Le prime opere e l’avvio della riforma
Già negli anni della collaborazione con Imer, Goldoni inizia la sua riforma della commedia, che attua gradualmente per abituare il pubblico e per verificarne i risultati. Superando la consuetudine della commedia dell’arte, basata su canovacci che definivano solo lo sviluppo generale dell’intreccio e lasciavano all’estro degli attori l’invenzione delle battute di dialogo, Goldoni scrive tutte le parti del copione e introduce la caratterizzazione dei personaggi, prima ridotti a tipologie fisse, sottraendo le maschere ai cliché della tradizione e rendendo più verosimili le figure che compaiono in scena. Momolo cortesan (1738), La donna di garbo (1743) e La vedova scaltra (1748) rappresentano i passaggi salienti di questo percorso.
In quegli stessi anni scrive diverse altre commedie – di cui citiamo solo due esempi – che pongono le basi del suo duraturo successo.
Arlecchino servitore di due padroni
L’opera, pubblicata nel 1745 e incentrata sulla figura di Arlecchino, valorizza l’attore che ne è protagonista (il celebre interprete Antonio Sacchi) e rivitalizza il tradizionale personaggio di Zanni, il servo furbo della commedia dell’arte. La vicenda racconta di come Arlecchino cerchi di trarre maggiori guadagni servendo, all’insaputa dell’uno e dell’altro, due diversi padroni, vittime anche di un inganno a sfondo sentimentale.
La putta onorata
Di ambientazione popolare, questa commedia del 1748 è ispirata alla quotidianità veneziana, resa dall’autore in modo realistico (i gondolieri veneziani, per esempio, parlano nel loro gergo e con espressioni dialettali spontanee dall’effetto esilarante). L’intreccio ruota attorno alla figura di Bettina, un’orfana onesta e virtuosa che, dopo una serie di complicazioni e di colpi di scena, riesce a sposare il suo amato Pasqualino.
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento