Tua vivit imago - volume 2

L autore Virgilio Jean-AugusteDominique Ingres, Virgilio legge l Eneide ad Augusto, Livia e Ottavia, ca 1812. Tolosa, Musée des Augustins. E soprattutto espressioni pseudoformulari, cioè strutture che arieggiano la formularità statica e stereotipata dei poemi omerici, di cui non mantengono, però, la funzione ripetitivo-mnemonica, assumendo piuttosto o il valore di indicazioni narrative con cui il poeta prende le distanze dall oggetto stesso del racconto (come, per esempio, fama est in III, 551, 578, 694, VI, 14, VII, 205, VIII, 600, X, 641, XII, 735) o, al contrario, un valore sentimentale (mortalibus aegris, patetica clausola di verso in II, 268, X, 274 e XII, 850). Si riducono, come già nelle Georgiche, i preziosismi tipici dello stile neoterico, mentre acquista maggiore scorrevolezza la struttura dei periodi, tendenzialmente paratattica e ricca di enjambement (hic demum collectis omnibus una / defuit , II, 743-744; infelix umero cum apparuit alto / balteus , XII, 941-942). I movimenti sintattici sono prosodicamente ritmati dalla successione di unità metriche che si dipanano fra cesure principali e secondarie, spezzando così la monotonia dell esametro nella forma in cui era stato disciplinato dagli alessandrini (con particolare predilezione per l uso della sinalefe e della sineresi); la loro configurazione retorica è volta alla ricerca di ridondanze (con particolare predilezione per il cosiddetto dicolon abundans: qui nati coram me cernere letum / fecisti et patrios foedasti funere vultus, II, 538-539, ove la seconda parte, in apparenza ridondante, integra la prima con notazioni patetiche), tropi*, cioè scambi dei rapporti sintattici fra le parole e nessi lessicali inediti, ossia accostamenti di parole dell uso comune, capaci di acquisire valori inattesi se combinati l uno con l altro (per esempio rupit vocem, ruppe il silenzio , II, 219; ventis dare vela, dare ai venti le vele , cioè salpare , IV, 546; frontem rugis arat, ara la fronte di rughe , cioè solca la fronte , VII, 417). Numerose, infine, sono le figurae elocutionis: anafore che descrivono in crescendo i sentimenti dei personaggi (Nec te noster amor nec te data dextera quondam, IV, 307); anastrofi che danno dinamicità al testo (Te propter Libycae gen tes Nomadumque tyranni / odere, infensi Tyrii; te propter eundem / extinctus pudor, IV, 320-322); chiasmi (unguibus ora soror foedans et pectora pugnis, IV, 673); endiadi* (veste fulvique pelle leonis, II, 722); hapax (lapsantem, II, 551; septemplicis [da septemplex], XII, 925); omeoptòti* (cedebat clipeoque inimicum hastile trahebat, X, 795); tmesi* (inque ligatus = illigatusque, X, 794); particolari forme di zeugma* (urbem Troianam primum dulcisque meorum / reliquias colerem, ove da colerem dipendono sia urbem Troianam [rispetto al quale vale abitare ], sia dulcis reli quias [rispetto al quale vale custodire ], IV, 343-344). 69

Tua vivit imago - volume 2
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Età augustea