TRADUZIONE D’AUTORE (Annibale Caro)

Virgilio | UNIT 1 11. Le figure retoriche. L ipallage. Al v. 7 Virgilio descrive le mura dell alta Roma; in realtà, è molto più verosimile che siano alte le mura di Roma, piuttosto che la città stessa. Questo passo è diventato famoso come esempio di una figura retorica che consiste nell attribuire un aggettivo (alto) a un nome (Roma) diverso da quello cui dovrebbe riferirsi (mura). Tale figura si chiama ipallage. Spiega i seguenti esempi di ipallage: a) «di foglie un cader fragile (G. Pascoli, Novembre) Con l aiuto dell insegnante crea qualche espressione contenente un ipallage. SPUNTI PER discutere IN CLASSE La domanda che Virgilio rivolge alla Musa (vv. 8-11) è in sintonia con molti interrogativi sulle grandi tragedie avvenute nella storia recente, spesso per colpa dell uomo stesso: come accettare il male che si abbatte sui giusti? Come rispondono le religioni a questa domanda? Fai una ricerca e discutine in classe con l insegnante e con i compagni. b) «era un odore povero di donna (A. Gatto, Alla voce perduta) TRADUZIONE D AUTORE In un clima rinascimentale permeato dal culto dei classici greci e latini, il poeta Annibale Caro (1507-1566) si cimentò in una versione dell Eneide destinata a costituire per secoli un punto di riferimento nella letteratura italiana. Tipico esempio di traduzione bella e infedele, l opera di Caro mutava di molto l originale, spesso allungando volutamente per spiegare meglio alcuni concetti o aggiungere dettagli eruditi. Nel proemio, per esempio, la fedeltà iniziale, che porta a mantenere in prima posizione la parola armi come in Virgilio, lascia quasi subito il posto a quell estro creativo così caratteristico del traduttore: invece di uomo, altro termine chiave del primo verso, appare l espressione più dilatata il valor del grand eroe. Per avere un idea della tendenza ad allungare il discorso, basti pensare che con dodici endecasillabi italiani Caro traduce solo sette esametri dell originale latino. 10 5 L armi canto e l valor del grand eroe che pria da Troia, per destino, ai liti d Italia e di Lavinio errando venne; e quanto errò, quanto sofferse, in quanti e di terra e di mar perigli incorse come il traea l insuperabil forza del cielo, e di Giunon l ira tenace; e con che dura e sanguinosa guerra fondò la sua cittade, e gli suoi Dei ripose in Lazio: onde cotanto crebbe il nome de Latini, il regno d Alba, e le mura e l imperio alto di Roma. 2. pria: prima. ai liti: ai lidi. 4-5. errò: vagò. in quanti incorse: in quanti pericoli di terra e di mare incorse. 6-7. come tenace: come lo trascinavano la forza insuperabile del cielo e l ira persistente di Giunone. Annibale Caro, versione dell Eneide, libro I, vv. 1-12, Utet, Torino 1969 9-10. la sua cittade: la sua città. e gli Lazio: e riportò nel Lazio i propri dèi (i Penati). 11. Alba: la città di Alba Longa, fondata da Ascanio, figlio di Enea. 300 80079D_48P1013_INTE_BAS@0300.pgs 17.12.2019 13:23

Specchi incantati - volume C
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Epica