Specchi incantati - volume C

Alle origini dell epica | UNIT 3 235 Icaro, Icaro! gridava, quando scorse le penne sui flutti, e allora maledisse l arte sua; poi ricompose il corpo in un sepolcro e quella terra prese il nome dal sepolto. Publio Ovidio Nasone, Metamorfosi, libro VIII, vv. 183-235, trad. di M. Ramous, Garzanti, Milano 1995 A tu per tu con il testo Da sempre l essere umano ha sognato di volare e prima di riuscirvi attraverso l invenzione dei moderni aeroplani ha speso infinite energie nella creazione di sistemi in grado di imitare il volo degli uccelli: basti pensare a Leonardo da Vinci, autore di studi anatomici e di disegni avveniristici nel famoso Codice del volo, conservato alla Biblioteca Reale di Torino. La storia di Dedalo e Icaro ci conquista perché è la prima della civiltà occidentale che narra questo sogno, realizzato nel tempo sospeso del mito. Ma non finisce qui. anche una storia tragica del rapporto, ricco e problematico, tra padri e figli. Ti è mai capitato di osare sempre di più e sfidare la norma imposta da un genitore, in preda a una smania incontenibile? In effetti, Icaro siamo tutti noi quando disobbediamo agli ordini paterni e alle tradizioni rassicuranti, e lo facciamo convinti che un genitore possa proteggerci comunque. Purtroppo non è sempre così: anche l azione di un genitore o di un educatore è sottoposta a dei limiti. E vanno compresi fino in fondo prima che sia troppo tardi. Analisi Un artista geniale La storia inizia allorché l ateniese Dedalo, simbolo di uno spirito inventivo versatile e capace di cimentarsi in più campi, dall architettura alla scultura, stanco di essere tenuto nel labirinto cretese dal re Minosse, decide di tentare la fuga verso la città natale Atene attraverso la sola via alternativa al mare e alla terra: il cielo (vv. 183-187). Di qui matura l interesse per scienze sconosciute che lo portano a reinventare la natura: attraverso la scelta del lessico Ovidio mette in luce il problema originario della sua impresa, che tenta di mutare l ordine delle cose, violando i limiti che la natura ha imposto all uomo (E subito / dedica il suo ingegno a un campo ancora inesplorato, / sovvertendo la natura, vv. 187-189). L idea è originale e ingegnosa: si tratta di ricreare ali simili a quelle degli uccelli attraverso delle penne disposte dalla più grande alla più piccola, legate con lo spago al centro e saldate con la cera in alto (vv. 189-195). Il piccolo Icaro ritratto con l ingenuità e l innocenza che competono a un bambino il figlio di Dedalo, Icaro, che assiste partecipe alla preparazione delle ali a cura del padre: eppure si insinua presto il sospetto che l impresa sia votata a una fine terribile. Icaro, infatti, trasforma in gioco il lavoro di Dedalo, che disturba sia pur incolpevolmente, non sapendo di scherzare col proprio destino (v. 196). Quando il lavoro è ormai concluso e l artefice ha verificato di potersi librare nell aria, Icaro riceve dal padre opportune istruzioni per volare senza incorrere in pericoli, cioè tenersi sempre a mezza via, né troppo basso, vicino all acqua, né troppo alto, a contatto con il calore del sole (vv. 203-209). Dedalo, in realtà, sin dall inizio trema al pensiero di esporre il figlio a tale pericolo: quando gli applica le ali, al vecchio genitore si bagnarono / le guance, tremarono le mani. Baciò il figlio / (e furono gli ultimi baci), vv. 210212. Levatosi in volo, Dedalo si volge indietro a osservare Icaro proprio come fa un uccello che porta per la prima volta i suoi piccoli fuori del nido: insieme, mentre volano nei cieli del Mediterraneo, padre e figlio sembrano dèi (vv. 213-220). 80 80079D_48P1013_INTE_BAS@0080.pgs 17.12.2019 13:29

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Epica