Tua vivit imago - volume 2

L INCONTRO CON L AUTORE LO STILE DI VIRGILIO lirismo effetti coloristici e sonori arcaismi drammaticità La capacità stilistica di Virgilio è quella di conferire al descrittivismo realistico tipico del genere epico una forte impronta lirica e sentimentale. Discende da questo nuovo modo di intendere l èpos la tendenza, nel brano, alla valorizzazione di effetti coloristici e sonori: i colores dei due serpenti (iubaeque / sanguineae, vv. 206-207), il sibilo delle loro fauci (sibila lambebant linguis vibrantibus ora, v. 211), il sinuoso avvilupparsi delle loro spire (con l orrido dettaglio dell epidermide squamosa: bis collo squamea circum / terga dati, vv. 218-219) contrappuntano, con viva drammaticità, tutta la scena. Il ritmo concitato della descrizione è però impreziosito anche da accorgimenti stilistici di matrice arcaizzante, come l uso dell avverbio pone (v. 208) e del sostantivo salum (v. 209), il progressivo incremento di coppie di versi fino al tragico epilogo, la brev tas della similitudine con il toro ferito istituita ai vv. 223-224, la cui funzione è quella di rovesciare repentinamente la sorte di Laocoonte (dapprima vate conscio del destino fatale di Troia, poi vittima di una sorte più tragica). Di grande rilievo espressivo è inoltre la disposizione delle parole, che ricerca effetti di tensione attraverso il frequente ricorso a iperbati ed enjambement (gemini / angues, vv. 203-204; saucius / taurus, vv. 223-224), tesi talora anche a suggerire visivamente l immagine descritta (come nel caso del groviglio formato dai serpenti e dai figli di Laocoonte: parva duorum / corpora natorum, vv. 213-214). I TEMI DI VIRGILIO disegno divino morte compassione Il dramma della morte di Laocoonte e dei suoi figli, nucleo tematico del brano, si esaurisce nel volgere di pochi istanti; eppure vi si trovano riassunti alcuni degli elementi narrativi più caratteristici dell Eneide: lo sguardo addolorato sulla morte (che emerge dai toni patetici dell intera descrizione dell uccisione dei figli e dei disperati sforzi di Laocoonte per salvarli), lo strazio fisico colto nella sua plasticità (miseros morsu depascitur artus, v. 215), la tenerezza compassionevole per una punizione ingiustamente inflitta a vittime innocenti (suggerita anche, indirettamente, dalla similitudine con il toro ferito: qualis mug tus, fugit cum saucius aram / taurus, vv. 223-224). Governa, però, la descrizione di questo episodio, così come l intero secondo libro da cui esso è tratto, la sottesa convinzione di Enea (e del poeta) che dietro alle due creature mostruose in azione (il cavallo di legno da una parte, i serpenti dall altra) ci sia un disegno divino ben preciso: far sì che tali macchine esiziali portino a termine la rovina di Troia e preparino il futuro a Roma, la nuova Troia . Il tragico destino delle vittime innocenti non contraddice, insomma, l esistenza di un disegno superiore, alla cui realizzazione nessuno può sottrarsi; quest ultimo però, a sua volta, giustifica forse, ma certo non cancella la sofferenza delle vittime (così come di coloro che si trovano, senza alcuna colpa, a ricoprire di fatto il ruolo degli antagonisti , da Didone a Turno): la contraddizione tra questi due piani è uno dei nuclei tematici e ideologici più profondi del poema virgiliano. 79

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Età augustea