Tua vivit imago - volume 2

L autore Livio 15 20 25 30 35 40 45 citi. Né gli uni né gli altri pensano al proprio pericolo, ma al pubblico potere e alla schiavitù, e quindi alla sorte della patria, che sarebbe stata quella che essi le avrebbero preparato. 4. Non appena al primo scontro risonarono le armi e scintillando risplendettero le spade, un gran tremito assalì gli spettatori; e poiché la speranza non inclinava né dall una né dall altra parte, ci si sentiva mancar la voce e il fiato. 5. Come poi vennero alle strette, quando ormai non solo i movimenti delle membra e l incrociarsi delle spade e degli scudi, ma anche le ferite e il sangue attiravano gli sguardi, due dei Romani, feriti i tre Albani, caddero morenti uno sopra l altro. 6. Alla caduta di costoro, mentre l esercito albano era scoppiato in un grido di gioia, ogni speranza aveva ormai abbandonato le truppe romane, ma non per questo era cessata l ansia, ché tutti trepidavano per la sorte dell unico rimasto che i Curiazi avevano circondato. 7. Per fortuna egli era illeso, e se da solo era in condizioni di netta inferiorità di fronte ai tre riuniti, era però imbattibile contro ciascuno di loro. Per poter dunque combatterli separatamente, cominciò a fuggire pensando che essi lo avrebbero inseguito fintanto che a ciascuno lo consentisse il corpo indebolito dalle ferite. 8. S era già allontanato d un buon tratto dal punto in cui s era combattuto quando, volgendosi indietro, s accorse che gli inseguitori erano assai distanti l uno dall altro e che soltanto uno non era molto lontano da lui. 9. Contro di esso egli si volse con grande impeto, e mentre l esercito albano gridava ai Curiazi che portassero aiuto al fratello, già l Orazio, vinto ed ucciso il suo avversario, si preparava al secondo assalto. Allora i Romani, con una acclamazione fragorosa qual è quella con cui gli spettatori salutano una vittoria inaspettata, incitano il loro campione; ed egli si affretta a porre fine al combattimento. 10. Così, prima che uno dei due e non era molto lontano potesse raggiungerlo, egli uccide il secondo Curiazio; 11. e ormai pareggiate le sorti, ne era rimasto uno solo per parte; ma, quanto alle speranze e alle forze, non v era alcuna parità. Il corpo illeso e la duplice vittoria rendevano l uno baldanzoso di fronte al terzo combattimento; l altro, trascinando il corpo prostrato dalle ferite e dalla corsa, e abbattuto dalla strage dei fratelli compiuta sotto i suoi occhi, si abbandona al nemico vincitore. Né fu, quello, un combattimento. 12. Il Romano esultante esclamò: «Due li ho offerti ai Mani1 dei miei fratelli; il terzo lo offrirò alla causa di questa guerra perché i Romani impongano il loro dominio agli Albani . E mentre quello a fatica reggeva le armi, gli conficca dal disopra la spada nella gola, e abbattutolo lo spoglia. 13. I Romani accolgono l Orazio con manifestazioni d esultanza e di giubilo, e tanto più grande è la loro gioia quanto più profondo era stato il timore. Ci si occupa poi della sepoltura dei compagni con ben diverso stato d animo, cresciuti com erano di potenza gli uni, assoggettati gli altri. 14. Restano ancora i sepolcri nei luoghi in cui ciascuno cadde: quelli dei due Romani nello stesso punto più vicino ad Alba, quelli dei tre Albani verso Roma, ma distanti l uno dall altro come anche avevano combattuto. (trad. M. Scàndola) 1. Mani: le anime dei defunti. 625

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Età augustea