Specchi incantati - volume B

POESIA Generi e temi UNIT 9 La poesia in musica GUIDA ALLA LETTURA Una ballata senza tempo Siamo di fronte a una ballata, cioè a una canzone che narra una storia. Come davanti a ogni racconto, ci chiediamo in che epoca sia ambientata: la domanda, però, non trova una risposta certa perché la ricchezza dei dettagli presenti nel testo non delinea un contesto storico definito. Anche se il riferimento realistico all artiglieria (v. 35) ci fa pensare a una guerra moderna, il tutto rimane però storicamente nell indeterminatezza di un generico anno, di cui vediamo solo il susseguirsi delle stagioni. Anche il dove viene tratteggiato in un modo simile: i particolari del campo di grano (v. 1), del torrente (v. 5) e della valle (v. 22) non si compongono in un quadro riconoscibile, perché il narratore evoca un paesaggio suggestivo ma vago, che suscita un impressione di genericità. In quale luogo siamo? Qual è la frontiera (v. 19) varcata dal soldato? Anche il protagonista, dal nome tanto comune, è un ragazzo qualunque di estrazione popolare. Viene dalla campagna, forse ama pescare, pensa e desidera in modo schiettamente umano, ma non sappiamo quanti anni ha, non conosciamo il suo mestiere, il suo paese e il nome della sua famiglia ci restano ignoti. La canzone, così, può essere riferita a ogni guerra, di qualsiasi epoca, e Piero diventa, pertanto, il doloroso simbolo di tutti i soldati di leva che, strappati ai loro affetti e alla loro giovinezza, sono mandati a morire per qualcosa in cui non credono. Piero l antieroe Il racconto in versi ci permette di entrare in stretto contatto con Piero. Conosciamo, seguendo la storia, la sua iniziale ripugnanza verso una guerra che, disseminando di cadaveri le vitali acque del fiume, contamina addirittura la purezza della natura. Sentiamo, poi, la profonda tristezza del ragazzo che parte controvoglia, costretto da un innaturale dovere al quale il paesaggio stesso, rallentando con le intemperie la marcia del soldato, sembra ribellarsi. Avvertiamo tutto il peso dei pensieri, delle incertezze e dei timori che gravano, sul suo spirito, come lo zaino militare che porta sulla schiena. Insomma, Piero non ha nulla di eroico né di marziale: la sua indole è mite e la sua visione del mondo non contempla la violenza. E infatti, attraverso un intenso botta e risposta tra narratore e personaggio nelle strofe centrali della ballata, assistiamo alla pacifica ma eclatante disobbedienza di Piero: partito per dovere, e per dovere arrivato, una volta di fronte al nemico si rifiuta però di applicare la logica militare e, piuttosto che patire per il resto dei suoi giorni il rimorso dell assassinio, si lascia uccidere. un atto che si configura come una scandalosa diserzione ma, contravvenendo alle regole e all istinto, Piero attesta il rifiuto della barbarie bellica riconoscendo nell altro, come in uno specchio, la sua stessa umanità sotto la divisa di un altro colore (v. 24). Un epica minore tra parallelismi e contrasti Come un vecchio cantastorie, che recita di piazza in piazza le vicende narrandole a memoria, l autore scrive una canzone facile da ricordare, che si chiude circolarmente con le stesse parole che l avevano aperta. Vediamo così molti espedienti formali dell epica, il genere che, nell antichità, narrava le gesta guerresche degli eroi ed era tramandato a memoria. E anche se è un epica minore, che parla di un ignoto antieroe, la metrica e le rime sono quasi perfettamente regolari; le anafore e in generale le ripetizioni si susseguono, sia all interno della singola strofa sia per legare tra loro intere strofe. Ai molti fenomeni di ripetizione sul piano della forma si accompagna però una serie di contrasti sul piano del contenuto. La canzone, infatti, si apre con la metafora del sonno della morte e suggerisce una dolente contrapposizione tra la pienezza vitale dell estate matura nel campo di grano, pronto per la mietitura, e la giovinezza stroncata del soldato morto prima di potere quella pienezza viverla direttamente. Il contrasto si fa addirittura stridente tra le parole troppo gelate (v. 52) che, troncate dalla morte, né il narratore né noi mai conosceremo, e il sole brillante che fa rosseggiare i papaveri, antico simbolo dell oblio. 362

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Poesia e teatro