INTRECCI MUSICA - Il drammaturgo prediletto da Giuseppe Verdi

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Il drammaturgo prediletto da Giuseppe Verdi

Una svolta teatrale e musicale

La drammaturgia di Shakespeare è stata tradotta in forma melodrammatica da Giuseppe Verdi (1813-1901), capace di trasformare in musica lirica la poetica dell’autore inglese e la profondità psicologica dei suoi personaggi.
Macbeth, un dramma psicologico

Su libretto di Francesco Maria Piave, Macbeth debutta al Teatro La Pergola di Firenze il 14 marzo 1847 (l’opera viene poi rivista nel 1864-1865), e costituisce una svolta nella drammaturgia verdiana e nel teatro melodrammatico: non viene proposta una tradizionale vicenda d’amore, bensì una tragedia dell’ambizione, e Lady Macbeth si pone come una figura femminile del tutto inconsueta nel panorama operistico italiano. Verdi accentua nel dramma d’impianto realista l’elemento fantastico (streghe, spettri, visioni allucinate), con cui coglie gli aspetti più cupi della brama di potere che travolge i protagonisti.

Il rinnovamento con Otello e Falstaff

Dal 1880 Verdi lavora alla stesura di Otello, su libretto di Arrigo Boito; l’opera viene rappresentata il 5 febbraio 1887 al Teatro alla Scala di Milano, inaugurando un nuovo linguaggio musicale, che lega le varie forme (come arie e duetti) in un’articolazione unica. Inoltre, la trama lineare della tragedia offre a Verdi l’opportunità di approdare compiutamente a un teatro concentrato non sulle manifestazioni esteriori ma sull’interiorità dei personaggi, scandagliata minuziosamente in ogni sfumatura di sentimento: ciò consente al compositore di raggiungere una forza drammatica e lirica di straordinaria intensità.

Sempre alla Scala di Milano, il 9 febbraio 1893 va in scena Falstaff, ultimo capolavoro di Verdi, opera comica venata di malinconia («Tutto nel mondo è burla», canta il protagonista); il libretto di Arrigo Boito è tratto da due testi shakespeariani, Le allegre comari di Wind­sor ed Enrico IV.

Il magnifico viaggio - volume 3
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Il Seicento e il Settecento