T1 -  I due libri su’ quali ho più "meditato"

T1

«I due libri su’ quali ho più meditato»

Prefazione dell’autore alla prima raccolta delle commedie (1750)

Dopo aver rievocato la passione per il teatro coltivata fin dall’infanzia come inclinazione naturale e irrefrenabile, Goldoni ricorda le condizioni in cui versava a quel tempo la commedia: «Non correvano sulle pubbliche Scene se non sconce Arlecchinate, laidi e scandalosi amoreggiamenti, e motteggi: favole mal inventate, e peggio condotte, senza costume, senza ordine, le quali, anziché correggere il vizio, come pur è primario, antico e più nobile oggetto della Commedia, lo fomentavano». Da tale constatazione nasce il desiderio di rinnovare radicalmente la commedia, sia nella forma sia nei contenuti.

Non mi vanterò io già d’essermi condotto a questo segno,1 qualunque ei si sia,2 

di miglior senso,3 col mezzo di un assiduo metodico studio sull’opere o precettive,4 

o esemplari5 in questo genere de’ migliori antichi e recenti scrittori e poeti 

o greci, o latini, o francesi, o italiani, o d’altre egualmente colte nazioni; ma dirò 

5      con ingenuità, che sebben non ho trascurata la lettura de’ più venerabili, e celebri 

autori, da’ quali, come da ottimi maestri non ponno6 trarsi, che utilissimi documenti, 

ed esempli, contuttociò i due libri su’ quali ho più meditato, e di cui non 

mi pentirò mai d’essermi servito, furono il Mondo,7 e ’l  Teatro.8 Il primo mi mostra 

tanti, e poi tanti vari caratteri di persone, me li dipinge così al naturale,9 che 

10    paion fatti apposta per amministrarmi10 abbondantissimi argomenti di graziose, 

ed istruttive commedie, mi rappresenta i segni,11 la forza, gli effetti di tutte le umane 

passioni; mi provvede di avvenimenti curiosi; m’informa de’ correnti costumi, 

m’istruisce e de’ vizi, e de’ difetti, che son più comuni del nostro secolo, e della 

nostra nazione,12 i quali meritan o la disapprovazione, o la derisione de’ saggi; e 

15    nel tempo stesso mi addita in qualche virtuosa persona i mezzi coi quali la virtù a 

codeste corruttele13 resiste, ond’io da questo libro raccolgo, rivolgendolo14 sempre, 

e meditandovi, in qualunque circostanza, od azione della vita mi trovi, quanto è 

assolutamente necessario che si sappia da chi vuole con qualche lode esercitare 

questa mia professione. Il secondo poi, il libro cioè del Teatro, mentre io lo vo 

20    maneggiando, mi fa conoscere con quali colori si debban rappresentare sulle scene i 

caratteri, le passioni, gli avvenimenti, che nel libro del Mondo si leggono; come si 

debba ombreggiarli per dar loro un maggiore rilievo, e quali sien quelle tinte, che 

più li rendon grati agli occhi dilicati de’ spettatori. Imparo insomma dal Teatro a 

distinguere ciò, ch’è più atto a far impressione sugli animi, a destar la maraviglia, 

25    od il riso, o quel tal dilettevol solletico15 nell’uman cuore, che nasce principalmente 

dal trovar nella commedia che ascoltasi effigiati al naturale,16 e posti con buon 

garbo nel loro punto di vista i difetti,17 e ’l ridicolo che trovasi in chi tuttogiorno 

si pratica,18 in modo però, che non urti troppo offendendo.

Ho appreso pur19 dal Teatro, e lo apprendo tuttavia all’occasione20 delle mie 

30    stesse commedie il gusto particolare della nostra nazione, per cui precisamente io 

debbo scrivere, diverso in ben molte cose da quello dell’altre. Ho osservato alle 

volte riscuoter grandissimi encomi alcune cosarelle da me prima avute in niun 

conto, altre riportarne pochissima lode, e talvolta eziandio21 qualche critica, dalle 

quali non ordinario applauso io mi era sperato; dacché22 ho imparato, volendo 

35    render utili le mie commedie, a regolar talvolta il mio gusto su quello dell’universale,23 

a cui deggio24 principalmente servire, senza mettermi in pena delle dicerie 

di alcuni o ignoranti o indiscreti, e difficili, i quali pretendono di dar la legge al 

gusto25 di tutto un popolo, di tutta una nazione, e fors’anche di tutto il mondo, 

e di tutti i secoli colla lor sola testa, non riflettendo, che in certe particolarità non 

40    integranti26 i gusti possono impunemente cambiarsi, e convien lasciarne padrone 

il popolo egualmente che delle mode del vestire, e de’ linguaggi.

[…]

Ecco quanto ho io appreso da’ miei due gran libri, Mondo e Teatro. Le mie 

commedie sono principalmente regolate, o almeno ho creduto di regolarle, coi 

precetti che in essi due libri ho trovati scritti: libri per altro, che soli certamente 

45    furono studiati dagli stessi primi autori27 di tal genere di poesia, e che daran 

sempre a chiunque le vere lezioni di quest’arte. La natura è una universale e sicura 

maestra a chi la osserva. «Quanto si rappresenta sul teatro (scrive un illustre autore)28 

non deve essere se non la copia di quanto accade nel mondo. La commedia, 

soggiunge, allora è quale esser deve quando ci pare di essere in una compagnia del

50    vicinato, o in una familiar conversazione, allorché siamo realmente al teatro,29

quando non vi si vede se non ciò che si vede tuttogiorno nel mondo. Menandro,30 

segue a dire, non è riuscito31 se non per questo tra i greci, ed i romani credevano di 

trovarsi in conversazione quando ascoltavano le commedie di Terenzio,32 perché 

non vi trovavano se non quel ch’eran soliti di trovare nelle ordinarie lor compagnie». 

55    Anche il gran Lope de Vega,33 per testimonianza del medesimo scrittore, 

non si consigliava, componendo le sue commedie con altri maestri, che col gusto 

de’ suoi uditori.

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DENTRO IL TESTO

I contenuti tematici

Pur affermando di aver studiato i più grandi autori della letteratura (moderna e antica, italiana e straniera), Goldoni dichiara di aver tratto materia e procedimenti per l’esercizio della propria arte soprattutto dall’osservazione della realtà e dall’esperienza concreta dell’attività teatrale. Il Mondo è la realtà in cui vive, che gli fornisce personaggi e situazioni e lo informa sulle abitudini, sui vizi e sulle virtù degli esseri umani. Il Teatro – cioè la concreta esperienza teatrale – gli ha insegnato invece come rappresentare questo patrimonio di contenuti, fornendogli i mezzi più efficaci per catturare l’attenzione del pubblico e divertirlo, mostrandogli i suoi difetti senza urtarne la suscettibilità (posti con buon garbo nel loro punto di vista i difetti […] in modo però, che non urti troppo offendendo, rr. 26-28).

Il miglior modello per un commediografo è la natura (La natura è una universale e sicura maestra a chi la osserva, rr. 46-47). Le regole astratte sono inutili: se lo scopo è divertire e, allo stesso tempo, rendere utile la rappresentazione, è più opportuno capire i gusti e la mentalità del pubblico, che si evolvono nel tempo. D’altra parte, gli stessi scrittori antichi ritenevano che la commedia dovesse ritrarre la realtà, in modo che gli spettatori riconoscessero sulla scena ciò che vedevano nella vita di ogni giorno.

Le scelte stilistiche

Per esprimere l’esperienza diretta della realtà, dalla quale attinge la materia delle sue commedie, Goldoni usa la metafora dei due libri (il Mondo e il Teatro). Il richiamo alla natura, inoltre, echeggia un’altra analoga metafora utilizzata da Galileo, il quale proponeva di leggere il «libro della natura» – anziché i filosofi e la Bibbia – per raggiungere la conoscenza del mondo e delle leggi che lo regolano.

La metafora attraversa il testo con l’impiego di diversi termini che evocano l’uso del libro e l’azione dello studio: l’autore parla di volumi su cui ha meditato (r. 7) e di cui si è servito (r. 8); egli sfoglia (rivolgendolo, r. 16) il libro del Mondo e va maneggiando (rr. 19-20) quello del Teatro per mettere in scena le cose che vi si leggono (r. 21). Inoltre, per sottolineare che la propria arte si fonda sull’esperienza, Goldoni impiega numerosi termini tratti dall’ambito dell’insegnamento (mi mostra, rr. 8-9; mi rappresenta, r. 11; mi fa conoscere, r. 20; Imparo, r. 23; Ho appreso, r. 29).

VERSO LE COMPETENZE

Comprendere

1 Riassumi ciò che l’autore afferma di avere imparato dall’esperienza del Mondo e del Teatro. Che relazione c’è con i libri a stampa?

Analizzare

2 A quale figura retorica ricorre l’autore alla r. 38: popolo […], nazione […], mondo […]?

  • a Anafora.
  • b Climax.
  • c Chiasmo.
  • d Anastrofe.

Interpretare

3 Se dovessi scegliere una metafora alternativa a quella del libro, quale adotteresti? perché?

scrivere per...

esporre

4 Goldoni afferma che i gusti del popolo cambiano come le mode del vestire, e de’ linguaggi (r. 41). Dopo aver esaminato qualche foto dei tuoi genitori o di altri parenti o conoscenti della generazione che ti ha preceduto, scattata quando avevano la tua età, osserva il loro modo di vestire e le acconciature; prova inoltre a documentarti sulle letture, i generi musicali, i passatempi, le espressioni gergali più diffuse tra i giovani a quel tempo. Scrivi poi un testo di circa 30 righe su ciò che ti pare essere rimasto costante e ciò che invece ritieni cambiato, provando a individuare le cause (economiche, sociali, culturali) di tali differenze.

Dibattito in classe

5 Goldoni, come già gli antichi greci, attribuisce al teatro una funzione eminentemente educativa (rr. 23-28): sei d’accordo con lui? Il teatro ha ancora, nella nostra società, questa funzione o è stato sostituito da qualche altro mezzo di espressione? Discutine con la classe.

Il magnifico viaggio - volume 3
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Il Seicento e il Settecento