Il romanzo nell’antichità
Tuttavia, caratteristiche del romanzo sono rintracciabili in epoche assai precedenti, a partire dall’antichità, soprattutto in età ellenistica, quando al gusto per le avventure, che si coglieva nei racconti dell’Odissea, si uniscono altri elementi, quali le descrizioni di viaggio (particolarmente fiorenti dopo le conquiste di Alessandro Magno), il sentimentalismo erotico, tipico dell’elegia e della commedia, e l’elaborazione popolare delle antiche leggende locali.
Il primo esperimento romanzesco si deve allo sconosciuto autore del Romanzo di Nino, databile probabilmente al I secolo a.C.: protagonista è il leggendario fondatore dell’Impero assiro, ancora diciassettenne e innamorato della cugina quattordicenne, la mitica Semiramide. A epoche successive risalgono opere in cui l’intreccio si fa più complesso: particolarmente significativo è il testo scritto da Longo Sofista alla fine del II secolo d.C., Gli amori pastorali di Dafni e Cloe, in cui storie d’amore e peripezie sono calate in un ambiente pastorale. Nello stesso periodo, a Luciano di Samosata spetta il merito di aver composto con la Storia vera il più illustre antenato dei romanzi di fantascienza, mentre Antonio Diogene è l’autore delle Incredibili meraviglie al di là di Tule in cui appare per la prima volta l’espediente del manoscritto ritrovato, a cui ricorreranno spesso gli autori moderni (dallo stesso Cervantes ad Alessando Manzoni).
Caratterizzati da componenti satiriche e realistiche sono invece altri tipi di romanzo greco, che traggono motivi e materia dalle favole di Aristide di Mileto (II sec. a.C.), dette perciò “milesie”, rielaborazione letteraria di temi popolari presenti nelle licenziosità della commedia antica e del mimo popolare ellenistico. Queste favole, tradotte in latino da Lucio Cornelio Sisenna (I sec. a.C.), hanno un singolare sviluppo nel mondo romano grazie ai romanzi di Petronio, autore del Satyricon, e Apuleio, celebre per le sue Metamorfosi, scritti rispettivamente nel I e II secolo d.C.