Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO in breve verso tutti esercita la sua pietas: un valore complesso, che è insieme devozione per la famiglia, rispetto per l altro (vincitore o vinto che sia), senso del dovere verso la comunità e riguardo per gli dèi (à pp. 141-142). I sentimenti che Enea vive sono profondamente umani: piange la morte di Creùsa (à T16) e Anchise; uccide Lauso, perché così vuole il destino, ma poi prende fra le braccia il suo corpo e, anziché depredarlo o oltraggiarlo (come avrebbe fatto un eroe omerico), gli rende onore con un elogio funebre (à T23); uccide Turno, perché la vista del bàlteo di Pallante sulla sua spalla gli ravviva l eco del dolore per la morte dell amico, che grida vendetta; ma quando, poco prima, Turno lo supplica di usare clemenza nei suoi confronti, Enea ha un attimo di esitazione e sta per risparmiargli la vita (à T25). Ogni personaggio è Soggettività e molteplicità dei punti di vista Virgilio, quindi, attribuisce a Enea una portatore di un proprio sensibilità moderna, non scontata, capace di scrutare in profondità le fragilità umane, di mondo interiore e Virgilio guardare con rispetto alle vite altrui e di rispettarne le prospettive. Ciò è possibile perché lascia che lo esprima. il mondo virgiliano è caratterizzato da una moltiplicazione di punti di vista: se nei poemi L elemento soggettivo spesso prevale perfino omerici la verità era una e governava l agire di tutti i guerrieri, nell Eneide non solo Enea, sull autore, e i personaggi ma ogni eroe ha una propria verità, ogni personaggio considera la propria vita come un etalvolta sembrano agire sperienza assoluta e pretende di accentrare nel proprio orizzonte tutti gli eventi. il caso di in modo autonomo e indipendente. Il poeta, Didone, donna che ha alle spalle un passato di sofferenze (l usurpazione del trono da parte però, tiene ben salde le del fratello, la morte del marito, l esilio in Africa), che vede nel nuovo amore per Enea il poredini di questa messa tenziale avvio di una nuova vita e che, come la Medea di Apollonio Rodio (IV-III secolo a.C.) in scena e non manca di intervenire per restituire e l Arianna del carme 64 di Catullo, vive il tragico abbandono da parte dell amato: di fronte organicità al testo. a siffatta grandezza tragica, il poeta sente il dovere di far sì che la sua figura giganteggi sulla scena e lascia che la sua dimensione interiore prevalga persino su quella di Enea. Quando Virgilio si cala con tale profondità nella dimensione personale del singolo personaggio, facendo in modo come nel caso di Didone che permei totalmente la narrazione, l elemento soggettivo è spinto a tal punto da non lasciare più spazio neppure alla voce dell autore e il poema si anima di una polifonia di voci disorientante, poiché ogni personaggio, con il proprio punto di vista, relativizza la verità, mettendo in discussione l unicità stessa del progetto divino inseguito da Enea. Questa problematizzazione ideologica si riverbera nella narrazione, che da una parte tende all oggettività tipica dell èpos omerico, imparziale e distaccata, dall altra mira alla soggettività, fondata sull immedesimazione dell autore nell orizzonte personale di ciascun personaggio (empàtheia). Tale valorizzazione estrema dei punti di vista dei singoli personaggi frantuma l oggettività del racconto diegetico, facendo del discorso epico quasi un esposizione drammatica, mimetica : i personaggi si svincolano, come attori teatrali, dalla voce narrante e agiscono sulla scena in totale autonomia. Virgilio, però, non lascia che il policentrismo del testo prenda il sopravvento: queste spinte empatiche, infatti, sono controbilanciate dalla tendenza del narratore a intervenire nel racconto con commenti personali per esternare il proprio affectus ( sentimento ): è grazie a questa ingerenza autoriale (sympàtheia) che egli può porre un freno alle forze centrifughe rappresentate dagli individualismi dei singoli personaggi, ricomporne il disordine polifonico e ripristinare il baricentro della narrazione. Anche in questo caso, tuttavia, siamo pur sempre di fronte a una violazione del codice epico: Omero, infatti, non avrebbe mai potuto irrompere nella narrazione con un giudizio o con un apostrofe ai personaggi. E difatti Virgilio trae questa forma di sympàtheia dal patetismo tipico degli epilli alessandrini e neoterici, facendovi ricorso soprattutto nei momenti di maggiore dolore, come quelli che vedono giovani eroi morire ante diem (Eurìalo e Niso à T21 e T22; Pallante à T26; Lauso à T23; Camilla à T24). Tali interventi autoriali dall alto sono fondamentali: sottraggono il testo alla polifonia dei personaggi, restituiscono una forma epico-impersonale al racconto e ristabiliscono un epicentro ideologico unificante. 66

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Età augustea