Specchi incantati - volume B

La commedia 120 125 130 tranione Non voltarti a guardare, scappa, copriti il capo.12 teopropide E tu, perché non scappi? tranione Ma io sono in pace con i morti. teopropide Ah, lo so. Ma allora com è che un minuto fa perché avevi tanta paura? tranione Non pensare a me, ti dico: di me stesso mi occuperò io. Tu continua come avevi cominciato, scappa più lontano che puoi e raccomandati ad Ercole. teopropide O Ercole, ti invoco. (esce di scena correndo) tranione E anch io perché oggi ti mandi un bell accidente, vecchio! O dei immortali, vi scongiuro, proteggetemi: che razza di imbroglio son riuscito a metter su oggi! ATTO III Scena I L usuraio,13 Tranione, Teopropide 135 140 145 usuraio Non ho mai visto un anno più sciagurato di questo per il prestito del denaro. Passo le mie giornate al foro, dalla mattina alla sera, e non trovo nessuno a cui piazzare neanche una moneta. tranione (a parte) Ora sì, per Polluce, che son proprio morto per sempre! C è qui l usuraio che ci ha dato (il denaro) con cui abbiamo riscattato la ragazza e Si scopre tutto, se non corro per tempo ai ripari e impedisco al vecchio di venire a sapere come stanno le cose. Gli andrò incontro. (entra Teopropide) E questo, perché se ne ritorna a casa così di fretta? Non vorrei che fosse venuto a sapere qualcosa. Mi avvicinerò e gli parlerò. Ahimè, che paura che ho, povero me! Non c è niente di peggio della coscienza sporca, per un uomo come nel caso mio. Ma insomma, la cosa sta come sta: continuerò a imbrogliare la matassa, non si può fare altrimenti. (a Teopropide) Da dove vieni? Tito Maccio Plauto, Mostellaria, trad. e note di M. Bettini, Mondadori, Milano 1991 12. copriti il capo: altro gesto di scongiuro, da compiere in caso di apparizione di un fantasma. 13. usuraio: individuo che presta denaro a tassi d interesse altissimi. COME CONTINUA Nella scena successiva a quella della beffa del fantasma, da cui la commedia deriva il suo titolo (mostellum, in latino, è il diminutivo di monstrum, spettro ), sopraggiunge l usuraio, intenzionato a riscuotere il suo credito dal figlio di Teopropide. Per Tranione è sempre più difficile barcamenarsi e fare in modo che il suo inganno non venga scoperto, ma da vero virtuoso della truffa riesce a salvarsi anche in questo caso, convincendo Teopropide che i soldi presi in prestito sono serviti a comprare la casa del vicino. Segue una comica visita in quella casa, in cui Tranione continua a sostenere i suoi inganni. Infine, parlando con un servo di Callidamate, l amico del figlio, il padre scopre l amara verità: oltre il danno, la beffa... Dopo essere andato su tutte le furie, Teopropide concede il perdono al figlio e a Tranione, anche grazie all intervento di Callidamate, che lo esorta a essere comprensivo. 461

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Poesia e teatro