CARTA CANTA - I rebus di Conte

CARTA CANTA I rebus di Conte Ma i cantautori scrivono prima la musica o il testo delle loro composizioni? Non c è una regola prestabilita, valida per chiunque. Alcuni cominciano dalle parole, e in un secondo momento cercano in esse ispirazione per una melodia, o si accontentano di aggiungere qualche accordo non troppo banale. Altri affrontano i due aspetti in contemporanea; altri ancora si concentrano innanzitutto sulle note. Paolo Conte è uno di questi ultimi: è solito comporre i suoi lavori al pianoforte, in solitudine, lavorando accanitamente sullo spartito. Molti pezzi restano strumentali, altri conosceranno un vestito verbale su misura, a volte cucito con fatica, perché l avvocato astigiano sente particolarmente un problema tipico della lingua italiana, poco adatta ai ritornelli, per la sua penuria di parole tronche. La scintilla che dà avvio alle storie di Conte nasce il più delle volte dalle frizioni fra parole che lo seducono, per il loro suono particolare, o perché evocano realtà lontane, o ricordi di gioventù: pagoda, macaia, tamarindo, fachiro, amaranto... Parole che le melodie in qualche modo attraggono irresistibilmente: «certe cadenze musicali sostiene «appartengono ormai a un codice espressivo e in questo codice le parole finiscono per cadere. Non solo, le musiche hanno dei colori nel loro fondo che condizionano il cromatismo dell immaginazione attraverso il quale, poi, lavoro sulle parole . Spesso la danza scaturita dalla musica è protagonista del testo, come avviene in Boogie e in tante altre canzoni nelle quali Conte tematizza i generi più amati, specie 376

Specchi incantati - volume B
Specchi incantati - volume B
Poesia e teatro