T1 - Don Chisciotte all’osteria

Don Chisciotte all osteria / T1 / Don Chisciotte, parte I, cap. 3 / La poco solenne investitura di un aspirante cavaliere / Un mattino di luglio, prima dell alba, don Chisciotte esce di casa in cerca di avventure, armato di tutto punto, con lancia e scudo, lasciando che il cavallo Ronzinante lo conduca dove vuole. Durante questa prima giornata da cavaliere, a zonzo sotto un sole cocente che spacca le pietre (e che forse gli toglie l ultimo residuo di senno), non gli succede nulla, finché, giunta la sera, arriva a un osteria. Ma quella spoglia locanda assume per lui le sembianze di un castello, con tanto di torri d argento, fossato e ponte levatoio. Il suono di un corno emesso da un porcaro che cerca di radunare il proprio gregge viene scambiato da don Chisciotte per il segnale lanciato dal castello, da dove lo hanno evidentemente avvistato. Intanto gli vengono incontro due ragazze e l oste, che scambia rispettivamente per due dame e per il castellano. L oste, da furbo qual è, intuisce subito la stranezza del nuovo avventore e, sperando in un guadagno, non esita ad assecondarlo. 5 10 15 20 25 E così, travagliato da questo pensiero, si affrettò a finire la sua magra cena all osteria; terminata la quale, chiamò l oste e, chiudendosi con lui nella stalla, gli si inginocchiò davanti, dicendogli: «Non mi alzerò più da qui, valoroso cavaliere, fino a che la vostra cortesia non mi conceda il dono che intendo chiederle e che ridonderà1 a vostra lode e in pro2 del genere umano . L oste, vedendosi ai piedi il suo ospite e udendo quei discorsi, stava a guardarlo sconcertato, senza sapere che cosa fare né dire, e insisteva con lui perché si alzasse, ma egli non volle muoversi, finché dovette dirgli che gli accordava il dono da lui richiesto. «Io non mi aspettavo di meno dalla vostra grande magnificenza, mio signore , rispose don Chisciotte; «e così vi dico che il dono da me richiesto e che mi è stato concesso dalla liberalità3 vostra è che nel giorno di domani dovete armarmi4 cavaliere: questa notte nella cappella di questo vostro castello farò la veglia d armi5 e domani, come ho detto, si compirà il mio ardente desiderio, permettendomi di andare, in regola con la tradizione, per tutte e quattro le parti del mondo in cerca di avventure in favore dei bisognosi, come è obbligo della cavalleria e dei cavalieri erranti, quale son io, il cui desiderio è rivolto a tali imprese . L oste che, come si è detto, era un furbacchione e aveva già qualche sospetto sulla mancanza di giudizio del suo ospite, finì col convincersene quando ebbe udito tali discorsi, e, per aver quella notte motivo di risa, pensò di dargli corda; così gli disse che era molto saggio quel che desiderava e che il suo proposito era proprio e naturale dei nobili cavalieri quale egli sembrava e come attestava il suo gagliardo6 aspetto; che anche lui, negli anni della sua giovinezza, si era dato a quell onorevole professione, andando in cerca di avventure per diverse parti del mondo, senza tralasciare i Percheles di M laga, le Islas di Riar n, il Comp s di Siviglia, l Azoguejo di Segovia, l Olivera di Valenza, la Rondilla di Granata, la Spiaggia di Sanl car, il Potro di Cordova, le Ventillas di Toledo7 e altri diversi luoghi dove aveva esercitato 1 ridonderà: tornerà, risulterà. 2 in pro: a vantaggio. 3 liberalità: generosità, grandezza d ani- mo (è un valore tipicamente cortese-ca- 130 / IL SEICENTO valleresco). 4 armarmi: nominarmi. 5 veglia d armi: la notte che il cavaliere trascorreva in preghiera prima del giorno della sua investitura. 6 gagliardo: forte, valoroso. 7 i Percheles le Ventillas di Toledo: tutti luoghi malfamati del tempo.

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento