LE Opere
Le tragedie Dal 1775 Alfieri lavora indefessamente. Dopo Antonio e Cleopatra scrive altre 19 tragedie. Verseggiate in endecasillabi sciolti e divise in cinque atti, ispirate ai modelli classici e rispettose delle unità aristoteliche di tempo, di luogo e d’azione, le tragedie di Alfieri hanno per protagonisti personaggi storici e mitologici che vivono il dramma di un rapporto travagliato con gli altri, sono vittime di ossessioni e oscure pulsioni inconsce, ricercano spasmodicamente la ▶ libertà, anche dai propri più intimi turbamenti e sensi di colpa. La ▶ vocazione tragica di Alfieri, il suo individualismo elitario e il suo titanismo trovano un rispecchiamento nella complessità psicologica di queste figure di eroi lacerati ma irriducibili ed estremi. Due delle sue tragedie sono legate al ciclo tebano (Polinice, 1781; Antigone, 1783); due al ciclo degli Atridi (Agamennone e Oreste, entrambe 1783); tre sono di argomento romano (Ottavia, 1783; Bruto primo e Bruto secondo, entrambe 1789); tre si incentrano su temi politici (Virginia, 1781; Timoleone, 1783; La congiura de’ Pazzi, 1788); mentre i suoi capolavori sono Saul (1782) e Mirra (1784), incentrate su un io diviso fra il desiderio di amore e la pulsione di morte, la passione e il senso di colpa. La scelta dei temi e la sensibilità dell’autore per la psicologia profonda dei personaggi anticipano la visione dell’uomo e della Storia che sarà propria del Preromanticismo e del Romanticismo.
Le altre opere in versi La raccolta delle Rime comprende 351 poesie. Il nucleo principale è costituito dai sonetti, in cui il soggetto prevalente è l’autoritratto. Con acuta ▶ introspezione psicologica, l’autore analizza il proprio io e parla dell’amore in una sorta di diario in versi. Alfieri è anche autore di un testo satirico giovanile (Esquisse du jugement universel), di 17 Satire e di una caricaturale invettiva contro la Rivoluzione francese, scritta in prosa e versi (Il Misogallo, 1799).
I trattati politici Nei trattati politici la ribellione di Alfieri contro ogni forma di autoritarismo e di potere coercitivo si esprime con argomenti tipicamente illuministici: la condanna della tirannide (Della tirannide, 1777-1780), l’affermazione dell’indipendenza della cultura e dei letterati dalla politica (Del principe e delle lettere, 1778-1786).
Vita Iniziata nel 1790, rielaborata poi fino alla morte, la Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso stesso è il capolavoro in prosa di Alfieri e una delle più significative opere narrative del Settecento europeo. È suddivisa in due parti: nella prima abbiamo quattro “epoche”, Puerizia, Adolescenza, Giovinezza, Virilità; mentre nella seconda la Continuazione della quarta epoca. All’interno di ogni epoca l’autore ha scelto di ricordare e raccontare episodi e aneddoti emblematici che prefigurassero e via via illuminassero la sua personalità di uomo passionale e indomito, predestinato ad approdare alla letteratura e a farne la più importante ragione di vita. Il fine del libro è quello di consegnare ai posteri la propria esperienza, le radici della propria vocazione. Si tratta di un racconto che non aspira all’oggettività, piuttosto predilige l’aneddoto emblematico, omettendo molte vicende. I temi principali sono il viaggio, la politica e l’amore. Protagonista assoluto è l’io narrante, le altre figure sono secondarie (fra cui anche le donne amate), mentre il servo Elia assume talvolta il ruolo di “spalla”. Illustri antecedenti e modelli letterari sono: Agostino, Cellini, Goldoni e Rousseau. La lingua adottata affianca a elementi della tradizione tratti innovativi o colloquiali: Alfieri mette in atto tale soluzione formale dopo lo studio del toscano letterario, unendo all’inventiva del lessico l’incisività narrativa e la semplicità sintattica.