LE OPERE
Le prime opere e l’avvio della riforma Goldoni inizia a scrivere testi teatrali cimentandosi nei generi più popolari. Già dalle prime opere appare chiaro il suo intento di rinnovare la commedia: invece che realizzare soltanto canovacci, com’era uso, scrive tutte le parti del copione e introduce la caratterizzazione dei personaggi. Il superamento della commedia dell’arte è realizzato da Goldoni in nome dell’autenticità e del ▶ realismo. Le sue fonti di ispirazione sono il libro del Mondo (le esperienze di vita e la realtà circostante) e il libro del Teatro (l’esperienza del lavoro teatrale). Le sue opere sono ambientate in luoghi familiari e comuni; i personaggi sono ispirati alla realtà quotidiana, sono dotati di psicologia individuale e parlano in ▶ dialetto veneziano o in un nuovo “italiano” costituito da termini toscani, lombardi, veneti e da francesismi; la semplicità delle loro battute e delle loro reazioni è fonte di immediata comicità. Alle opere d’esordio, che introducono la sua riforma, Momolo cortesan (1738), La donna di garbo (1743) e La vedova scaltra (1748), si aggiungono Arlecchino servitore di due padroni (1745) e La putta onorata (1748), che pongono le basi del suo successo.
La fase “eroica” della riforma La riforma si realizza a pieno dal 1750, quando Goldoni lavora per il teatro Sant’Angelo di Venezia. Essa si basa sull’alternanza italiano-dialetto, sul rinnovamento e l’aggiunta di nuovi personaggi, sulle riflessioni circa la morale e la società, rappresentate in tutte le loro sfumature. Nei suoi testi c’è dunque un intento pedagogico. Il teatro è un’occasione di divertimento, ma anche di maturazione. Fra le opere del periodo si ricordano: Il teatro comico (1750), La bottega del caffè (1750), I pettegolezzi delle donne (1750), La locandiera (1752).
La produzione per il teatro San Luca La stagione teatrale 1753-1754, segnata dal passaggio al teatro San Luca, vede Goldoni riavvicinarsi ai gusti del pubblico puntando su tragicommedie di ambientazione esotica o antica. L’autore non rinuncia a rappresentare la realtà e ritrae un nuovo aspetto della borghesia, la sua corruzione morale, mentre il popolo incarna i valori positivi. Appartengono a questo periodo: Il campiello (1756), La casa nova (1760-1761), la Trilogia della villeggiatura (1760-1761), I rusteghi (1760), Sior Todero brontolon (1762), Le baruffe chiozzotte (1762).
L’ultima fase: fra teatro e prosa autobiografica L’ultima fase è quella delle opere composte in Francia, come Il burbero benefico e L’avaro fastoso, scritte prima in francese e poi in italiano, e si avvicina al gusto francese del periodo che desiderava un intrattenimento leggero. Tra il 1783 e il 1787 si dedica anche alla prosa autobiografica: i Mémoires, cioè le sue memorie, forniscono tuttavia un’idea “costruita” e non propriamente veritiera della sua attività di commediografo e della sua vocazione.