MITO E CIVILTÀ - La bellezza nel mondo classico

ODISSEA MITO E CIVILT La bellezza nel mondo classico Gli antichi Greci erano innamorati della bellezza, in una misura che probabilmente oggi è difficile definire senza ridurne la portata ideale. La guerra di Troia, per esempio, uno dei miti fondanti della civiltà classica, era scoppiata a causa del rapimento della donna più bella del mondo, Elena, la cui descrizione fu oggetto della fantasia di molti autori nel corso della storia, ben oltre la fine del mondo antico. La celebrazione del bello, in realtà, riguardava sia il corpo maschile sia quello femminile: le statue classiche del V e IV secolo a.C., infatti, hanno lasciato dei modelli di perfezione nella resa dei corpi di giovani atleti e di dee affascinanti, prima tra tutte Afrodite. Oltre alle regole dell armonica proporzione delle parti del corpo umano, fissate nel V secolo a.C. dallo scultore Policleto, un ingrediente essenziale della bellezza era per i Greci la giovinezza, dono fugace destinato presto a sfiorire. La scelta di Odisseo di lasciare Calipso, bellezza immortale sottratta all invecchiamento, per tornare alla bellezza imperfetta e non eterna di Penelope, doveva risultare tanto più dolorosa, ma si tratta proprio dell eccezione che conferma la regola. Nel mito, l esempio di Eos, l Aurora, è istruttivo in senso opposto: nel chiedere a Zeus che il suo amante Titono diventasse immortale, la dea dimentica di chiedere per lui anche l eterna giovinezza. Così, mentre l Aurora rimane giovane, Titono invecchia e si rattrappisce; vedendolo sempre più consumato e privo di forze, Eos ottiene che Titono stia trasformato in cicala, l insetto dalla pelle secca che d estate non sospende mai il suo canto ossessivo. Alla base di questa irriducibile attrazione verso la giovinezza e la bellezza fisica era la concezione della kalokagath a, il connubio tra bel lezza fisica e bontà morale, secondo la quale un uomo di bell aspetto non può che rispecchiare esteriormente le virtù dell animo. Tuttavia, i Greci seppero progressivamente emanciparsi dai vincoli del mondo fisico: il poeta Archiloco (VII secolo a.C.), per esempio, cantava il valore di un comandante piccolo e con le gambe storte; la filosofia classica, con Socrate e Platone (V-IV secolo a.C.), scoprì la bellezza dell anima e la sua autonomia dai desideri corporei. Ma il processo sarebbe stato lungo e i Greci non seppero mai davvero rinnegare il fascino della bellezza corporea, anche dopo averlo trasferito al mondo delle idee e dell arte. Policleto, Diadumeno, copia romana del II secolo d.C. 205 80079D_48P1013_INTE_BAS@0205.pgs 17.12.2019 13:31

Specchi incantati - volume C
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