Specchi incantati - volume B

Albatri, acrobati e operai SPECCHI di CARTA Due persone si muovono in un giardino, osservati da qualcuno o, forse, da qualcosa... Chi sono e che cosa è successo tra di loro? Quali emozioni stanno vivendo? Ma soprattutto chi pronuncia le parole che leggiamo, e a chi appartiene l acuto sguardo che osserva la coppia mentre si aggira tra la vegetazione? Possiamo scoprire la misteriosa verità della poesia solo se rinunciamo a considerarci i soli abitanti del pianeta: la natura ci osserva, ci capisce e ci giudica. Per questo, l ammonimento a non contaminare il giardino sotto l impulso di emozioni distruttive, pronunciato dal biancospino con disincantata consapevolezza, può assumere anche un valore civico: la bellezza dell ambiente e del paesaggio, che la nostra Costituzione tutela nell articolo 9, è infatti un patrimonio che, al pari dell arte e della cultura, dobbiamo difendere e tramandare, sempre più fiorente, perché è una ricchezza per noi e per le generazioni future. GUIDA ALLA LETTURA Un gioco di maschere Chi legge una poesia dà naturalmente per scontato che a parlare sia l autore: la lirica, infatti, è il genere che esprime i sentimenti più profondi del poeta il quale, con i suoi versi, si confessa, rivelando la propria sensibilità e i propri stati d animo. In un componimento intitolato Il biancospino ci aspetteremmo di scoprire dalla voce dell autrice chissà quale segreto celato dal minuscolo fiore bianco che ricopre i suoi spinosi arbusti selvatici, tra la primavera e l inizio dell estate. Ma qualcosa qui non torna: chi sta in realtà parlando? Come mai sottolinea la propria immobilità? E perché dei sentimenti umani, passione / o rabbia (vv. 16-17), discute con tanto lucido distacco? In realtà è il biancospino stesso che prende la parola e assume la funzione dell io lirico. I ruoli sono capovolti: non è l umano che ragiona di fronte alla bellezza effimera del fiore, ma è il fiore stesso che, dal giardino (v. 3) di un abitazione, osserva le cose umane, abbastanza vicino per capirle, ma sufficientemente lontano per giudicarle con calma. Ditelo con i fiori Sulla scena si muovono due persone che non procedono mano nella mano (v. 2), ma Fianco a fianco (v. 1), senza guardarsi negli occhi come se qualcosa ne avesse turbato la serenità. Il linguaggio del corpo non può mentire, sembra dirci il biancospino: per questo non serve troppa introspezione, sono sufficienti le tracce materiali lasciate dai sentimenti per capire che, scossi dalla passione (v. 16) o dalla rabbia (v. 17), i due si sono allontanati da quel luogo. Si inoltrano così in un campo velenoso (v. 15), simbolo della furia incontrollabile delle emozioni. un luogo affascinante e pericoloso al tempo stesso: un terreno nuovo, dove non portano con sé nulla di quanto hanno raccolto insieme (v. 19). Sono i fiori, dunque, a rivelare la fragilità della natura umana, invitandoci a considerare l importanza di quanto si è condiviso. Un impulso irrazionale può regalare un indimenticabile parentesi di ebbrezza, ma anche vanificare la ricchezza dei ricordi e degli affetti che ci legano al prossimo e che abbiamo accumulato negli anni. Una pronuncia asciutta ed elegante Nel dare la parola al biancospino Louise Gl ck evita pose solenni e un lessico aulico: il linguaggio semplice, la costruzione elementare delle frasi, la mesta melodia assicurata dalla ricca presenza degli enjambements rendono il discorso placido, come se fosse pronunciato a mezza voce, senza sonorità trionfanti né ritmi trascinanti. La sintassi paratattica, che sembra procedere per aggiunte successive, però, non comunica incertezza o dubbi: al contrario, in un unico periodo, che coincide con l intera poesia, il biancospino si esprime senza esitazioni, con la saggezza incarnata dai fiori che muoiono e rinascono ogni anno, e da molte stagioni osservano, imperturbabili, gli errori e le debolezze degli uomini. 71

Specchi incantati - volume B
Specchi incantati - volume B
Poesia e teatro