LE Opere
Le poesie Le opere più rilevanti, oltre al Giorno (incompiuto), sono le Odi (1791 e 1795), apice di un percorso poetico iniziato con le poesie giovanili e i componimenti d’occasione (anche di argomento morale e civile). Si distinguono tre fasi di composizione: la prima comprende le odi scritte negli anni Cinquanta e Sessanta. Ispirate ai valori illuministici e all’▶ impegno civile, esse sviluppano temi quali il progresso della scienza (L’innesto del vaiuolo), l’inquinamento dell’aria nelle città (La salubrità dell’aria), la salvaguardia del lavoro dei campi (La vita rustica), la lotta alla miseria e all’ingiustizia (Il bisogno), l’importanza dell’educazione (L’educazione). Alla seconda fase appartengono le odi scritte negli anni Settanta, in cui si affermano i valori etici della conoscenza, dell’emancipazione, della dignità della poesia, della missione educatrice e della libertà del poeta (La laurea, La recita de’ versi, La caduta). La terza fase comprende le odi scritte tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta. In esse prevale l’adesione ai canoni della poetica neoclassica, i toni sono più distaccati, i temi più personali, l’amore e il fascino femminile sono guardati con sottile malinconia e autoironia.
Il Giorno Si tratta del capolavoro incompiuto di Parini, un poemetto satirico-didascalico in endecasillabi sciolti che descrive la giornata tipo di un «▶ giovin signore», sfruttando il meccanismo dell’antifrasi e paragonando le insensatezze dell’esistenza nobiliare con la vita del popolo, sana e volta all’utile. Nelle intenzioni di Parini i poemetti dovevano essere tre: Il Mattino (1763), Il Mezzogiorno (1765), La Sera; pubblicati i primi due egli cambia il progetto e ipotizza un unico poema suddiviso in quattro parti (Il Mattino, Il Meriggio, Il Vespro e La Notte), apportando modifiche alle due parti già precedentemente edite. Nel 1801 esce la prima edizione postuma curata da Francesco Reina, un suo fedele allievo, rivista nell’edizione a cura del critico Dante Isella (1969). Tramite la finzione pedagogica affidata al precettore, con un ribaltamento in chiave comico-grottesca del genere didascalico, Parini offre una dettagliata descrizione dell’oziosa esistenza quotidiana di un aristocratico, condannando senza riserve il carattere frivolo delle occupazioni di una classe inutile e parassitaria. Il suo ▶ umanitarismo e il suo illuminismo temperato dal cristianesimo si ribellano ai privilegi e all’ingiustizia con le armi dell’ironia, del sarcasmo e, a tratti, dell’indignazione. Il Mattino racconta con toni “sublimi” il risveglio del «giovin signore», dalla toeletta ai suoi doveri di cicisbeo. Il Mezzogiorno si svolge alla tavola della dama e riporta le vacue conversazioni dei commensali. Il Vespro si concentra sulla descrizione della città e dei tipi umani che il protagonista e la sua dama incontrano passeggiando; mentre La Notte descrive un salotto notturno dove non possono mancare le carte da gioco. Fungono da controcanto gli elogi a una vita regolata dai ritmi naturali. Il tono è pensoso e sommesso, alla polemica subentra un senso di rassegnazione o distacco. Lo stile unisce echi classici e riferimenti al mondo moderno. La minuziosità delle descrizioni genera talvolta monotonia.
Gli scritti in prosa Parini ha dedicato alla prosa opere su vari temi: ha scritto sul tema della lingua per difendere la dignità dei dialetti; ha raccolto le sue lezioni a Brera sulla letteratura, ha esposto le sue idee sensiste e razionaliste intorno alle arti. Particolarmente interessante è il Dialogo sopra la nobiltà (1757) dove Parini attacca i privilegi di casta. L’opera si rifà al sottogenere del dialogo fra morti (iniziato da Luciano di Samosata e ripreso da alcuni scrittori francesi del Sei-Settecento): i protagonisti sono infatti un nobile e un poeta plebeo entrambi defunti.