Specchi incantati - volume B

POESIA Generi e temi UNIT 2 La poesia dei luoghi GUIDA ALLA LETTURA 94 Il paesaggio dell anima Lo spettacolo della natura, che si manifesta attraverso il sorgere della luna in una notte chiara e i rumori che animano la campagna, si carica progressivamente di valenze misteriose. Come sempre accade nelle poesie di Pascoli, ogni particolare rimanda a qualcos altro di più profondo e ignoto: la realtà, in tutti i suoi aspetti, nasconde un significato simbolico che il poeta coglie grazie alla propria sensibilità. Qui la serena luminosità dei primi versi viene filtrata dall interiorità dell io lirico: gli elementi del paesaggio finiscono per alludere ad antiche memorie personali, a passati dolori, a segreti luttuosi. Già nella domanda con la quale il componimento si apre (Dov era la luna?, v. 1) si riconosce la presenza di una soggettività inquieta. L attesa dell apparizione della luna si trasmette alla natura che, umanizzata, risente di questo turbamento: il cielo sembra nuotare, e il mandorlo e il melo (v. 3) danno l impressione di elevarsi per scrutare meglio l orizzonte. Un atmosfera indefinita Gli alberi vengono designati da Pascoli con precisione ed esattezza lessicale, ma questa scelta non conduce al realismo della rappresentazione: tutto il testo infatti presenta contorni sfumati, in cui domina l indeterminatezza. Nei primi versi possiamo cogliere un cromatismo indefinito che rende l atmosfera come sospesa: il profilo delle piante si staglia su un alba di perla (v. 2), una nebbia di latte (v. 10), che allude al chiarore opalescente del cielo. A queste analogie si oppongono la sinestesia soffi di lampi (v. 5), che lascia soltanto immaginare il rombo dei tuoni, ai quali in genere i lampi si accompagnano, e la metonimia del nero di nubi (v. 6). Solo alla fine della prima strofa, dopo aver insistito su sensazioni visive, Pascoli introduce una lieve notazione sonora, la voce dell assiuolo che dai campi fa sentire il proprio richiamo, chiù... L eco di un dolore Altri suoni cadenzati vengono a sommarsi nella seconda strofa: il cullare del mare (v. 11), il cui ondeggiare viene imitato musicalmente dalla ripetizione della desinenza -are, e il fru fru tra le fratte (v. 12). Nel cuore del poeta, che li filtra, questi rumori si traducono in un sussulto, com eco d un grido che fu (v. 14): probabile allusione all evento che segnò la sua esistenza, ovvero l agguato in cui il padre perse la vita. L angoscia che si percepisce conosce un crescendo sottolineato dal ripetersi del suono chiù, che da semplice voce (v. 7) diventa singulto (v. 15), per poi trasformarsi nell ultima strofa in un misterioso pianto di morte (v. 23). Il fonosimbolismo, ovvero la creazione di parole ed espressioni che riproducono i suoni della natura, acquisisce così un senso tragico. Il cupo e ossessivo richiamo dell assiuolo assurge infatti a sinistro messaggio funebre, come traspare più chiaramente nei versi finali della poesia. Le porte dell aldilà Nell ultima strofa l osservazione di normali fenomeni naturali si fa minuta. Con acutissima sensibilità il poeta considera prima il vento notturno che fa oscillare le cime degli alberi (vv. 1718), poi i fruscii prodotti dalle ali delle cavallette, paragonati con una raffinata allitterazione a finissimi sistri d argento (v. 20). Cade qui, al capo opposto della poesia, il secondo punto interrogativo dopo quello iniziale: quale significato ha quel tintinnio? forse chiamato ad aprire invisibili porte (v. 21), in grado di mettere in comunicazione il poeta con i propri cari defunti? Il riferimento ai sistri, strumenti legati al culto della dea egizia dei morti Iside, lo lascia credere. Ma anche questa domanda resta senza risposta, come fanno intendere i puntini di sospensione (v. 22). Il chiù dell assiuolo ribadisce l unica realtà certa e incontrovertibile che incombe sul poeta, così come su ogni uomo: la morte.

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Poesia e teatro