Prova 3

PROVA 3 TESTO A Test INTERATTIVO Giuseppe Audio LETTURA 5 10 15 20 25 30 35 Il primo inverno della sua vita, come già l autunno, Giuseppe lo passò in totale clausura, per quanto il suo mondo via via si fosse allargato dalla stanza da letto al resto dell appartamento. Durante la cattiva stagione, tutte le finestre erano chiuse; ma anche a finestre aperte, in ogni caso la sua piccola voce si sarebbe dispersa nei rumori della strada e nel vocio del cortile. Il cortile era immenso, giacché il caseggiato comprendeva diverse scale, dalla scala A alla scala E. La casa di Ida1 si trovava all interno 19 della scala D, ed essendo all ultimo piano non aveva vicini diretti. Oltre al suo, difatti, su quel ballatoio si apriva soltanto un altro uscio, più in alto, che portava i serbatoi dell acqua. Le stanze dell interno 19 scala D erano, per Giuseppe, tutto il mondo conosciuto; e anzi, l esistenza di un altro mondo esterno doveva essere, per lui, vaga come una nebulosa, giacché, ancora troppo piccolo per arrivare alle finestre, dal basso non ne vedeva che l aria. Non battezzato, né circonciso, nessuna parrocchia si era preoccupata di riscattarlo, e lo stato di guerra, con la confusione crescente degli ordini, favoriva il suo bando dalla creazione. Nella sua precocità aveva presto imparato a camminare per la casa sulle ginocchia e sulle mani, a imitazione di Blitz2, che forse fu il suo maestro. L uscio dell ingresso, per lui, era lo sbarramento estremo dell universo, come le Colonne d Ercole per gli antichi esploratori. Adesso, non era più nudo; ma infagottato, per ripararsi dal freddo, in vari cenci di lana che lo facevano sembrare un poco più tondo, come i cuccioli nel loro pelo. Il disegno del suo viso ormai si precisava con evidenza. La forma del nasino cominciava a profilarsi, diritta e delicata; e i tratti nella loro minuzia, ricordavano certe sculture asiatiche. Decisamente, non somigliava a nessuno della parentela; il suo sguardo era fiducioso e festante. Non s era mai visto una creatura più allegra di lui. Tutto ciò che vedeva intorno lo interessava e lo animava gioiosamente. Mirava esilarato i fili della pioggia fuori della finestra, come fossero coriandoli e stelle filanti multicolori. E se, come accade, la luce solare, arrivando indiretta al soffitto, vi portava, riflesso in ombre, il movimento mattiniero della strada, lui ci si appassionava senza stancarsene: come assistesse a uno spettacolo straordinario di giocolieri cinesi che si dava apposta per lui. Si sarebbe detto, invero, alle sue risa, al continuo illuminarsi della sua faccetta, che lui non vedeva le cose ristrette dentro i loro aspetti usuali. Altrimenti non si spiegava come mai la scena miserabile, monotona, che la casa gli offriva ogni giorno, potesse rendergli un divertimento così cangiante, e inesauribile. Il colore di uno straccio, d una cartaccia, bastava a rapirlo in un riso di stupore. Una delle prime parole che imparò a dire fu ttelle (stelle). Però chiamava ttelle anche le lampadine di casa, i derelitti fiori che Ida portava da scuola, i mazzi di cipolle appesi, perfino le maniglie delle porte, e in seguito PROVA 3 361

La Grammatica Treccani - La palestra
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Per la scuola secondaria di primo grado