Specchi incantati - volume B

POESIA Gli autori UNIT 1 SPECCHI di CARTA Aggirarsi fra le rovine di un paese, o anche soltanto osservarle come Ungaretti, è un esperienza che non lascia indifferenti. In Italia si calcola che esista circa un migliaio di borghi fantasma. A segnare il loro destino possono essere stati una guerra, il terremoto, le frane, o anche soltanto la miseria, che ha convinto tutti ad andarsene e a lasciare le proprie case, cadute a pezzi piano piano. L erba è cresciuta sulle vie, dalle finestre entra il vento, piove nelle stanze dove un tempo pulsava la vita. Dal focolare la cenere, fredda, si sparge dappertutto. Le voci allegre dei ragazzi che giocavano, delle madri che chiamavano per la cena sono svanite per sempre. Eppure ci sembra ancora di sentirne un eco, guardando un vestito stinto abbandonato in un angolo. Dove saranno tutti? Avranno trovato pace e prosperità? Quanto ci porterà lontani, la vita, dai luoghi che abbiamo amato? Negli anni Sessanta del secolo scorso il borgo di Craco, in provincia di Matera, in Basilicata, è stato evacuato a causa di una frana. Da allora è un paese fantasma. GUIDA ALLA LETTURA 402 Le case in rovina Siamo nell estate del 1916, mentre infuriano i combattimenti fra le truppe italiane e asburgiche: il poeta fissa un panorama di rovine. San Martino del Carso è uno dei tanti paesi conquistati e persi mille volte dai nostri combattenti: bersagliato dalle artiglierie, è ormai raso al suolo. In piedi resta soltanto qualche muro, ridotto a brandello (v. 4), quasi fosse carne viva, simile ai corpi dei soldati morti per occuparlo. Ungaretti è prostrato dalla perdita improvvisa e violenta di tanti compagni con i quali ha diviso fatiche, sofferenze e speranze, scomparsi nel gorgo della guerra. Anche di loro nulla più sopravvive: il v. 2, non è rimasto, ripetuto al v. 7, vuole sottolineare la rispondenza fra paesaggio e stato d animo, rimarcata dalla perfetta simmetria fra le strofe, entrambe di quattro versi e aperte dal medesimo giro sintattico (Di queste case, v. 1; Di tanti, v. 5). Il cimitero del cuore Dopo aver suggerito l analogia fra un muro e la carne, il poeta paragona il proprio cuore a un cimitero, nel quale nessuna croce manca (v. 10). una sorta di ossimoro, che trasforma l organo vitale per eccellenza nello spazio deputato alla custodia dei defunti. Ciò è possibile grazie al ricordo, che consente ai caduti di sopravvivere almeno nel pensiero di chi li ha amati. Ma la loro è una presenza dolorosa, come sottolinea il distico finale, che sigilla il componimento con l asciuttezza di un epigramma, assimilando metaforicamente il cuore (v. 11) al paese più straziato (v. 12), poiché la memoria, se da un lato si oppone ostinatamente all oblio, dall altro tiene vivo il dolore della perdita.

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Poesia e teatro