D1 - Paolo Sarpi, Gli italiani, un popolo di servi della

DOCUMENTO 1 Gli italiani, un popolo di servi della Chiesa Paolo Sarpi, Aggiunte alla Relazione dello stato della religione Paolo Sarpi nasce a Venezia, da un umile famiglia, nel 1552; a tredici anni entra nell ordine dei Serviti, distinguendosi presto nelle dispute teologiche. Nominato teologo del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga, collabora prima, a Milano, con Carlo Borromeo, poi con la Repubblica di Venezia, che lo nomina canonista nel 1606. Protagonista delle controversie che vedono la Serenissima in lotta con il papato, Sarpi viene scomunicato nel 1607 e fatto oggetto di un aggressione da parte di sicari inviati da ambienti vicini alla curia romana, da cui esce miracolosamente salvo. Muore a Venezia nel 1623, quattro anni dopo la pubblicazione a Londra, sotto pseudonimo, della sua opera più importante, la Istoria del concilio tridentino. In essa, sulla scorta della consultazione di un materiale assai vasto, Sarpi presenta il Concilio di Trento come uno strumento della politica accentratrice del papato, grazie alla quale la Chiesa esce rafforzata nelle sue pretese temporali, a scapito dei compiti propriamente religiosi e spirituali. L autore Nemica della scienza, la religiosità post-tridentina insegna a essere docili dinanzi all autorità della Chiesa. Gli italiani sono ormai un popolo impotente nell anima, nei sentimenti, nelle idee: così appaiono, agli inizi del Seicento, all inglese Sir Edwin Sandys (1561-1629), la cui opera viene tradotta in italiano nel 1625 con il titolo Relazione dello stato della religione. Nel curarne l edizione Sarpi introduce i capitoli del testo con annotazioni polemiche sull inerme passività italiana in materia di religione. La fede degli italiani è solo un sentimento di facciata, vissuto con apatia. Nella critica alla Chiesa di Roma, Sarpi si colloca vicino alle posizioni della Riforma, scagliandosi contro il clero che, a suo giudizio, può manipolare le coscienze degli italiani, approfittando della loro condizione di sottomissione psicologica. Niuna cosa rende maggior maraviglia a chi considera la conversazione degl italiani che l osservare questa nazione, accorta, sagace, sottile in tutte le cose, non facile ad assentire senza ragione, esser nondimeno nelle cose della religione tanto trascurata, che non curi di saperla o di vederla, avendo quasi per assioma il non voler saperne altro, come se fosse cosa a lor non pertenente.1 Onde vi saranno degl uomini, in altro dottissimi, che però della religione non sapran nulla, né anco2 se le cose che credono sieno credibili o no: contenti e persuasi che lor basti a credere quel che crede la romana Chiesa, senza sapere né che, né come. Onde gli aveduti3 preti hanno avuto bello agio d accommodar4 la religione a loro interessi, alterandola e formandola come tornava lor commodo, introducendo cotidianamente delle innovazioni, anco molto pregiudiciali a prencipi,5 che passano senza essere pure avertite. Onde mi piacque un detto d uomo aveduto, che ad un prete disse: Va pian piano, che farai credere e far ciò che vorrai .6 1 Niuna pertenente: niente sorprende maggiormente chi ha dimestichezza (considera la conversazione) con gli italiani che il considerare come questo popolo lucido, intelligente, acuto in tutte le cose, non disposto ad argomentare senza l ausilio della ragione, sia tuttavia così noncurante delle questioni religiose e non abbia interesse a conoscerle e approfondirle, come se per principio (per assioma) non volesse saperne e come se si trattasse di questioni che non lo riguardano (a lor non pertenente). 2 né anco: nemmeno. 3 aveduti: furbi. 4 accommodar: adattare. 5 pregiudiciali a prencipi: dannose ai re- gnanti. 6 Va pian piano vorrai : in altri termini basta solo un po di avvedutezza per trasformare la fede in un paravento dietro il quale si può compiere ogni azione, lecita o illecita. L EPOCA E LE IDEE / 23

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento