Il magnifico viaggio - volume 3

30 35 40 45 50 30-38 Tale eri, o Notte, quando gli illustri antenati (inclit avi), dei quali continuamente (pur sempre) si vanta il mio giovane signore (il mio garzon), erano gente rozza e selvatica (duri ed alpestri); e con il tramonto (occaso), dopo la cena, cadevano in preda al sonno; fino a quando l aurora, al suo sorgere (sbadigliante ancora), li richiamava a vigilare sui canali di irrigazione (l opre de i per novo cammin guidati rivi) e sui campi seminati (nascenti), dai quali (onde) derivò la ricchezza che rese grandi i discendenti (nipoti), le città e i regni. 39-54 Ma ecco Amore, ecco sua madre Venere, ecco i Geni del gioco e del lusso (fasto), che vanno (scorrono) in trionfo attraverso la notte, che è sacra per il mio signore. Tutto davanti a loro si illumina (s irradia) di nuova luce. Le tenebre nemiche fuggono ricacciate (riversate); e dispiegano (spandono) le ali sopra i ripari (covili), dove dormono gli animali selvatici e gli uomini condannati dalla fatica. La Notte stupefatta vede sfolgorare (riverberar) attorno a sé, più di quanto accada davanti al sole, cornici dorate, pareti adorne di cristalli e di specchi (spegli), e vesti variopinte, e spalle (omeri) e braccia candide, e occhietti irrequieti (pupillette mobili), e tabacchiere preziose, e lucenti fibbie e anelli, e mille altri oggetti. Tal fusti o Notte allor che gl inclit avi, onde pur sempre il mio garzon si vanta, eran duri ed alpestri; e con l occaso cadean dopo lor cene al sonno in preda; fin che l aurora sbadigliante ancora li richiamasse a vigilar su l opre de i per novo cammin guidati rivi e su i campi nascenti; onde poi grandi furo i nipoti e le cittadi e i regni. Ma ecco Amore, ecco la madre Venere, ecco del gioco, ecco del fasto i Genj, che trionfanti per la notte scorrono, per la notte, che sacra è al mio signore. Tutto davanti a lor tutto s irradia di nova luce. Le inimiche tenebre fuggono riversate; e l ali spandono sopra i covili, ove le fere e gli uomini da la fatica condannati dormono. Stupefatta la Notte intorno vedesi riverberar più che dinanzi al sole auree cornici, e di cristalli e spegli pareti adorne, e vesti varie, e bianchi omeri e braccia, e pupillette mobili, e tabacchiere preziose, e fulgide fibbie ed anella e mille cose e mille. 35-36 su l opre rivi: la perifrasi signi- fica letteralmente sulle opere dei corsi d acqua guidati attraverso un nuovo cammino . 40 Genj: i geni erano divinità minori, pro- tettrici di singoli aspetti della vita quotidiana (in questo caso del gioco e del lusso). 47 condannati: a una vita comune, non semidivina come quella degli aristocratici. 50 cristalli: lampadari di cristallo (metonimia). DENTRO IL TESTO Il contrasto fra passato e presente Un raccordo con l inizio del Giorno I contenuti tematici Nei primi tre versi il poeta invita la Notte, personificata, a permettergli di continuare ad ammaestrare il suo allievo, anche dopo che il suo dominio è subentrato a quello del giorno. Segue una rievocazione di un remoto Medioevo in cui la vita della città si spegneva al calare delle tenebre: la Notte sedeva come una regina al di sopra della terra (alto sedevi / su la timida terra, vv. 5-6), spandendo ovunque il buio, insieme alla paura e alla trepidazione; in quel tempo, anche gli antenati delle odierne casate aristocratiche si coricavano al tramonto, risvegliandosi all alba per vigilare sulle loro proprietà. Ma ciò riguarda il passato (Tal fusti o Notte, v. 30); ben diverse sono le notti aristocratiche del presente: piene di luci festose, interamente dedicate alla vita mondana, alle galanterie (Amore, Venere, v. 39), al gioco d azzardo e al godimento della ricchezza (ecco del gioco, ecco del fasto i Genj, v. 40). L antico buio è cancellato dalle luci delle torce e dai mille riverberi dei monili e delle suppellettili preziose che adornano i nobili e i loro palazzi, tanto che la Notte stessa rimane Stupefatta (v. 48) da tale luminosità artificiale. Proprio come nei vv. 33-143 del Mattino ( T4, p. 504), anche qui si nota un esplicito contrasto fra la natura, a contatto della quale vivevano in origine gli stessi antenati duri ed alpestri (v. 32) del giovin signore (che da uomini sobri e accorti nell amministrazione delle loro L AUTORE / GIUSEPPE PARINI / 519

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento