T1 - Il pasto del ciclope (Virgilio, Eneide)

Il fantastico e l orrore T1 Il pasto del ciclope Virgilio Eneide III, 616-638 Approdati sulle spiagge della Sicilia, Enea e i suoi seguaci incontrano Achemenide, uno dei soldati di Ulisse, abbandonato per errore dai compagni in fuga da Polifemo: è proprio lui a raccontare a Enea e al padre Anchise che cosa era avvenuto quando Ulisse e un gruppo dei suoi uomini erano stati catturati dal ciclope (l episodio è narrato per esteso nel nono libro dell Odissea). Il mostruoso gigante con un occhio solo, dall aspetto antropomorfo ma dal comportamento violento e feroce (culminante nel pasto cannibalico), esprime bene l orrore suscitato dalla zona di confine tra umano e bestiale: è un esempio di creatura fantastica, nella quale possiamo però scorgere l immagine grottescamente deformata di ciò che l uomo stesso può diventare, quando è preda incontrollata degli istinti più brutali. I compagni, abbandonando atterriti le crudeli soglie, immemori mi lasciarono qui nel vasto antro del Ciclope. Dimora di sangue corrotto e di cibi sanguinosi, oscura dentro, enorme. Egli gigantesco tocca 620 le alte stelle o dei, allontanate dalla terra una tale peste! insostenibile allo sguardo, inaccessibile alla parola. Si nutre di carni di sventurati e di nero sangue. Io lo vidi afferrare con la grande mano due corpi del nostro gruppo, disteso in mezzo all antro, 625 e infrangerli a una roccia, e le soglie grondare di sangue; lo vidi mordere le membra fluenti di neri umori; gli arti tremavano tiepidi sotto i denti. Ma non impunemente; Ulisse non poté sopportarlo, l itacense1 non fu immemore di sé in tale momento. 630 Infatti, appena riempito di cibi e sepolto nel vino poggiò il capo reclino, e immenso giacque nell antro, eruttando sangue e, nel sonno, brandelli frammisti a vino cruento, noi, supplicati i grandi numi, e sorteggiati i compiti, lo circondiamo insieme 635 da tutte le parti, e con un palo aguzzo gli trapassiamo l unico enorme occhio che si celava sotto la torva fronte, simile a uno scudo argolico o al globo luminoso di Febo,2 e infine vendichiamo con gioia le ombre dei compagni. (trad. L. Canali) 1. l itacense: Ulisse, in quanto nato a Itaca. 2. Febo: Febo Apollo, qui identificato con il sole. 667

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale