Specchi incantati - volume B

POESIA Generi e temi UNIT 3 La poesia d amore non riesce a placare e a razionalizzare. La sua passione per la donna è infatti un sentimento per sua natura contraddittorio: se da un lato l amore diventa la sola ragione di vita del poeta, dall altro è anche causa di un dolore inguaribile. La figura retorica dell antitesi è dunque adattissima a rendere l esperienza amorosa vissuta, sempre in bilico tra gioioso trasporto e amara frustrazione: et ardo, et son un ghiaccio (v. 2) rappresenta lo stato febbricitante di Petrarca attraverso l opposizione della fiamma al gelo; il poeta ora si eleva verso l infinità del cielo, ora si sente avvinto e prostrato sulla terra (volo sopra l cielo, et giaccio in terra, v. 3); vorrebbe abbracciare tutto l mondo vagheggiando attraverso un iperbole le gioie dell amore ma il suo slancio, nella realtà, non porta a nessun risultato (nulla stringo, v. 4). Confuso dalla passione La seconda strofa del sonetto si concentra sulla metafora bellica già introdotta nell incipit, sviluppandola in due fondamentali direzioni: il motivo della prigionia e quello della ferita. Ai vv. 5-6, infatti, il poeta si paragona a un carcerato molto particolare: non è né libero né prigioniero, non viene rilasciato dalla sua carnefice (non m apre, v. 5; né scioglie il laccio, v. 6), ma non è nemmeno chiuso a chiave (né serra, v. 5; né per suo mi riten, v. 6). L antitesi libertà-prigionia viene poi sostituita, ai vv. 7-8, da quella morte-vita : dopo aver ferito il poeta con un micidiale dardo, Amore lascia il ferro nel corpo della vittima, senza però infliggere il colpo di grazia. Il risultato è sempre lo stesso: una paradossale confusione di termini opposti che rendono perfettamente il senso di dissidio interiore. Gli effetti dell amore, così, smentiscono il pensiero comune: solitamente, infatti, si crede che due emozioni o concetti contrari non possano convivere in modo simultaneo. Petrarca ci spiega invece che, almeno in amore, tale regola non vale: si può vedere senza occhi e urlare senza lingua (v. 9), desiderare contemporaneamente l annientamento (bramo di perir, v. 10) e la salvezza (cheggio aita, v. 10), alimentare uno slancio autodistruttivo (ò in odio me stesso, v. 11) e non resistere alle lusinghe dell amore (amo altrui, v. 11), fino a nutrirsi della sofferenza (v. 12) e a voler vivere e, allo stesso tempo, morire (egualmente mi spiace morte et vita, v. 13). Raffigurazione di Laura in un edizione rinascimentale del Canzoniere, illustrata da Antonio Grifo. LABORATORIO SUL TESTO COMPRENDERE 1. Trascrivi accanto alle parafrasi le espressioni del testo corrispondenti. a) Mi nutro di dolore __________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ b) Brucio e mi sento gelare _______________________________________ _____________________________________________________________________________________ c) Desidero morire, e chiedo aiuto ____________________________ _____________________________________________________________________________________ d) Ho in odio allo stesso modo sia la morte sia la vita _____________________________________________________________________________________ e) Amore non mi uccide _____________________________________________ _____________________________________________________________________________________ f) Non riesco a parlare _______________________________________________ _____________________________________________________________________________________ 144

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Poesia e teatro