Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO 25 30 35 40 degli altri. 9. Essi esitarono un poco, mentre si guardavano l un l altro in attesa di attaccare battaglia; poi il sentimento dell onore li spinse a combattere, e con alte grida da ogni parte scagliarono dardi contro quel solo nemico. 10. Ma poiché questi s erano conficcati tutti quanti nello scudo ch egli opponeva, ed egli restava ben piantato sul ponte continuando a difenderlo con la stessa fermezza, già s accingevano a scacciare a forza l eroe, quando sia il fragore del ponte distrutto sia le grida che si levavano dai Romani in segno di giubilo per aver compiuto l opera trattennero per l improvviso terrore l assalto. 11. Allora Coclite: «Padre Tiberino ,6 esclamò, «ti prego devotamente di accogliere con propizie acque queste armi e questo soldato! . E così, armato com era, si gettò nel Tevere, e sotto una fitta pioggia di dardi nuotò incolume fino ai suoi, dopo aver osato un impresa che presso i posteri avrebbe ottenuto più fama che credito. La cittadinanza gli dimostrò la sua riconoscenza per tanto coraggio: gli fu innalzata una statua nel Comizio, e gli fu donata tanta terra quanta ne poté delimitare in un giorno con l aratro. Tra le pubbliche onoranze facevano spicco anche gli omaggi dei privati; infatti, nonostante la grave carestia, ciascuno secondo le proprie sostanze gli offrì qualcosa privando sé stesso dello stretto necessario. (trad. M. Scàndola) 6. Padre Tiberino: Coclite invoca la divinità che è personificazione del fiume Tevere. Analisi del testo Alla mischia come a singolar tenzone L attacco sferrato dagli Etruschi al ponte Sublicio terrorizza profondamente i soldati posti lì di guardia, spingendoli a una vergognosa fuga. Rimangono, statuari nel loro coraggio, Orazio Coclite e i suoi due compagni (e futuri consoli) Spurio Larcio e Tito Erminio. Quando, però, anche questi due sono costretti a ritirarsi, Orazio Coclite rimane solo ad affrontare i nemici, dando prova di incredibile coraggio e spirito di sacrificio nell interesse della comunità, nonché di grande devozione religiosa, che dimostra, in particolare, nel momento in cui rivolge una preghiera al fiume Tevere pur nella drammatica concitazione del momento: tutte virtù, queste, ripagate dalla circostanza quasi miracolosa per la quale l eroe si salva pur nuotando carico di armi e «sotto una fitta pioggia di dardi (r. 34). Gli onori tributati all eroe dopo l eccezionale impresa compiuta forniscono implicitamente la morale esemplare dell episodio, quella cioè per la quale il coraggio, il valore e lo spirito di sacrificio vengono infine premiati. interessante notare che però, secondo un altra versione dell episodio tramandata dallo storico greco Polibio, Orazio Coclite sarebbe, invece, morto nel fiume: alcuni critici ritengono anzi che sia quest ultima la versione originaria (successivamente abbellita dalla sopravvivenza e dalla ricompensa del protagonista), mentre altri fanno notare che l uso, da parte di Livio, di espressioni poetiche fa pensare ad un derivazione da Ennio, che testimonierebbe la versione più antica e tradizionale della vicenda. L altezza solenne di un brano epico I toni del brano sono, in risposta alla sostenutezza epica del racconto, assai elevati: sono impiegate immagini metaforiche proprie del linguaggio poetico, come primam periculi procellam (l espressione è qui tradotta come «il primo pericoloso assalto , rr. 19-20, ma significa, alla lettera, la prima tempesta del pericolo ), nella quale è da notare anche la triplice allitterazione; sentenze di forte impatto, come «immemori della propria libertà venivano a combattere quella degli altri (rr. 24-25); e sono descritti gesti caratteristici degli eroi dell epica, come quello di guardare i nemici con «occhi truci e minacciosi , rr. 22-23, (in latino circumfe rens truces minaciter oculos, lett. volgendo intorno i truci occhi in modo minaccioso ). Anche la chiusa del brano, con la formula di preghiera rivolta al padre Tevere (r. 32), suggella con forza la sacralità della vicenda. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 634

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Età augustea