Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO Analisi del testo Un eroico duello per la patria La vicenda del duello fra gli Orazi e i Curiazi, riportata anche dallo storico greco Dionigi di Alicarnasso (ca 60-7 a.C.), doveva essere presente già negli Annales di Ennio. Tuttavia in Ab Urbe condita I, 24, 1, Livio non manca di notare che, nonostante «nessun altro fatto dell antichità sia più famoso , fra gli annalisti esistevano delle divergenze persino nell attribuzione a una città o all altra degli uni e degli altri gemelli: «in così celebre evento rimane incertezza sui nomi, di quale popolo siano stati gli Orazi e di quale i Curiazi (trad. L. Perelli). Come è sua abitudine, lo storico riferisce che esiste una discordanza tra le fonti: in questo caso egli sceglie di dar credito alla versione riportata dalla maggior parte degli autori, per cui gli Orazi erano romani e i Curiazi albani. Nel capitolo precedente a quello antologizzato Livio descrive con minuzia i termini del patto con cui si decide di affrontare il duello e le azioni rituali che lo sanciscono, dimostrando così quanto valesse la fides in un mondo guerriero come quello della Roma delle origini (Ab Urbe condita I, 24, 4-9). L intera procedura è sancita, infine, da un invocazione a Giove: «Ascolta, o Giove, ascolta, o padre patrato [il capo dei Feziali, incaricato di stipulare i patti con i popoli stranieri] del popolo albano, ascolta anche tu, o popolo albano: a quelle condizioni che oggi pubblicamente dalla prima parola all ultima sono state lette da quelle tavolette e da quella cera senza inganno, e che oggi qui esattamente sono state intese, il popolo romano non verrà meno per primo. Se per primo verrà meno con colpevole inganno per pubblica deliberazione, allora in quel giorno, o Giove, colpisci il popolo romano così come io qui oggi colpirò questo porco [che veniva poi colpito, al termine del giuramento, con una selce], e tanto più fortemente colpiscilo, quanto più forte è il tuo potere e la tua forza (Ab Urbe condita I, 24, 7-8, trad. L. Perelli). Il tragico seguito della vicenda Nel capitolo successivo Livio racconta come il duello, conclusosi felicemente con la vittoria dell Orazio superstite, abbia poi un seguito tragico: tornando in città, il giovane vittorioso incontra la sorella, che, riconoscendo sulle spalle del fratello il mantello del Curiazio di cui era innamorata, scoppia in un pianto disperato. Il fratello, colto da un ira incontenibile perché la donna lamenta la perdita di un nemico della città, la trafigge con la spada. Il gesto di Orazio appare così orribile ai Romani che, nonostante i meriti acquisiti, il giovane viene condannato a morte. Orazio esercita allora il diritto di appellarsi al popolo (la provocatio ad populum, di cui Livio colloca in questa occasione l istituzione, benché la prima attestazione storicamente sicura risalga al 300 a.C.) e, dopo che anche il padre è intervenuto a difenderlo sostenendo la legittimità dell uccisione della figlia, ottiene l assoluzione. La storia del duello eserciterà un grande fascino sull immaginario romano e abbiamo notizia che in età augustea si riteneva che esistesse al sesto miglio della via Appia un mausoleo degli Orazi. La vicenda diverrà poi canonica e sarà utilizzata spesso anche per le esercitazioni retoriche: lo stesso Cicerone, nel trattato del 77 a.C. intitolato De inventione (II, 78-79), propone la storia dell Orazio superstite, uccisore della sorella, come un canovaccio per i futuri avvocati. Jacques-Louis David, Giuramento degli Orazi, 1784. Parigi, Museo del Louvre. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 626

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Età augustea