, soprattutto, dell opera forse in assoluto a lui più cara, le Vite parallele dello storico greco Plutarco (46/50 - dopo il 120 d.C.), che aveva dedicato uno dei suoi ritratti ad Antonio. Alfieri, che porta a termine l opera dopo una laboriosa stesura, non è affatto sod- 546 / IL SETTECENTO disfatto del risultato finale (a essa si riferirà in seguito con il nome di Cleopatraccia), ma comprende che la forma letteraria della tragedia gli offre la possibilità di esprimere la potenza del suo sentire, dando voce sia alla volontà di ribellione politica sia all irruenza delle passioni. Il successo che la tragedia ottiene nella messa in scena del 16 giugno 1775 al teatro Carignano di Torino incoraggia il poeta a dedicarsi totalmente a questo genere letterario, infondendogli «in ogni vena un sì fatto bollore [ardore] e furore di conseguire un giorno meritatamente una vera palma [gloria] teatrale, che non mai febbre alcuna di amore mi avea con tanta impetuosità assalito . Nella celebre frase «Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli (contenuta in una lettera al drammaturgo Ranieri de Calzabigi, del 6 settembre 1783) il poeta esprimerà il fermo impegno assunto con sé stesso, dopo l applaudita rappresentazione di quella sua prima tragedia, di compiere ogni sforzo per diventare un autentico autore tragico. La produzione principale di Alfieri è racchiusa in poco più di un decennio (1777-1789). Oltre alle 19 tragedie vanno ricordati due importanti trattati politici, Della tirannide (1777) e Del principe e delle lettere (17781786), cui si aggiunge un cospicuo numero di poesie raccolte sotto il titolo di Rime. In questi anni Alfieri stravolge le sue vecchie abitudini di nobile mondano per dedicarsi esclusivamente alla scrittura, che acquista ai suoi occhi una funzione catartica (ossia di purificazione dalle passioni) e in-

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento