T1 - La morte di Saul

T1

La morte di Saul

Saul, atto V, scene III-V

Siamo alle battute finali della tragedia. Mentre l’esercito di Israele combatte contro i Filistei, a Saul appaiono i fantasmi del profeta Samuele e del sacerdote Achimelech, che gli predicono l’imminenza della fine. Il re tenta invano di placarli, finché il generale Abner gli annuncia la sconfitta dei suoi soldati e la morte dei suoi figli maschi. È a questo punto che Saul riacquista per un attimo la lucidità perduta: affidata la figlia Micol ad Abner, affinché la ricongiunga al marito David, rifiuta di fuggire e si dà eroicamente la morte.


METRO Endecasillabi sciolti.

ATTO V, scena terza

Saul, Micol.


SAUL Ombra adirata, e  tremenda, deh! cessa:

lasciami, deh!… Vedi: a’ tuoi piè mi prostro…

Ahi! dove fuggo?… – Ove mi ascondo? O fera

120 ombra terribil, plàcati… Ma è sorda

ai miei preghi; e m’incalza?… Apriti, o terra,

vivo m’inghiotti… Ah! pur che il truce sguardo

non mi saetti della orribil ombra…

MICOL Da chi fuggir? Niun ti persegue. O padre,

125 me tu non vedi? Me più non conosci?

SAUL O sommo, o santo sacerdote, or vuoi

ch’io qui mi arresti? O Samuél, già vero

padre mio, tu l’imponi? ecco, mi atterro

al tuo sovran comando. A questo capo

130 già di tua man tu la corona hai cinta;

tu il fregiasti; ogni fregio or tu gli spoglia;

calcalo or tu. Ma… la infuocata spada

d’Iddio tremenda, che già già mi veggo

pender sul ciglio,… o tu che il puoi, la svolgi

135 non da me, no, ma da’ miei figli. I figli,

del mio fallir sono innocenti…

MICOL                                                 O stato,

cui non fu il pari mai! – Dal ver disgiunto,

padre, è il tuo sguardo: a me ti volgi…

SAUL                                                             Oh gioja!…

Pace hai sul volto? O fero veglio, alquanto

140 miei preghi accetti? io da’ tuoi piè non sorgo,

se tu i miei figli alla crudel vendetta

pria non togli. – Che parli?… Oh voce! «T’era

David pur figlio; e il perseguisti, e morto

pur lo volevi». Oh! che mi apponi?… Arresta…

145 sospendi or, deh!… Davidde ov’è? si cerchi:

ei rieda; a posta sua mi uccida, e regni:

sol che a’ miei figli usi pietade, ei regni… –

Ma, inesorabil stai? Di sangue hai l’occhio;

foco il brando e la man; dalle ampie nari

150 torbida fiamma spiri, e in me l’avventi…

Già tocco m’ha; già m’arde: ahi! dove fuggo?…

Per questa parte io scamperò.

MICOL                                             Né fia,

ch’io rattener ti possa, né ritrarti

al vero? Ah! m’odi: or sei…

SAUL                                        Ma no; che il passo

155 di là mi serra un gran fiume di sangue.

Oh vista atroce! sovra ambe le rive,

di recenti cadaveri gran fasci

ammonticati stanno: ah! tutto è morte

colà: qui dunque io fuggirò… Che veggo?

160 Chi sete or voi? – D’Achimeléch siam figli.

«Achimeléch son io. Muori, Saulle,

muori». – Quai grida? Ah! lo ravviso: ei gronda

di fresco sangue, e il mio sangue ei si beve.

Ma chi da tergo, oh! chi pel crin mi afferra?

165 Tu, Samuél? – Che disse? Che in brev’ora

seco tutti saremo? Io solo, io solo

teco sarò; ma i figli… – Ove son io? –

Tutte spariro ad un istante l’ombre.

Che dissi? Ove son io? Che fo? Chi sei?

170 Qual fragor odo? Ah! di battaglia parmi:

pur non aggiorna ancor: sì, di battaglia

fragore egli è. L’elmo, lo scudo, l’asta,

tosto or via, mi si rechi: or tosto l’arme,

l’arme del re. Morir vogl’io, ma in campo.

175 micol Padre, che fai? Ti acqueta… Alla tua figlia…

SAUL L’armi vogl’io; che figlia? Or, mi obbedisci.

L’asta, l’elmo, lo scudo; ecco i miei figli.

MICOL Io non ti lascio, ah! no…

SAUL                                                Squillan più forte

le trombe? Ivi si vada: a me il mio brando

180 basta solo. – Tu, scostati, mi lascia;

obbedisci. Là corro: ivi si alberga

morte, ch’io cerco.


ATTO V, scena quarta

Saul, Micol, Abner con pochi soldati fuggitivi.


ABNER                       Oh re infelice!… Or dove,

deh! dove corri? Orribil notte è questa.

SAUL Ma, perché la battaglia…?

ABNER                                               Di repente,

185 il nemico ci assale: appien sconfitti

siam noi…

SAUL           Sconfitti? E tu, fellon, tu vivi?

ABNER Io? Per salvarti vivo. Or or qui forse

Filiste inonda: il fero impeto primo

forza è schivare: aggiornerà frattanto.

190 Te più all’erta quassù, fra i pochi miei,

trarrò…

SAUL      Ch’io viva, ove il mio popol cade?

MICOL Deh! vieni… Oimè! cresce il fragor: s’inoltra…

SAUL Gionata,… e i figli miei,… fuggono anch’essi?

Mi abbandonano?…

ABNER                         Oh cielo!… I figli tuoi,…

195 no, non fuggiro… Ahi miseri!…

SAUL                                              T’intendo:

morti or cadono tutti…

MICOL                               Oimè!… I fratelli?…

ABNER Ah! più figli non hai.

SAUL                                          – Ch’altro mi avanza?…

Tu sola omai, ma non a me, rimani. –

Io da gran tempo in cor già tutto ho fermo:

200 e giunta è l’ora. – Abner, l’estremo è questo

de’ miei comandi. Or la mia figlia scorgi

in securtà.

MICOL        No, padre; a te dintorno

mi avvinghierò: contro a donzella il ferro

non vibrerà il nemico.

SAUL                               Oh figlia!… Or, taci:

205 non far, ch’io pianga. Vinto re non piange.

Abner, salvala, va: ma, se pur mai

ella cadesse infra nemiche mani,

deh! non dir, no, che di Saulle è figlia;

tosto di’ lor, ch’ella è di David sposa;

210 rispetteranla. Va; vola…

ABNER                               S’io nulla

valgo, fia salva, il giuro; ma ad un tempo

te pur…

MICOL   Deh!… padre… Io non ti vo’, non voglio

lasciarti…

SAUL         Io voglio: e ancora il re son io.

Ma già si appressan l’armi: Abner, deh! vola:

215 teco, anco a forza, s’è mestier, la traggi.

MICOL Padre!… E per sempre?…


ATTO V, scena quinta


SAUL                                                    Oh figli miei… – Fui padre. –

Eccoti solo, o re; non un ti resta

dei tanti amici, o servi tuoi. – Sei paga,

d’inesorabil Dio terribil ira? –

220 Ma, tu mi resti, o brando: all’ultim’uopo,

fido ministro, or vieni. – Ecco già gli urli

dell’insolente vincitor: sul ciglio

già lor fiaccole ardenti balenarmi

veggo, e le spade a mille… – Empia Filiste,

225 me troverai, ma almen da re, qui…* morto. –


* Nell’atto ch’ei cade trafitto su la propria spada, soprarrivano in folla i Filistei vittoriosi con fiaccole incendiarie e brandi insanguinati. Mentre corrono con alte grida verso Saul, cade il sipario.

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DENTRO IL TESTO

I contenuti tematici

Nelle tre scene qui proposte domina l’impeto visionario e delirante di Saul, che nella sua follia mescola i dati della realtà e la coscienza ancora lucida dei propri atti con le deformazioni del delirio, che prendono la forma di fantasmi e voci. Prima Saul riconosce di essere un re sconfitto, poi vorrebbe nuovamente riconquistare il prestigio perduto, gettandosi un’ultima volta in battaglia. Questa alternanza di sentimenti arriva al punto di rottura alla notizia della morte dei figli: sopraggiunge allora una solitudine immensa e totale, senza più alcuno scampo per il protagonista, al quale non rimane che rivolgere parole estreme a sé stesso (Eccoti solo, o re, v. 217), a Dio (Sei paga, / d’inesorabil Dio terribil ira?, vv. 218-219), alla propria spada (Ma, tu mi resti, o brando, v. 220) e ai nemici (Empia Filiste, v. 224). Il suicidio si prospetta in tal modo come una liberazione, che ribadisce la grandezza dell’eroe: rifiutando di fuggire e di salvarsi, egli recupera la dignità regale dinanzi a sé stesso, all’umanità e a Dio.

Il crescendo della follia di Saul è sapientemente gestito da Alfieri. Il protagonista vive sin dal principio della tragedia un forte contrasto di sentimenti, che aumenta fino a creare una tensione interna e sfocia nei primi segni di squilibrio; ma è solo nella parte finale che le passioni si trasformano in delirio. Lo stato di fragilità psichica non impedisce a Saul di ribellarsi alla propria sorte: nell’ultimo atto egli assume un atteggiamento eroico, che appare come un disperato tentativo di sottrarsi a un’angoscia opprimente. Tuttavia, egli rimane di fatto una vittima, uscendo tragicamente sconfitto dallo scontro con il destino.

Le scelte stilistiche

Nelle scene riportate domina incontrastata la figura di Saul, prossimo alla morte. A mano a mano che ci si avvicina alla conclusione, la lingua solenne del re, che prima si articolava in periodi ampi e complessi, si frantuma in frasi continuamente interrotte. Nelle battute finali aumentano le ripetizioni (Or dove, / deh! dove corri?, vv. 182-183; E tu, fellon, tu vivi?, v. 186), le invocazioni e le personificazioni, che servono all’autore per riepilogare gli eventi cruciali e per rappresentare plasticamente i fantasmi che assillano la mente del protagonista.

Il lessico è solenne e il tono vibrante e teso: a dare risalto all’eloquenza del protagonista contribuiscono le numerose inversioni e i chiasmi, con un uso frequente dell’asindeto per dare ritmo alle battute e al mutamento degli stati d’animo. Nel discorso di Saul, sempre più franto e disarticolato, finiscono con il prevalere sostantivi e verbi isolati, quasi a rappresentare il disperato tentativo di dare forma a un’angoscia destinata però a restare inesprimibile.

VERSO LE COMPETENZE

Comprendere

1 Nel suo delirio, Saul ha tre diverse visioni: quali?


2 Sottolinea con diversi colori:

• i dialoghi di Saul con persone reali;

• i dialoghi con le immagini della propria mente;

• i monologhi.

Analizzare

3 Individua nel brano esempi di inversioni sintattiche. A quale scopo sono state introdotte?


4 Nei discorsi di Saul sono più frequenti i sostantivi, gli aggettivi o i verbi? perché, secondo te?


5 Trova alcuni enjambement e spiega quali concetti evidenziano.

Interpretare

6 Da queste scene emerge un legame profondo tra Saul e la figlia Micol: descrivilo sinteticamente.


7 Perché il suicidio appare a Saul l’unica soluzione? Che cosa crede di poter salvare uccidendosi?

scrivere per...

ARGOMENTARE

8 Nel 1959 venne realizzata, per la regia di Claudio Fino, una versione televisiva di Saul con gli attori Salvo Randone (Saul), Gianmaria Volonté (David) e Valentina Fortunato (Micol). Recupera sul web le scene finali corrispondenti al brano, guardale e immagina di essere un critico televisivo: prepara una recensione di circa 20 righe.

Il magnifico viaggio - volume 3
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Il Seicento e il Settecento