INTRECCI FILOSOFIA - Le leggi della Storia

intre cci FILOSOFIA Le leggi della Storia La lezione di Giambattista Vico Mentre nella cultura europea si affermano le idee illuministiche, in Italia opera una sorta di gigante solitario, quasi del tutto misconosciuto dai contemporanei ma apprezzato a partire dal primo Ottocento: Giambattista Vico, nato a Napoli nel 1668 e morto nella stessa città nel 1744, al termine di un esistenza costantemente condizionata dalle difficoltà economiche. Il significato della Storia L isolamento di Vico non è difficile da spiegare: in un epoca che guarda all essere umano e alla natura con strumenti matematici e scientifici, egli ritiene di poter rintracciare il vero aspetto delle cose soltanto nell insegnamento fornito dalla Storia. Secondo Vico, è possibile conoscere integralmente solo ciò che si fa; di conseguenza, la comprensione del mondo naturale è esclusivo appannaggio di Dio, che ha prodotto le sue leggi e i suoi princìpi. La Storia, essendo frutto dell iniziativa umana, può invece essere oggetto di studio e di ricerca. La «scienza nuova (espressione che troviamo nel titolo del suo capolavoro, più volte rivisto e pubblicato in veste definitiva nel 1744) potrà dunque indagare il «mondo delle nazioni o sia il mondo civile , unendo filologia e filosofia, cioè il «certo offerto dall erudizione storica al «vero della filosofia, che indica le idee e leggi eterne che governano la Storia. Sulla base di questi presupposti Vico si propone di ripercorrere l evoluzione storica dei popoli, attraverso le testimonianze lasciate dall umanità nella lingua e nelle creazioni poetiche, in cui secondo l autore si riflettono le condizioni reali degli uomini, il loro mondo interiore e i loro costumi di vita. Fondamentale si rivela in tal senso la funzione della filologia: non più semplice accumulo di nozioni erudite, ma vero strumento di conoscenza, utile per individuare le diverse tappe del cammino dell umanità. Le tappe del processo di civilizzazione Grazie a questa prospettiva metodologica, Vico scandisce la Storia in una successione di momenti fondamentali, corrispondenti alle facoltà della mente umana. La prima, in cui prevale la facoltà del «senso , è l età degli dèi, in cui gli uomini escono da una 260 / IL SETTECENTO c Anonimo, Ritratto di Giambattista Vico, 1804 ca. Roma, Museo di Roma. condizione ferina sotto l incombente e ostile realtà naturale, scoprendo la divinità, le leggi morali e istituendo i primi legami sociali. Inizia così il processo di incivilimento, che si attua in due stadi differenti: l età degli eroi, dominata dalla facoltà mentale della «fantasia , in cui i rapporti umani sono condizionati dalla forza; e l età degli uomini, caratterizzata dalla «ragione . Si tratta di un processo guidato dalla Provvidenza, secondo disegni grandiosi che sovrastano i particolari fini perseguiti dagli uomini. La poesia non è frutto della ragione Grande importanza assume, nel quadro storico tracciato da Vico, lo studio delle prime fasi della vita degli esseri umani, quando, non ancora conquistata la ragione, «dapprima sentono senza avvertire, poi avvertono con animo perturbato e commosso . Vico dà valore e significato positivo a questi tempi aurorali e primitivi della Storia umana, che ricordano la fanciullezza dell uomo: rappresentano infatti il momento della nascita del linguaggio, della piena espressione della fantasia, della creazione dei grandi miti e della poesia. un aspetto destinato ad avere ricadute notevoli nella storia dell estetica: secondo Vico, infatti, «i primi popoli furono poeti, i quali parlarono per caratteri poetici . Ciò significa che la poesia non si configura come un prodotto della ragione, ma scaturisce direttamente dall immaginazione: il linguaggio, inte-

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento