Specchi incantati - volume C

Alle origini dell epica | UNIT 2 piangere lui stesso per l amico: l eroe e sovrano manifesta così la sua debolezza solo dopo aver coinvolto tutti nel dolore (Io piangerò per Enkidu, l amico mio, / emetterò amari lamenti come una lamentatrice, vv. 43-44). I limiti dell uomo Avvalendosi di un lessico affettuoso che attinge dal mondo della natura, congeniale al selvaggio defunto, Gilgamesh chiama infine l amico mulo imbizzarrito, asino selvatico delle montagne, leopardo della steppa (vv. 49-50) e rievoca ancora le imprese più grandi affrontate insieme, come la cattura del Toro celeste e l uccisione del mostro Khubaba, custode della foresta dei Cedri (vv. 51-53). La memoria si scontra, tuttavia, con l asprezza di un presente immodificabile: Enkidu non c è più, è diventato rigido, e non può ascoltare le parole appassionate dell amico (ed ora qual è il sonno che si è impadronito di te? Tu sei diventato rigido, e non mi ascolti!, vv. 54-55). L esperienza della morte serve così a insegnare per la prima volta al protagonista dell epopea i limiti entro cui è costretta l esistenza umana. Laboratorio sul testo COMPRENDERE 1. Quali imprese compiute insieme all amico sono rievocate da Gilgamesh? 7. Nei versi finali del lamento di Gilgamesh, attraverso quale metafora è descritta la morte? COMPETENZE LINGUISTICHE 2. Ai vv. 41-42 Gilgamesh chiede di essere ascoltato da uomini, piante e animali. Che cosa vuole comunicare loro? 3. Come viene definito Enkidu da Gilgamesh? ANALIZZARE E INTERPRETARE 4. Con quali termini viene descritta la città di Uruk, di cui Gilgamesh è re? 5. L epopea di Gilgamesh è il prodotto di una civiltà fluviale. A che proposito sono citati i fiumi della regione? 6. Individua le figure legate rispettivamente alla vita cittadina e al mondo della natura che Gilgamesh coinvolge nel pianto per Enkidu. a) città: ____________________________________ ___________________________________________ 8. Storia delle parole. Al v. 24 si legge che il contadino esaltava il nome di Enkidu con i suoi dolci alalà. Derivata dal greco, la parola alalà è un grido di guerra di origine onomatopeica, introdotto nella letteratura italiana da Giovanni Pascoli, ma diffusa soprattutto da Gabriele d Annunzio, cui si deve la formula eia eia alalà. Usata in sostituzione di hip hip urrah!, essa fu fatta propria dal fascismo, che la consacrò a grido collettivo d esultanza. Con l aiuto di opportuni strumenti di ricerca, raccogli alcuni esempi di parole che hanno origine onomatopeica e scrivi una frase per ciascuna. PRODURRE 9. Scrivere per DESCRIVERE Facendo ricorso anche tu a un lessico attinto al mondo degli animali e della natura, come definiresti in modo affettuoso un amico? Scrivi un breve testo (massimo 10 righe) in cui proponi un repertorio di animali a te cari e i significati simbolici che associ a ciascuno. ___________________________________________ ___________________________________________ b) campagna: ______________________________ ___________________________________________ ___________________________________________ ___________________________________________ SPUNTI PER discutere IN CLASSE La partecipazione al dolore è un grande esempio di civiltà: in italiano per esprimere questo concetto si parla di condoglianza, parola usata per lo più al plurale, che indica il condolersi con qualcuno per una grave perdita. In che modo si può essere vicini a una persona che ha subìto un lutto? Che valore ha la partecipazione al dolore altrui, secondo te? Rifletti in classe su questi temi con l insegnante e con i compagni. 46 80079D_48P1013_INTE_BAS@0046.pgs 17.12.2019 13:19

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