T6 EUGENIO MONTALE, Ho sceso, dandoti il braccio (da Satura)

Eugenio Montale nasce nel 1896 a Genova da una famiglia benestante. Studia ragioneria e comincia a prendere lezioni di canto. Durante la Prima guerra mondiale è al fronte come volontario. Nel 1925 esordisce con una raccolta di versi, Ossi di seppia, che combina il paesaggio scabro della sua Liguria con un profondo slancio filosofico ed esistenziale. Dal 1929 dirige il Gabinetto Vieusseux, un antica istituzione culturale di Firenze. In questi anni conosce Drusilla Tanzi, che in seguito diverrà sua moglie, e Irma Brandeis, la musa che ispirerà Le occasioni, il secondo libro di poesie, uscito nel 1939. Nel dopoguerra acquista una fama sempre maggiore, e dal 1948 si trasferisce a Milano, per lavorare al Corriere della Sera . Tra le sue opere, ricordiamo La Bufera e altro (1956) e Satura (1971), che rappresenta l approdo a uno stile prosastico e ironico, molto lontano dalla lirica evocativa degli esordi. Nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura. Muore nel 1981 a Milano. EUGENIO MONTALE T6 Audio LETTURA 5 10 Ho sceso, dandoti il braccio TRATTO DA Satura, 1971 METRO due strofe di versi liberi Montale scrive questa lirica tra il 1964 e il 1967, qualche anno dopo la morte di sua moglie, Drusilla Tanzi, da lui soprannominata Mosca per le spesse lenti da vista che la donna portava a causa di una forte miopia. Compagna fedele di una vita, Mosca viene qui ricordata come il simbolo, dolce e indispensabile, dell amore coniugale: la sua mancanza fa affiorare nel poeta il ricordo dei gesti semplici della quotidianità. Gesti affettuosi di una complicità che neppure la morte può cancellare. Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. PAROLA DI Scorni Perché alcune specie hanno sviluppato le corna? Sembra che queste appendici, per esempio in alcuni bovini, servano per regolare la temperatura corporea; in altri casi sono uno strumento di difesa e di offesa, alcuni maschi le usano per conquistare le femmine. Indipendentemente dalla loro funzione, non deve essere piacevole per un animale perdere le corna. Si capisce il motivo per cui la parola scorno (che deriva dal verbo scornare, propriamente privare delle corna un animale ) si riferisca allo stato d animo di forte umiliazione o avvilimento provocato da una sconfitta. Eugenio Montale, L opera in versi, Einaudi, Torino 1980 4. né... occorrono: non mi riguardano più. 5. le coincidenze, le prenotazioni: riferimen- 158 to alle necessità legate all organizzazione dei viaggi compiuti dal poeta. 9. quattr occhi: quelli del poeta e della moglie.

Specchi incantati - volume B
Specchi incantati - volume B
Poesia e teatro