MITO E CIVILTÀ - La donna nell’antica Grecia

Omero | UNIT 1 via una forza cui non possono sfuggire, il Fato, i cui piani sono imperscrutabili e immutabili. Rappresentato sotto forma di una triade femminile, le Moire (Cloto, Lachesi e Atropo: le Parche per i Romani), esso determina sin dalla nascita anche il destino degli essere umani. Pur secondario rispetto alla dura realtà della guerra, è presente nell Iliade il motivo politico: sia i Greci sia i Troiani evidenziano in guerra gli stessi rapporti vigenti all interno della propria società. Il mondo delle istituzioni, per esempio, non differisce sostanzialmente tra i due schieramenti. I cittadini troiani si riuniscono in assemblea, come accade tra i guerrieri greci, per discutere problemi di interesse collettivo: nell assemblea tutti hanno diritto di parola, come dimostra l episodio di Tersite, il più brutto tra gli eroi greci giunti a Troia, che insolentisce Agamennone e viene brutalmente messo a tacere da Odisseo. Al di sopra dell assemblea sono il consiglio degli anziani e la figura del re (basiléus), che amministra la giustizia, guida l esercito e presiede le funzioni religiose, ma non ha ancora i poteri assoluti di un monarca. Agamennone, per esempio, capo dell armata greca, non esercita un potere coercitivo nei confronti degli altri sovrani partecipanti: il suo ruolo è piuttosto quello di un primus inter pares ( primo tra pari ). Le istituzioni MITO E CIVILT La donna nell antica Grecia Gli studiosi oggi sono concordi nel sostenere che, nel mondo greco, la donna aveva una posizione decisamente subalterna rispetto all uomo. A giustificarla era, del resto, la scarsa considerazione di cui godeva il sesso femminile in termini fisici e intellettivi: debole, incapace di sentimenti durevoli, votata solo alla riproduzione, la donna sembrava esaurire la sua funzione all interno delle mura domestiche. La diffidenza verso mogli (e amanti ) induceva a un atteggiamento di sostanziale misoginia, che percorre l intera storia greca, da Omero fino alla fine del mondo antico. Secondo il mito, la creazione della prima donna, Pandora, aveva determinato la fine della felicità per gli uomini. Il pericolo maggiore veniva, infatti, dalla sua bellezza, che implicava anche la capacità di seduzione: dobbiamo a un poeta greco ignoto il verso «la donna bella vince ferro e fuoco (Anacreontiche). Demostene, noto oratore vissuto nel IV secolo a.C., afferma che l uomo ateniese poteva avere tre donne: la moglie per garantirsi una discendenza, la concubina per la cura del corpo, l etera per il piacere. L etera (termine che in greco vuol dire compagna ), tuttavia, era una cortigiana che offriva una relazione gratificante anche sotto il profilo intellettuale in quelle occasioni dalle quali erano escluse le mogli, come i banchetti o la conversazione tra amici. In età classica, per esempio, destò scandalo l unione del politico ateniese Pericle con l etera Aspasia, peraltro straniera. La principale discriminazione a danno delle donne era costituita dalla loro totale esclusione da qualsiasi forma di partecipazione politica: era vero cittadino, infatti, solo chi era in grado di difendere la città con le armi, e nel mondo antico era impensabile un esercito con una componente femminile. Tra i più spietati critici del sesso femminile erano anche i filosofi: secondo Aristotele, «il maschio è più adatto al comando della femmina, tolte alcune eccezioni contro natura (Politica I, 5, 1254 b, trad. di R. Laurenti, Laterza, Roma-Bari 1972). Ciò non significa che l antichità greca non abbia avuto grandi donne, destinate a una fama duratura al pari degli uomini: la poetessa Saffo, per esempio, nata sull isola di Lesbo intorno al 612 a.C., è l eccezione che conferma come l assenza delle donne tra i grandi intellettuali non fosse dovuta a una presunta incapacità, bensì alla loro esclusione dalla cultura e dal potere. 104 80079D_48P1013_INTE_BAS@0104.pgs 17.12.2019 13:36

Specchi incantati - volume C
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