Specchi incantati - volume B

76 Una foresta di simboli Su questa strada, nel secondo Ottocento si è andati oltre l idea che il mondo circostante potesse rispecchiare le passioni umane. La natura, ha scritto Charles Baudelaire (1821-1867) nel sonetto Corrispondenze, compreso nei Fiori del male, è un «tempio ove pilastri viventi / lasciano sfuggire a tratti confuse parole , è una «foresta di simboli dove si inoltra il poeta, nel tentativo di spingersi al di là delle apparenze, per cogliere il mistero della vita. Il primo poeta italiano capace di raccogliere con modalità originali questo modo di percepire la realtà è Giovanni Pascoli (1855-1912, T4 e T5, pp. 92 e 97), che nei suoi versi rappresenta la vita rurale con estrema precisione, nominando puntualmente piante, alberi, animali. La sua però non vuole essere una semplice riproduzione della natura: egli infatti proietta su di essa i traumi della sua esistenza, e in particolare i lutti che ne hanno segnato la gioventù, trasponendoli in una serie di immagini ricorrenti, come quella del nido, emblema degli affetti domestici. Metamorfosi vegetali Altri poeti hanno preferito valorizzare il desiderio di immergersi e fondersi nella natura, adeguando il proprio respiro a quello dell universo. ciò che avviene nell Alcyone, dove Gabriele d Annunzio (1863-1938) trasfigura una meravigliosa estate trascorsa in Toscana. La pioggia nel pineto ( T6, p. 100) è uno dei molti componimenti in cui propone il tema della metamorfosi: il poeta e la sua compagna durante un acquazzone si inoltrano in un bosco a poca distanza dal mare, sperimentando a contatto con il verde un estasi panica (il dio Pan, nella mitologia greca, era un essere metà uomo e metà capra), ovvero l impressione di una felicità perfetta, derivante da una completa simbiosi con la natura. La città, fra orrore e attrazione I poeti hanno naturalmente rivolto lo sguardo anche sullo spazio fondamentale per l uomo moderno, la città, nella quale certo non è possibile trovare la felicità serena e pacificata di un locus amoenus campestre, ovvero di un ambiente ideale, lontano dalle tensioni del mondo urbano. compito e destino delle metropoli cambiare volto, adeguandosi alle incessanti trasformazioni della società, a volte così veloci da rendere interi quartieri irriconoscibili a distanza di pochi decenni. Se da un lato tale metamorfosi angoscia quanti fanno fatica a trovare serenità in

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Poesia e teatro