Specchi incantati - volume B

L incanto del mondo SPECCHI di CARTA Nella modernità urbana, l oscurità e il silenzio della notte sono pressoché scomparsi dalle nostre esperienze quotidiane: luci e rumori sono cresciuti al punto che, nelle città contemporanee, si parla addirittura di inquinamento, luminoso e sonoro. Nell epoca della comunicazione immediata, inoltre, appare quasi insensato vagheggiare da lontano le azioni di colei o di colui che amiamo, visto che i social, gli status nelle chat, le notifiche degli amici ci informano quasi sempre su dove si trova e che cosa fa la persona che ci interessa. Allora, se il mondo è tanto mutato, perché parole pronunciate duecento anni fa ci toccano ancora così intimamente? Che cosa abbiamo ancora in comune con il ragazzo che le ha scritte? La poesia ci mostra che i sentimenti umani non mutano nel tempo: la sensibilità, che si accende davanti a un bel paesaggio; l infelicità esistenziale, che ci isola dagli altri; l ansia d amore e di essere accettati... tutti i giovani hanno provato e provano ogni giorno queste cose. Per questo subentra in noi, durante la lettura dei versi di Giacomo Leopardi, un senso di vicinanza e di familiarità per la fervida emotività che li anima: in essi, d istinto, possiamo riconoscere, come in un variegato ritratto dell anima, noi stessi e le nostre emozioni. GUIDA ALLA LETTURA Natura serena, natura crudele Leopardi definiva questo e altri suoi componimenti idillio : il termine, che viene dal greco antico, significa letteralmente quadretto , piccola immagine e tradizionalmente indicava una poesia di argomento agreste o pastorale. Leopardi rielabora questo genere classico in modo personale: egli offre infatti la rappresentazione del mondo esterno (per esempio, un elemento della natura) che viene cantato non per ciò che è oggettivamente, ma per il significato e per le risonanze che assume nell animo del poeta mentre lo osserva. Fin dai primi versi si apre innanzi a noi un panorama limpido e disteso, dove la luna (v. 3) delinea i profili delle cose e lo sguardo spazia di lontan (v. 3), nel silenzio più assoluto. un atmosfera di sospesa bellezza che, punteggiata qui e là da rare luci, o mossa dal solitario canto (v. 25) di un passante, comunica una serena suggestione. Ma tale visione è interrotta dal pensiero di una figura femminile, invocata con il possessivo mia (v. 4) e dunque implicitamente oggetto d amore. Di fronte alla quiete del creato il giovane pensa alla ragazza che, tranquilla e inconsapevole della sua infatuazione, gli provoca nel petto (v. 10) un dolore acuto. Non si tratta, però, di una comune pena d amore adolescenziale: tanta sofferenza non è solo l esito di un amore frustrato, e viene da più lontano. Con un inattesa personificazione, infatti, la natura stessa, in seno alla quale tutto sembra placidamente riposare, prende la parola e condanna, con ingiustificata spietatezza, il poeta all infelicità. Dietro il patimento amoroso c è dunque la consapevolezza di un doloroso destino, e l amarezza di un disinganno irrimediabile: per nulla materna, una natura capricciosa e ingiusta lo ha creato all affanno (v. 14) e gli ha tolto anche la capacità di sperare. Il contrasto tra l agevol sonno (v. 7) della ragazza e la tormentosa veglia (v. 42) dell io lirico esprime efficacemente l angoscia che l uomo ogni uomo avverte quando, offeso o ferito dalla vita, ha l impressione che niente o nessuno gli possa venire in aiuto. Tutto al mondo passa Il dì festivo (v. 31) si è appena concluso, e tra poco comincerà una nuova giornata come tante, di lavoro e fatica: il poeta, udito il canto di qualcuno che, s immagina, sta tornando dopo la festa alla sua povera dimora, riflette sulla precarietà della felicità umana. Mentre il giorno di festa scompare, dopo aver portato momentanei trastulli (v. 17) e sollazzi (v. 27), egli, con una stretta al cuore, riflette su come tutto al mondo passa, / e quasi orma non lascia (vv. 29-30). Nella sua cieca onnipotenza, che il poeta ha sperimentato su di sé, la natura prima o poi cancella ogni cosa, e anche la memoria della grandezza passata, con il tempo, si dissolve. Che cosa resta oggi, infatti, degli imperi antichi e della gloria degli eserciti? Nulla, suggeriscono 83

Specchi incantati - volume B
Specchi incantati - volume B
Poesia e teatro