Specchi incantati - volume C

ILIADE del guerriero e manifesta così in modo chiaro la concezione della guerra in età omerica. Oltre alla gloria e all onore, essa rappresentava, grazie ai saccheggi e ai bottini, il modo più facile per arricchirsi (Mai ho un premio pari a te, quando gli Achei / distruggono una città ben popolata dei Troiani, vv. 163-164). Oltre ai beni distribuiti per sorteggio in parti uguali tra tutti i combattenti, il premio più ambito (in greco gheras) era quello assegnato in base al valore, che diventava così segno visibile dell onore (timé) del guerriero. La risposta di Agamennone (vv. 173-187) è quella di un capo insofferente della posizione di forza acquisita da un subordinato: la privazione della ricompensa significherebbe per lui la perdita della reputazione al cospetto dell esercito, pertanto non ha paura di perseguire fino in fondo la propria volontà. a questo punto che concepisce l idea di sottrarre ad Achille Briseide, facendo valere il proprio ruolo di comandante. Il mistero della coscienza Quando lo scontro sta per degenerare, Achille è tentato di afferrare la spada e colpire mortalmente il rivale (il cuore a lui / nel petto villoso ondeggiò tra due idee, / se, sfoderando dal fianco la spada affilata, / gli altri scansare e scannare l Atride, / oppure bloccare la bile e trattenere il furore, vv. 188-192). la dea Atena, mandata da Era, che parteggia per gli Achei, a suggerirgli di limitarsi a offese verbali, con la promessa di più ricche ricompense future. In questo modo, Omero spiega il mistero del ravvedimento e dell autocontrollo di Achille secondo la mentalità dei Greci del suo tempo, che attribuivano agli dèi la ragione delle azioni umane. Ricondotto a più miti consigli, Achille giura solennemente di non partecipare più alla battaglia, lasciando soccombere i Greci (vv. 225-244). Violenza verbale e realismo La contesa tra Achille e Agamennone offre lo spunto per conoscere in che modo poteva svolgersi un acceso confronto verbale tra due eroi omerici. Il lessico dell offesa, infatti, è soggetto a sensibili variazioni a seconda della lingua e della società. Achille, per esempio, attacca Agamennone rimproverandogli l avidità (rivestito d impudenza, esoso nell anima, al v. 149) oppure dandogli dell ubriaco (Avvinazzato, tu che hai lo sguardo del cane, ma il cuore di un cervo, v. 225). Il repertorio cui attinge è quello del mondo animale: il cane è assunto a simbolo di rabbia, il cervo di paura e codardia. Anche nei momenti di ira, dunque, i Greci conservavano un lessico fortemente debitore nei confronti del mondo della natura, a differenza di noi uomini del XXI secolo che spesso stentiamo a capire e a usare metafore di origine contadina. In un contesto così virulento, poi, stupisce constatare la precisione e la finezza della descrizione dello scettro sul quale Achille presta il suo giuramento: una parentesi che mostra la dimensione del realismo omerico (in nome di questo scettro, che mai più foglie né rami / metterà, una volta che sui monti ha lasciato il suo tronco, / né più rifiorirà, ché tutto all intorno la lama gli ha tolto foglie e corteccia, vv. 234-237). Laboratorio sul testo COMPRENDERE 1. Che cosa rimprovera Achille ad Agamennone? 2. Perché, invece, Agamennone non sopporta Achille? 3. Atena viene in soccorso di Achille a di propria iniziativa. 4. In che modo Atena riesce a far desistere Achille dal proposito di impugnare la spada contro Agamennone? 5. In che modo si rapporta Achille con gli altri eroi greci presenti a Troia? Motiva la tua scelta facendo riferimento al brano. a Con rispetto e parità. b Con disprezzo e superiorità. b spinta da Era. c Con diplomazia e riconoscenza. c invocata dall eroe. d Con indifferenza. d su richiesta di Zeus. 119 80079D_48P1013_INTE_BAS@0119.pgs 17.12.2019 13:37

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Epica