T2 - La caduta

T2

La caduta

Odi

Scritta nel 1785, La caduta è una delle odi pariniane più celebri. A partire da un incidente occorsogli in una rigida giornata d’inverno, Parini svolge una serie di considerazioni sulla propria condizione di poeta e sul valore della libertà intellettuale, che egli non intende sacrificare in cambio di vantaggi materiali. L’autore offre ai lettori un autoritratto fortemente idealizzato, additando sé stesso come un esempio da seguire.


METRO Strofe di 3 settenari e un endecasillabo a rime alternate.

Quando Orïon dal cielo

declinando imperversa;

e pioggia e nevi e gelo

sopra la terra ottenebrata versa,

5       me spinto ne la iniqua

stagione, infermo il piede,

tra il fango e tra l’obliqua

furia de’ carri la città gir vede;

e per avverso sasso

10    mal fra gli altri sorgente,

o per lubrico passo

lungo il cammino stramazzar sovente.

Ride il fanciullo; e gli occhi

tosto gonfia commosso,

15    che il cubito o i ginocchi

me scorge o il mento dal cader percosso.

Altri accorre; e: «Oh infelice

e di men crudo fato

degno  vate!» mi dice;

20    e seguendo il parlar, cinge il mio lato

con la pietosa mano;

e di terra mi toglie;

e il cappel lordo e il vano

baston dispersi ne la via raccoglie:

25    «Te ricca di comune

censo la patria loda;

te sublime, te immune

cigno da tempo che il tuo nome roda

chiama gridando intorno;

30    e te molesta incìta

di poner fine al Giorno,

per cui cercato a lo stranier ti addita.

Ed ecco il debil fianco

per anni e per natura

35    vai nel suolo pur anco

fra il danno strascinando e la paura:

né il sì lodato verso

vile cocchio ti appresta,

che te salvi a traverso

40    de’ trivii dal furor de la tempesta.

Sdegnosa anima! prendi

prendi novo consiglio,

se il già canuto intendi

capo sottrarre a più fatal periglio.

45    Congiunti tu non hai,

non amiche, non ville,

che te far possan mai

nell’urna del favor preporre a mille.

Dunque per l’erte scale

50    arrampica qual puoi;

e fa gli atrj e le sale

ogni giorno ulular de’ pianti tuoi.

O non cessar di porte

fra lo stuol de’ clienti,

55    abbracciando le porte

de gl’imi, che comandano ai potenti;

e lor mercè penètra

ne’ recessi de’ grandi;

e sopra la lor tetra

60    noja le facezie e le novelle spandi.

O, se tu sai, più astuto

i cupi sentier trova

colà dove nel muto

aere il destin de’ popoli si cova;

65    e fingendo nova esca

al pubblico guadagno,

l’onda sommovi, e pesca

insidioso nel turbato stagno.

Ma chi giammai potrìa

70    guarir tua mente illusa,

o trar per altra via

te ostinato amator de la tua Musa?

Lasciala: o, pari a vile

mima, il pudore insulti,

75    dilettando scurrile

i bassi genj dietro al fasto occulti».

Mia bile, al fin costretta,

già troppo, dal profondo

petto rompendo, getta

80    impetuosa gli argini; e rispondo:

«Chi sei tu, che sostenti

a me questo vetusto

pondo, e l’animo tenti

prostrarmi a terra? Umano sei, non giusto.

85    Buon cittadino, al segno

dove natura e i primi

casi ordinàr, lo ingegno

guida così, che lui la patria estimi.

Quando poi d’età carco

90    il bisogno lo stringe,

chiede opportuno e parco

con fronte liberal, che l’alma pinge.

E se i duri mortali

a lui voltano il tergo,

95    ei si fa, contro ai mali,

della costanza sua scudo ed usbergo.

Né si abbassa per duolo,

né s’alza per orgoglio».

E ciò dicendo, solo

100 lascio il mio appoggio; e bieco indi mi toglio.

Così, grato ai soccorsi,

ho il consiglio a dispetto;

e privo di rimorsi,

col dubitante piè torno al mio tetto.

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DENTRO IL TESTO

I contenuti tematici

L’episodio di una caduta avvenuta sulle strade fangose della città è il pretesto per descrivere la condizione etica del poeta (e dell’umanità in genere) in una società corrotta e prona nei confronti del potere.

La situazione iniziale ha dunque una valenza simbolica: nella stagione invernale (la iniqua / stagione, vv. 5-6), metafora della vecchiaia, il poeta è posto di fronte alla propria debolezza fisica e morale. Il ragazzo – che è invece emblema delle nuove generazioni – prima lo guarda ridendo, poi prova compassione; un passante lo soccorre ma, dopo averlo riconosciuto, critica il suo modo di vivere e lo incita ad adattarsi ai tempi.

Il passante è l’espressione dell’opinione comune. Stupito dal fatto che un poeta affermato versi in condizioni tanto misere da non potersi permettere nemmeno la più umile carrozza, egli rivela, nelle sue parole, l’idea che la responsabilità per questo destino avverso sia dello stesso Parini, giudicato incapace di adattarsi alle circostanze.

Il poeta è una vittima, ma la colpa della sua condizione è la sua Sdegnosa anima (v. 41), che dovrebbe invece piegarsi al modo di vivere dei più, supplicando favori, accodandosi alla fila dei postulanti, entrando a far parte di quel gruppo di infimi (in senso morale e sociale) che sanno ingraziarsi i potenti. L’ottuso personaggio non riesce a spiegarsi come si possa essere famosi e celebrati senza ricavare da ciò vantaggi materiali, e si premura di offrire delle soluzioni al suo interlocutore: il poeta potrebbe suggerire ai detentori del potere di aver trovato modi inediti per sottrarre denaro al popolo, attraverso nuove imposte; oppure potrebbe usare la sua arte per distrarre gli aristocratici dalla loro atavica noia. Egli farebbe bene a trasformare la sua poesia, da arte nobile qual è, in volgare strumento per compiacere i gusti del pubblico nobiliare che, nascosti sotto una ricchezza ostentata e sfarzosa, sono in realtà rozzi e grossolani.

Lo stesso passante, tuttavia, si rende conto che la mente illusa del poeta (v. 70) non può essere “guarita”, e che egli rimarrà fedele a sé stesso e ai suoi ideali. In effetti, al discorso dell’interlocutore (che occupa gran parte del componimento, vv. 17-76) si oppone la fiera invettiva pariniana (vv. 81-98). Umano sei, non giusto (v. 84), commenta il poeta, come a dire che il viandante è stato pietoso nel soccorrerlo, ma sconveniente con le sue parole. L’intento di ogni buon cittadino deve consistere nel continuo tentativo di migliorarsi; per Parini, questo significa elevare la propria arte senza svenderla: ogni richiesta d’aiu­to va fatta con onestà e con atteggiamento dignitoso; la costanza e l’impegno devono diventare scudo ed usbergo (v. 96) contro le amarezze della vita.

Lo spirito del giusto non è fiaccato dal dolore e dalla miseria, come non si esalta per l’orgoglio: questo è l’insegnamento più profondo, mutuato dalla cultura classica, che Parini esprime nell’ode.

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Le scelte stilistiche

La struttura dell’ode è ben congegnata: alla descrizione iniziale del contesto (le prime tre strofe) segue il primo incontro, quello con il fanciullo (quarta strofa); quindi entra in scena il passante, il cui discorso si svolge per quindici strofe (vv. 17-76). La replica del poeta, introdotta da una nuova descrizione (questa volta del suo stato d’animo, vv. 77-80), ne occupa invece cinque (vv. 81-98).

La strofa finale chiude il componimento sul piano narrativo, inquadrando il poeta – analogamente a quanto accadeva in apertura – che torna a casa con passo malfermo.

I discorsi dei due interlocutori presentano alcune evidenti differenze stilistiche. La lingua del passante è intessuta di espressioni di significato negativo (il tuo nome roda, v. 28; te molesta incìta, v. 30; debil fianco, v. 33; fra il danno strascinando, v. 36; vile cocchio, v. 38; dal furor de la tempesta, v. 40; più fatal periglio, v. 44; erte scale, v. 49; ulular de’ pianti tuoi, v. 52; lor tetra / noja, vv. 59-60; pesca / insidioso nel turbato stagno, vv. 67-68; tua mente illusa, v. 70; vile / mima, vv. 73-74; dilettando scurrile, v. 75; bassi genj, v. 76). La reazione del poeta è decisa, ma resa con parole molto più alte e misurate: il riferimento al suo vecchio corpo (vetusto / pondo, vv. 82-83) è espresso con il ricorso a un latinismo (pondus, in latino, significa “peso”, e nel linguaggio poetico è spesso utilizzato per indicare il corpo mortale, contrapposto all’anima, leggera ed eterea); la definizione dello sconosciuto è icastica: Umano sei, non giusto (v. 84). “Giusto” è colui che chiede opportuno e parco (v. 91), discretamente e con dignità, in un atteggiamento che lascia intravedere la purezza interiore: con fronte liberal, che l’alma pinge (v. 92).
 >> pagina 493

Nel delineare la propria figura esemplare, il poeta inserisce inoltre alcuni riferimenti danteschi facilmente identificabili. L’esclamazione del passante, Sdegnosa anima! (v. 41), richiama l’epiteto attribuito a Dante da Virgilio («Alma sdegnosa», Inferno, VIII, 44). L’immagine del poeta costretto ad arrampicarsi su erte scale (v. 49) evoca invece il celebre passo del Paradiso (XVII, 58-60) contenente la profezia di Cacciaguida: «Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scendere e ’l salir per l’altrui scale».

In virtù di questi rimandi, Parini accosta la propria insofferenza nei confronti delle umiliazioni della vita cortigiana all’analoga disposizione interiore dell’autore della Commedia, che, proprio come lui, aveva dovuto in alcune fasi della sua vita rassegnarsi a porsi al servizio dei potenti.

VERSO LE COMPETENZE

Comprendere

1 Che cosa accade al poeta all’inizio dell’ode?


2 Chi è il primo personaggio a reagire all’accaduto?


3 Di che cosa è manchevole Parini, secondo il suo soccorritore?


4 Quale consiglio di poetica viene dato a Parini dal suo soccorritore?

Analizzare

5 Con quali aggettivi vengono descritte le sedi del potere politico? perché, secondo te?


6 Con la pietosa mano (v. 21) è

  • a un’iperbole.
  • b un’ipallage.
  • c una similitudine.
  • d una metafora.

7 In quale punto del discorso il vecchio poeta si indigna? Per quale motivo?

Interpretare

8 L’uomo che soccorre Parini potrebbe essere definito un suo ammiratore? Argomenta la tua risposta.


9 Quali sono le componenti classicistiche rintracciabili nell’ode? Quali invece quelle illuministiche?


10 Quale immagine della grande città e della società settecentesca emerge dal testo pariniano?

scrivere per...

raccontare

11 Da un episodio personale (un piccolo incidente o anche un fatto lieto) trai un racconto aneddotico di circa 30 righe, caratterizzato a tua scelta da un particolare tono (drammatico, ironico, umoristico).

Educazione CIVICA – Spunti di realtà

L’ode affronta il tema della libertà dell’artista dai condizionamenti esterni. L’arte, in realtà, nel corso della Storia è stata spesso soggetta a influenze di vario tipo: politico, religioso, morale ecc. Limitazioni a volte imposte dall’alto, altre volte presenti (per una forma di condizionamento socio-culturale più ampio e più profondo) negli stessi autori, indipendentemente da eventuali pressioni esterne.


• Ritieni che oggi l’arte sia libera o soggetta a vincoli e limitazioni? Quali? In che misura? Rispondi in un testo argomentativo di circa 30 righe.

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento