LE Opere
Dei delitti e delle pene Pubblicata nel 1764, l’opera ha come scopo quello di dimostrare gli abusi compiuti dalla superstizione religiosa, dalla violenza sociale e politica, dalla crudeltà dei costumi. Beccaria propone una ▶ laicizzazione del diritto penale, stabilendo pene in ▶ proporzione al reato e prevedendo un giudice garante di questi princìpi. Il presupposto teorico alla base del trattato è che gli uomini sono riuniti in società sulla base di un patto in virtù del quale limitano la loro libertà in cambio di protezione. La pena di morte e la tortura sono un sopruso perché alienano il diritto alla vita. L’unico fine delle pene deve essere la ▶ prevenzione dei delitti. Affinché ciò si realizzi sarebbe necessaria un’alleanza fra filosofi e sovrani assoluti. Le fonti dell’opera sono i testi dell’Illuminismo francese e le teorie di Locke e di Hume. Lo stile razionale e appassionato conduce l’opera a un successo immediato promuovendo riforme in tutta Europa, ma suscita anche una serie di critiche per la sua modernità (non a caso verrà messa all’Indice nel 1766).
Le opere minori Nel 1762 Beccaria scrive la sua prima opera, Del disordine e de’ rimedi delle monete nello stato di Milano nell’anno 1762, saggio sui problemi relativi alla gestione della zecca e ai criteri di conio delle monete. Tra il 1764 e il 1766 è autore di sette articoli per “Il Caffè”, dimostrando grande eclettismo e trattando argomenti molto diversi fra loro: tra i tanti, la sua adesione all’estetica sensista, poi ripresa in Ricerche intorno alla natura dello stile, del 1770, in cui Beccaria sostiene che lo scopo della letteratura sia suscitare il piacere attraverso l’utilizzo fantasioso e creativo delle parole. Nel 1804 vengono pubblicati dopo la sua morte gli Elementi di economia pubblica, frutto delle sue lezioni di Scienze camerali alle Scuole Palatine.