Siamo nel punto più drammatico della tragedia: Pereo viene rifiutato dalla sua promessa sposa, Mirra, nel giorno del matrimonio, e per il dolore si uccide; il padre di Mirra, Ciniro, obbliga la figlia a confessare il travaglio interiore che le si legge in volto, e che lei vive con un atroce senso di colpa. Dopo una vana lotta con sé stessa, Mirra si tradisce, facendo intendere al padre l’amore incestuoso che prova verso di lui. A quel punto si getta sulla spada di Ciniro, per liberarsi definitivamente da un dolore a lungo nascosto in un cupo silenzio.
METRO Endecasillabi sciolti.
Ciniro, Mirra.
CINIRO – Mirra, che nulla tu il mio onor curassi,
creduto io mai, no, non l’avrei; convinto
me n’hai (pur troppo!) in questo dì fatale
40 a tutti noi: ma, che ai comandi espressi,
e replicati del tuo padre, or tarda
all’obbedir tu sii, più nuovo ancora
questo a me giunge.
MIRRA … Del mio viver sei
signor, tu solo… Io de’ miei gravi,… e tanti
45 falli… la pena… a te chiedeva;… io stessa,…
or dianzi,… qui… – Presente era la madre;…
deh! perché allor… non mi uccidevi?…
CINIRO È tempo,
tempo ormai, sì, di cangiar modi, o Mirra.
Disperate parole indarno muovi;
50 e disperati, e in un tremanti, sguardi
al suolo affissi indarno. Assai ben chiara
in mezzo al dolor tuo traluce l’onta;
rea ti senti tu stessa. Il tuo più grave
fallo, è il tacer col padre tuo: lo sdegno
55 quindi appien tu merti; e che in me cessi
l’immenso amor, che all’unica mia figlia
io già portai. – Ma che? tu piangi? e tremi?
e inorridisci?… e taci? – A te fia dunque
l’ira del padre insopportabil pena?
60mirra Ah!… peggior… d’ogni morte…
CINIRO Odimi. – Al mondo
favola hai fatto i genitori tuoi,
quanto te stessa, coll’infausto fine
che alle da te volute nozze hai posto.
Già l’oltraggio tuo crudo i giorni ha tronchi
65 del misero Peréo…
MIRRA Che ascolto? Oh cielo!
CINIRO Peréo, sì, muore; e tu lo uccidi. Uscito
del nostro aspetto appena, alle sue stanze
solo, e sepolto in un muto dolore,
ei si ritrae: null’uomo osa seguirlo.
70 Io, (lasso me!) tardo pur troppo io giungo…
dal proprio acciaro trafitto, ei giacea
entro un mare di sangue: a me gli sguardi
pregni di pianto e di morte inalzava;…
e, fra i singulti estremi, dal suo labro
75 usciva ancor di Mirra il nome. – Ingrata…
MIRRA Deh! più non dirmi… Io sola, io degna sono,
di morte… E ancor respiro?…
CINIRO Il duolo orrendo
dell’infelice padre di Peréo,
io che son padre ed infelice, io solo
80 sentir lo posso; io ’l so, quanto esser debba
lo sdegno in lui, l’odio, il desio di farne
aspra su noi giusta vendetta. – Io quindi,
non dal terror dell’armi sue, ma mosso
dalla pietà del giovinetto estinto,
85 voglio, qual de’ padre ingannato e offeso,
da te sapere (e ad ogni costo io ’l voglio)
la cagion vera di sì orribil danno. –
Mirra, invan me l’ascondi: ah! ti tradisce
ogni tuo menom’atto. – Il parlar rotto;
90 lo impallidire, e l’arrossire; il muto
sospirar grave; il consumarsi a lento
fuoco il tuo corpo; e il sogguardar tremante;
e il confonderti incerta; e il vergognarti,
che mai da te non si scompagna:… ah! tutto,
95 sì tutto in te mel dice, e invan tu il nieghi;…
son figlie in te le furie tue… d’amore.
MIRRA Io?… d’amor?… Deh! nol credere… T’inganni.
CINIRO Più il nieghi tu, più ne son io convinto.
E certo in un son io (pur troppo!) omai,
100 ch’esser non puote altro che oscura fiamma,
quella cui tanto ascondi.
MIRRA Oimè!… che pensi?…
Non vuoi col brando uccidermi;… e coi detti…
mi uccidi intanto…
CINIRO E dirmi pur non l’osi,
che amor non senti? E dirmelo, e giurarlo
105 anco ardiresti, io ti terria spergiura. –
Ma, chi mai degno è del tuo cor, se averlo
non potea pur l’incomparabil, vero,
caldo amator, Peréo? – Ma, il turbamento
cotanto è in te;… tale il tremor; sì fera
110 la vergogna; e in terribile vicenda,
ti si scolpiscon sì forte sul volto;
che indarno il labro negheria…
MIRRA Vuoi dunque…
farmi… al tuo aspetto… morir… di vergogna?…
E tu sei padre?
CINIRO E avvelenar tu i giorni,
115 troncarli vuoi, di un genitor che t’ama
più che se stesso, con l’inutil, crudo,
ostinato silenzio? – Ancor son padre:
scaccia il timor; qual ch’ella sia tua fiamma,
(pur ch’io potessi vederti felice!)
120 capace io son d’ogni inaudito sforzo
per te, se la mi sveli. Ho visto, e veggo
tuttor, (misera figlia!) il generoso
contrasto orribil, che ti strazia il core
infra l’amore, e il dover tuo. Già troppo
125 festi, immolando al tuo dover te stessa:
ma, più di te possente, Amor nol volle.
La passïon puossi escusare; ha forza
più assai di noi; ma il non svelarla al padre,
che tel comanda, e ten scongiura, indegna
130 d’ogni scusa ti rende.
MIRRA – O Morte, Morte,
cui tanto invoco, al mio dolor tu sorda
sempre sarai?…
CINIRO Deh! figlia, acqueta alquanto,
l’animo acqueta: se non vuoi sdegnato
contra te più vedermi, io già nol sono
135 più quasi omai; purché tu a me favelli.
Parlami deh! come a fratello. Anch’io
conobbi amor per prova: il nome…
MIRRA Oh cielo!…
Amo, sì; poiché a dirtelo mi sforzi;
io disperatamente amo, ed indarno.
140 Ma, qual ne sia l’oggetto, né tu mai,
né persona il saprà: lo ignora ei stesso…
ed a me quasi io ’l niego.
CINIRO Ed io saperlo
e deggio, e voglio. Né a te stessa cruda
esser tu puoi, che a un tempo assai nol sii
145 più ai genitori che ti adoran sola.
Deh! parla; deh! – Già, di crucciato padre,
vedi ch’io torno e supplice e piangente:
morir non puoi, senza pur trarci in tomba. –
Qual ch’ei sia colui ch’ami, io ’l vo’ far tuo.
150 Stolto orgoglio di re strappar non puote
il vero amor di padre dal mio petto.
Il tuo amor, la tua destra, il regno mio,
cangiar ben ponno ogni persona umìle
in alta e grande: e, ancor che umìl, son certo,
155 che indegno al tutto esser non può l’uom ch’ami.
Te ne scongiuro, parla: io ti vo’ salva,
ad ogni costo mio.
MIRRA Salva?… Che pensi?…
Questo stesso tuo dir mia morte affretta…
Lascia, deh! lascia, per pietà, ch’io tosto
160 da te… per sempre… il piè… ritragga…
CINIRO O figlia
unica amata; oh! che di’ tu? Deh! vieni
fra le paterne braccia. – Oh cielo! in atto
di forsennata or mi respingi? Il padre
dunque abborrisci? e di sì vile fiamma
165 ardi, che temi…
MIRRA Ah! non è vile;… è ▶iniqua
la mia fiamma; né mai…
CINIRO Che parli? iniqua,
ove primiero il genitor tuo stesso
non la condanna, ella non fia: la svela.
MIRRA Raccapricciar d’orror vedresti il padre,
170 se la sapesse… Ciniro…
CINIRO Che ascolto?
MIRRA Che dico?… ahi lassa!… non so quel ch’io dica…
Non provo amor… Non creder, no… Deh! lascia,
te ne scongiuro per l’ultima volta,
lasciami il piè ritrarre.
CINIRO Ingrata: omai
175 col disperarmi co’ tuoi modi, e farti
del mio dolore gioco, omai per sempre
perduto hai tu l’amor del padre.
MIRRA Oh dura,
fera orribil minaccia!… Or, nel mio estremo
sospir, che già si appressa,… alle tante altre
180 furie mie l’odio crudo aggiungerassi
del genitor?… Da te morire io lungi?…
Oh madre mia felice!… almen concesso
a lei sarà… di morire… al tuo fianco…
CINIRO Che vuoi tu dirmi?… Oh! qual terribil lampo,
185 da questi accenti!… Empia, tu forse?…
MIRRA Oh cielo!
che dissi io mai?… Me misera!… Ove sono?
Ove mi ascondo?… Ove morir? – Ma il brando
tuo mi varrà…*
CINIRO Figlia… Oh! che festi? il ferro…
MIRRA Ecco,… or… tel rendo… Almen la destra io ratta
190 ebbi al par che la lingua.
CINIRO … Io… di spavento,…
e d’orror pieno, e d’ira,… e di pietade,
immobil resto.
MIRRA Oh Ciniro!… Mi vedi…
presso al morire… Io vendicarti… seppi,…
e punir me… Tu stesso, a viva forza,
195 l’orrido arcano… dal cor… mi strappasti…
Ma, poiché sol colla mia vita… egli esce…
dal labro mio,… men rea… mi moro…
CINIRO Oh giorno!
Oh delitto!… Oh dolore! – A chi il mio pianto?…
MIRRA Deh! più non pianger;… ch’io nol merto… Ah! sfuggi
200 mia vista infame;… e a Cecri… ognor… nascondi…
CINIRO Padre infelice!… E ad ingojarmi il suolo
non si spalanca?… Alla morente iniqua
donna appressarmi io non ardisco;… eppure,
abbandonar la svenata mia figlia
205 non posso…
* Rapidissimamente avventatasi al brando del padre, se ne trafigge.
>> pagina 570
DENTRO IL TESTO
I contenuti tematici
Quest’opera della maturità – appartenente al gruppo delle ultime tragedie alfieriane – presenta un dramma diverso dagli altri: privo di contenuti politici, è intessuto su un’azione pressoché inesistente e concentrato in dialoghi vibranti che scolpiscono la complessa psicologia della protagonista. Non assistiamo dunque a un conflitto di potere, ma a un dramma dell’anima, che Mirra prova inutilmente a soffocare dietro un muro di silenzio. La donna non ha nulla di eroico: il suo dolore sembra piuttosto testimoniare la concezione pessimistica che Alfieri ha della vita umana, che non risparmia un’anima delicata e innocente dal travaglio di una misteriosa colpa che la consuma.
La fanciulla, del resto, è cosciente dell’abnormità del suo sentimento incestuoso, moralmente inaccettabile perché in conflitto con le radici stesse della convivenza civile, contraddicendo la legge naturale del sangue su cui si basano i rapporti familiari e sociali. Eppure Mirra non è in grado di reprimere il proprio amore e di cancellare il lato oscuro e terribile di sé che lo ispira: la condanna sta nella sua stessa complessa personalità e in una condizione esistenziale che fa convivere nel suo animo la razionalità e l’inconscio, la luce e il buio, un lato del carattere solare e un altro tenebroso.
Anche il padre Ciniro è una figura complessa e articolata, che oscilla tra riprovazione e comprensione, tra severità e compassione, e che è al tempo stesso, per Mirra, oggetto del desiderio e nemico da respingere. L’ambiguità e il dramma della contraddizione sconvolgono tutti gli equilibri, rendendo le persone irresolute e incapaci di agire: Mirra ora si abbandona al dolore, ora rimprovera il padre di non comprenderla, ora rifiuta il suo sposo, ora lo piange sinceramente. Solo quando il padre comprende la realtà, la tensione si libera in un grido di dolore.La progressione che porta alla confessione di Mirra può essere letta come una sorta di climax. Ciniro prima è sdegnato per il rifiuto della figlia e parla da genitore autoritario, nell’ottica dell’onore regale e familiare. Poi, per indurla a dichiarare le cause del suo comportamento, fa leva sui sensi di colpa della figlia, rivelandole il suicidio di Pereo: siamo qui di fronte al punto di vista della pietà e della giustizia. Infine assume l’aspetto del padre amorevole, dotato di una sensibilità acuta nel cogliere i segni dell’amore (sensibilità che, come prevede la concezione stilnovistica, egli possiede avendo conosciuto l’amore per prova, cioè in prima persona). È, quest’ultima, la prospettiva degli affetti e della passione amorosa, ed è proprio su questo terreno che Mirra, quando Ciniro minaccia di negarle il suo amore, capitola, tradendo il proprio segreto. >> pagina 571
Le scelte stilistiche
In queste scene finali Ciniro svolge discorsi ampi, che formano nuclei compatti e si articolano su più versi tramite un uso insistito dell’enjambement. L’indecisione che attanaglia l’animo di Mirra è resa invece con un verso spezzato e una sequenza fitta di punti di sospensione, che indicano la difficoltà a confessare. Le battute della ragazza sono brevi e continuamente interrotte: l’assedio inquisitore delle domande paterne la induce a un balbettio di difficile comprensione, composto quasi esclusivamente da interiezioni e da pause sempre più lunghe. Si tratta di un vero e proprio “linguaggio della reticenza” reso anche da altri strumenti retorici, come le negazioni, le elusioni e le ambiguità (Del mio viver sei / signor, tu solo…, vv. 43-44).
VERSO LE COMPETENZE
Comprendere
1Descrivi la figura paterna di Ciniro nel suo rapporto con la figlia Mirra, così come emerge da questi versi.
2Fai la parafrasi dei vv. 150-155.
Analizzare
3Quale figura retorica è presente nell’espressione dell’infelice padre di Peréo, / io che son padre ed infelice, io solo (vv. 78-79)?
4Individua alcuni iperbati presenti nelle battute di Mirra e illustrane la funzione espressiva.
5I puntini di sospensione lasciano quasi sempre intuire alcune parole sottintese (soggetti, verbi, complementi oggetti): rintraccia almeno cinque esempi e spiega a che cosa di volta in volta si allude.
6Evidenzia alcuni esempi di espressioni ambivalenti da cui la passione di Mirra traspare anche senza essere affermata esplicitamente.
Interpretare
7Confronta il personaggio di Saul con quello di Mirra, mettendo in evidenza analogie e differenze.
8A che cosa si riferiscono i versi Il duolo orrendo / dell’infelice padre di Peréo, / io che son padre ed infelice, io solo / sentir lo posso (vv. 77-80)?
sviluppare il lessico
9Individua nel testo i termini afferenti al campo semantico della colpa e della vergogna.