Specchi incantati - volume B

Ed è subito pera 20 Una volta spesi un gruzzolo per andare a Veracruz a veder sette zanzare un po vizze nella teca ma di pura razza azteca. Una fanfara, in fondo alla pineta, canta di una zanzara senza meta. Toti Scialoja, Versi del senso perso, Einaudi, Torino 2009 17. Veracruz: città messicana. 19. vizze: avvizzite. 20. azteca: la civiltà azteca dominò il Messico sino all arrivo degli spagnoli nel XVI secolo. 21. fanfara: banda musicale composta da strumenti a ato. SPECCHI di CARTA Capita a tutti di ritrovarsi con una paroletta che ronza in testa, magari sentita da qualcuno, letta in un libro e ora rispuntata fuori chissà come. Ce la rimastichiamo in bocca, a volte pronunciandola anche ad alta voce, come per scacciarla via. Sembra sparita, ma ecco che imperterrita più tardi torna a pungere la fantasia, come la zanzara di Scialoja. A volte si tratta di un termine strano o misterioso, che ci è rimasto impresso perché inusuale: zuzzurellone , obnubilato , lapalissiano , velopendulo o vattelapesca ! Altre volte è una parola qualsiasi, che usiamo normalmente nella vita quotidiana, e assaporiamo come fosse nuova: tapparella , focaccia , volante ... come un risveglio improvviso, che ci fa intravedere quale meraviglioso dono sia la lingua, quando si evade dalla gabbia delle frasi fatte. GUIDA ALLA LETTURA Chicchi di melagrana Protagonisti delle poesie di Scialoja sono spesso gli animali, come si comprende scorrendo i titoli delle sue raccolte: Amato topino caro, Una vespa! Che spavento, Ghiro ghiro tonto, e così via. Non siamo però nell ambito della fiaba, ma in quello del nonsense, dove regna l umorismo, scatenato dagli accostamenti paradossali fra parole e concetti a prima vista lontanissimi. Il metodo di Scialoja è semplice: come nella sua pittura astratta si abbandona a un colore, in poesia parte da un termine, o addirittura da un suono come può essere il ronzio della zanzara che colpisce la sua immaginazione. Questo diventa il nucleo generatore, attirando parole fonicamente simili: chicchi di melagrana che il poeta dispone come gli pare, creando cortocircuiti sorprendenti. Senso perso e ritrovato Scialoja chiama questi componimenti «versi del senso perso . Ma ciò non significa che siano del tutto incomprensibili. Oltre a insistere sul medesimo tema sonoro (la zeta, nel caso specifico), nelle sue strofette si compone sempre una storia. A differenza delle classiche filastrocche, qui però c è un universo in cui non vigono le regole della logica, come si comprende scorrendo le situazioni assurde in cui capita la zanzara. Nella prima quartina la vediamo triste e inappetente (non si azzarda a succhiar sangue, v. 3) per motivi misteriosi. 279

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Poesia e teatro