INTRECCI ARTE - Venezia e il vedutismo

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Venezia e il vedutismo

Uno sguardo su architettura e realtà quotidiana

Il genere pittorico del vedutismo nasce in Olanda nella seconda metà del Seicento, e presto si diffonde anche in Italia. Gli artisti che vi aderiscono amano raffigurare scorci architettonici e scene di vita quotidiana, e Venezia, per la sua particolare bellezza, è una delle città in cui maggiore è la richiesta dei committenti, soprattutto stranieri.

Le origini della veduta

Le origini di questo tipo di pittura in Laguna risalgono già al Quattrocento: Gentile Bellini, per esempio, raffigura con minuziosa precisione una processione in piazza San Marco. L’angolo visuale è ampio: sullo sfondo si vede San Marco, con i mosaici dei portali oggi in parte distrutti; a destra la porta della Carta per l’accesso a Palazzo Ducale, un lato del campanile e l’Ospizio Orseolo, distrutto nel Cinquecento; a sinistra le Procuratie Vecchie hanno ancora l’aspetto antico, con i camini svettanti. Manca la Torre dell’Orologio, costruita a partire dal 1496, che diventerà protagonista, nel Settecento, di un dipinto di Francesco Guardi. Nella grande tela di Bellini l’occhio dello spettatore può spaziare su ogni particolare, dagli edifici ai dettagli degli abiti e degli accessori che contraddistinguono la condizione sociale dei personaggi.

La camera ottica

Nel Settecento la veduta diventa una sorta di documento oggettivo di luoghi o eventi storici, molto richiesto sia dalla committenza locale sia dai visitatori stranieri, che desiderano avere un ricordo dei loro viaggi o conoscere i luoghi che non possono visitare. La visione diventa così scrupolosa e precisissima.

Per ottenere la massima adesione alla realtà i pittori si avvalgono di uno speciale apparecchio, la “camera ottica”, una sorta di scatola che, facendo entrare la luce da un piccolo foro su una parete, permette di proiettare l’immagine desiderata sulla superficie della parete opposta, dove appare capovolta e sfocata; raddrizzata e resa nitida con lenti e specchi, l’immagine viene poi riflessa su uno schermo e ricalcata dal pittore in schizzi utili alla realizzazione del quadro.

Canaletto e Guardi

Massimi esponenti del vedutismo nella Venezia del Settecento sono Antonio Canal, detto il Canaletto (1697-1768), e Francesco Guardi (1712-1793). Se si osserva Il Campo di Rialto, raffigurazione della piazza alla fine di un giorno di mercato, è evidente l’interesse dell’artista per la visione prospettica della realtà veneziana.

Nella Veduta di Palazzo Ducale, i palazzi e la vasta spianata compresa tra Palazzo Ducale e la Zecca formano una sorta di quinta scenica per il trafficatissimo bacino di San Marco, nel Canal Grande, solcato da gondole su cui lavorano i barcaioli. Come in una foto perfettamente a fuoco, gli edifici si dispongono lungo una diagonale che dà profondità alla composizione: da sinistra vediamo l’edificio della Zecca, e, alle sue spalle, il Campanile di San Marco o Torre dell’Orologio; al centro le due colonne che accoglievano chi raggiungeva la piazza dalla laguna, con la raffigurazione dei patroni della città, san Marco e san Teodoro. La Basilica di San Marco compare di scorcio, parzialmente in ombra: s’intravedono solo le elaborate e inconfondibili cupole e la decorazione gotica degli archi che chiudono il nartece sul fianco destro. I marmi rosa e bianchi che decorano Palazzo Ducale, sulla destra, sono investiti da una luce calda e avvolgente; a fianco del Palazzo lo sguardo si allarga verso le Prigioni, e, a chiudere la veduta, compare il signorile Palazzo Dandolo.

A confronto con Canaletto, le rappresentazioni di Francesco Guardi sono forse più poetiche, caratterizzate da atmosfere quasi incantate, concentrandosi, grazie a una pittura più rapida e a pennellate più sfrangiate, sui mutevoli effetti di luce che la laguna poteva offrire.

Il magnifico viaggio - volume 3
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Il Seicento e il Settecento