Specchi incantati - volume C

ODISSEA A tu per tu con il testo Non deve essere facile rinunciare alla promessa di immortalità avanzata da una dea eternamente giovane e straordinariamente bella. L uomo ha da sempre anelato a una condizione migliore della propria, priva di dolori, malattie, di tutte quelle limitazioni che lo rendono finito e mortale. Eppure, davanti alla concreta possibilità di abbandonare la propria mortalità, il richiamo della terra, dei suoi dolori incancellabili e delle sue indescrivibili gioie, si fa sentire con rinnovato vigore. La vita è bella probabilmente perché destinata a finire, come la bellezza: ci insegna questo la scelta di Odisseo, tentato da Calipso, ma irrimediabilmente innamorato dei propri limiti di uomo e della bellezza imperfetta della sua Penelope, che gli ha regalato gli anni più belli della sua vita. René Jules Lalique, Calipso, prima metà del XX secolo. Analisi Un amore possessivo Bella, giovane e immortale, Calipso ( colei che nasconde , in greco) tiene relegato Odisseo nella paradisiaca isola di Ogigia, che con il suo ambiente fertile e rigoglioso incanta persino il dio Ermes: è un archetipo del locus amoenus (letteralmente luogo ameno, piacevole ), cioè di un luogo incantevole e ideale, ricco di acque e prati fioriti, in cui è sempre primavera. La ninfa, preda di una passione totalizzante per l eroe greco, non può fare a meno di lui: l amore la rende cieca e incapace di capire che Odisseo, dopo sette anni di splendida prigionia , non ricambia i suoi sentimenti (Certo la notte dormiva, anche per forza, / nelle cave spelonche, senza voglia, con lei che voleva, vv. 154-155). Distante dal mondo reale e dalle avventure cui è abituato, un eroe come Odisseo trascorre ora il suo tempo senza un senso, seduto su uno scoglio a scrutare l orizzonte, consumato dal dolore per la distanza da casa e il ritorno che non si avvicina (ma il giorno, seduto sugli scogli e sul lido, / lacerandosi l animo con lacrime, lamenti e dolori, / guardava piangendo il mare infecondo, vv. 156-158). Dopo avere superato innumerevoli prove, non gli rimane che piangere, vittima della nostalgia, solo sulla riva del mare, lo sguardo fisso a scorgere quell orizzonte oltre il quale ci sono la patria e gli affetti più cari. La diffidenza di Odisseo La ninfa, informata da Ermes della decisione degli dèi, acconsente, seppure controvoglia, all ordine di lasciar partire l eroe e glielo comunica con rassegnata premura (vv. 160-170): non può contrastare il volere di Zeus, al quale cede con dolente malinconia. La distanza senti mentale tra i due è ormai così grande che Odisseo non si fida del permesso accordato da Calipso e le chiede di promettergli di non ordire alcun inganno ai suoi danni. L eroe dell intelligenza e della consumata esperienza conosce troppo bene la gelosia e teme un comportamento imprevedibile da parte della ninfa che lo ha tenuto con sé per così tanto tempo (vv. 173-179). Calipso sa comportarsi, tuttavia, meglio del previsto: con le sue attenzioni fa in modo che le sia riconosciuta quella compassione di cui Odisseo aveva dubitato (perché anche io ho giusti pensieri, e nel petto / non ho un cuore di ferro, ma compassione, vv. 190-191). 203 80079D_48P1013_INTE_BAS@0203.pgs 17.12.2019 13:31

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Epica