I SAPERI FONDAMENTALI

I SAPERI FONDAMENTALI

LA SINTESI

LA VITA

Galileo Galilei nasce a Pisa nel 1564, ma compie i primi studi a Firenze. Attratto dalla fisica e dalla matematica, abbandona ben presto l’Università di Pisa dove era stato iscritto dal padre per conseguire la laurea in Medicina. Tornato a Firenze, pubblica nel 1587 un trattato in latino sulla determinazione dei baricentri dei solidi ed entra così in contatto con i più grandi scienziati dell’epoca. Lezioni su Dante e scritti relativi ad Ariosto e Tasso rivelano i suoi interessi letterari. È professore di matematica presso l’Università di Pisa a partire dal 1589, poi tra il 1592 e il 1610 insegna a Padova, collegando ricerca scientifica e applicazioni pratiche in ambito commerciale e militare. Nel 1605 entra a far parte dell’Accademia della Crusca e l’anno successivo pubblica un manuale sull’utilizzo del compasso proporzionale, strumento da lui inventato. Venuto a conoscenza del cannocchiale, ne perfeziona il funzionamento e se ne serve per esplorare il cielo. Cosimo II de’ Medici lo invita nel 1610 a trasferirsi a Firenze, dove Galileo può dedicarsi interamente alla ricerca. La messa in discussione delle teorie aristoteliche lo espone alle critiche e agli attacchi dei fautori della tradizione tolemaica. Denunciato nel 1615 al Santo Uffizio, l’anno seguente gli viene proibito dall’Inquisizione di insegnare le teorie copernicane. La successiva polemica con il gesuita Orazio Grassi e la pubblicazione del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo riaprono un nuovo processo a suo carico. Il 22 giugno 1633 Galileo è costretto all’abiura delle sue tesi e agli arresti domiciliari ad Arcetri, dove trascorre gli ultimi anni prima di spegnersi nel 1642.

LE OPERE

Le prime opere Tra i primi scritti di Galileo si segnala La bilancetta (1586), in volgare, che testimonia il suo interesse per le scienze applicate. Del 1610 è il Sidereus nuncius, un breve trattato in lingua latina che dà conto delle sue scoperte astronomiche fatte con il cannocchiale (i satelliti di Giove, l’irregolarità della superficie della Luna), che minano la tradizionale visione aristotelico-tolemaica dell’universo. Il testo suscita sia vasto interesse nella comunità scientifica sia polemiche da parte di studiosi e intellettuali. Galileo affida la sua difesa al Discorso intorno alle cose che stanno in su l’acqua o che in quella si muovono (1612), in cui confuta le principali teorie aristoteliche ed evidenzia le sue intenzioni di avvicinare la  scienza alla  tecnica.


Il Saggiatore La critica alla tradizione culturale del suo tempo si accentua nel Saggiatore (1623), dialogo in volgare che, nello smentire le tesi sulle comete del matematico e astronomo Orazio Grassi, propone un metodo di ricerca scientifica fondato non su astratte elucubrazioni letterarie, bensì su esperimenti e constatazioni empiriche. Galileo ricerca la verità tramite l’esperienza diretta, le « sensate esperienze», e l’osservazione dei fenomeni e senza il condizionamento di autorità precostituite o di luoghi comuni consolidati. Le ricerche scientifiche devono poggiarsi, a suo giudizio, su esempi concreti e produrre risultati verificabili; fondamentali per raggiungere tale scopo sono gli esperimenti.  Fede e scienza promanano entrambe da Dio: eventuali discordanze avvengono dunque a causa di errori umani nell’interpretazione dei testi sacri.


Gli ultimi dialoghi Divulgativo e teso a dimostrare la fragilità scientifica delle teorie tradizionaliste è anche il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano (1632), colloquio fra tre personaggi che nel corso di 4 giornate mettono a confronto la visione dell’universo tolemaica e quella copernicana. La difesa della tradizione è affidata a Simplicio, chiuso a ogni ipotesi di cambiamento culturale, a cui si oppongono Sagredo, nobile veneziano entusiasta fautore delle nuove acquisizioni scientifiche, e il fiorentino Salviati, alter ego di Galileo, intellettuale dall’approccio prudente e razionale. Gli stessi personaggi dialogano anche nei Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze (1638), opera considerata il fondamento della scienza moderna e dedicata ai princìpi scientifici della dinamica e della resistenza dei materiali. Per Galileo la conoscenza deve essere alla portata di tutti: la scelta del volgare per le opere maggiori risponde a tale esigenza, così come l’uso delle forme della  lettera e del  dialogo, e lo stile ordinato e chiaro che ricorre a espedienti retorici ricavati dalla vita quotidiana, senza rinunciare agli strumenti metaforici del tempo. Il suo ideale di comunicazione si rifà al modello di Ariosto, capace di adattarsi allo spirito della civiltà rinascimentale anche sul difficile piano dei rapporti con il potere.


L’epistolario Notevole importanza riveste l’epistolario di Galileo, in particolare per le “lettere copernicane”: in esse l’autore sottolinea la conciliabilità delle teorie eliocentriche con le verità di fede.

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LE PAROLE CHIAVE

Scienza e tecnica

A fondamento del suo nuovo metodo scientifico Galileo pone la necessità di sostituire al principio di autorità quello di verificabilità, alla conoscenza dei testi aristotelici il ragionamento matematico. E sostiene che le ricerche scientifiche devono essere connesse alle acquisizioni tecniche e dare luogo a esiti pratici, offrendo indicazioni necessarie a riprodurre gli esperimenti per verificare l’affidabilità dei risultati e la loro applicabilità.

Sensate esperienze

Galileo chiama «sensate esperienze» gli esperimenti e le constatazioni empiriche su cui si fonda il suo nuovo metodo di lettura del “libro della Natura”. Contro la tradizione culturale del suo tempo, pseudoscientifica perché aprioristica e fondata su astratte riflessioni, la nuova scienza si deve basare sulla ragione, che suggerisce l’esperienza diretta e l’osservazione dei fenomeni, poi la dimostrazione e la verifica.

Fede e scienza

Galileo sostiene che le teorie scientifiche e le verità teologiche non sono inconciliabili. Le discordanze tra le scoperte della scienza e le leggi della Chiesa possono essere attribuite a errori umani nell’interpretazione dei testi sacri, perché fede e scienza, in quanto spiegazioni della vita e della natura, promanano entrambe da Dio e perciò non possono essere in contraddizione.

Lettera e dialogo

La lettera e il dialogo sono le due forme a cui Galileo più ricorre per esprimere e argomentare il suo pensiero. Esponendo le sue convinzioni in modo interlocutorio, introducendo il conflitto tra il vecchio e il nuovo in un polemico ma pacato confronto-scontro di argomenti, sembra affidare al lettore il compito di riflettere, senza pregiudizi, sulla costante e faticosa ricerca della verità.

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento