Græce loqui - Polibio e la sua storiografia “pragmatica”

L autore Livio gr ce loqui Polibio e la sua storiografia pragmatica Nato a Megalopoli, nel Peloponneso, intorno al 200 a.C., Polibio ricopre un importante carica politica nella lega degli Stati della regione dell Etolia quando questa viene sconfitta dai Romani; viene allora deportato a Roma come ostaggio (168 a.C.) ed è ospitato dalla famiglia degli Scipioni, divenendo una delle figure di primo piano del cosiddetto circolo degli Scipioni , il gruppo di intellettuali, poeti e artisti che anima la vita politica e culturale di Roma nella seconda metà del II secolo a.C. Nella sua opera storica in quaranta libri (di cui solo i primi cinque ci sono giunti per intero) narra le vicende comprese tra l inizio della prima guerra punica (264 a.C.) e la distruzione di Cartagine e Corinto (146 a.C.): l età, dunque, della formidabile espansione romana nel Mediterraneo. Obiettivo dello storico è proprio mostrare come nel volgere di pochi decenni i Romani siano riusciti a sottoporre al proprio dominio tutto il mondo allora conosciuto. Caratteristiche peculiari dell opera di Polibio sono la scrupolosa ricerca dell obiettività storica e l attenzione costante alla dimensione politica della storia, in particolare alle forme di governo dei diversi Stati; riprendendo alcune teorie formulate dai filosofi Platone (V-IV secolo a.C.) e Aristotele (IV secolo a.C.), Polibio sostiene che ogni regime politico, per quanto possa essere positivo, è comunque destinato a corrompersi in una forma degenerata e negativa: la monarchia che, quando il sovrano è illuminato, è la migliore forma di governo si corrompe nella tirannide; l aristocrazia, il potere dei migliori , diviene oligarchia, il potere di pochi ; la democrazia che garantisce la possibilità a tutti di partecipare alla vita pubblica degenera, se non è ben guidata, nell oclocrazia, cioè in un dominio della folla senza freni, e quindi nell anarchia. Secondo Polibio, Roma ha saputo mescolare gli aspetti più positivi dei diversi sistemi politici: la monarchia nel potere dei consoli; l aristocrazia in quello del Senato; la democrazia nelle assemblee popolari (i comizi centuriati e i comizi tributi). In questo modo i tre poteri, equilibrandosi l uno con l altro in un sistema di pesi e contrappesi , non si corrompono e non degenerano: ecco perché, saldamente fondata sulla sua ottima costituzione, Roma è riuscita a conquistare tutto il Mediterraneo. La storiografia pragmatica (come la definisce lui stesso, cioè attenta ai fatti) di Polibio si contrappone alla storiografia drammatica (o tragica , o anche patetica ) della maggioranza degli storici greci di età ellenistica, tra cui Dùride di Samo (IV-III secolo a.C.) e Filarco di Atene (III secolo a.C.), che mira, al contrario, a suscitare le emozioni del lettore piuttosto che a presentare un resoconto preciso e concreto degli eventi, avendo come principale obiettivo il piacere e non l utilità . Gli storici romani, pur condividendo con il filone pragmatico l idea che la storia debba essere utile, di fatto sono assai più vicini, nelle scelte narrative ed espressive, alla storiografia drammatica. Non per caso Cicerone definisce la storiografia opus oratorium maxime, opera in massimo grado oratoria (De legibus I, 5), nella quale cioè l aspetto formale ha un importanza fondamentale. in breve Il rapporto con le fonti Nei confronti delle fonti secondarie, cioè degli storici precedenti, Livio ha un atteggiamento abbastanza disinvolto: in genere tende a prediligerne una e fa ricorso alle altre, menzionandole brevemente, soltanto nei casi di disaccordo, ma senza attuare una vera mediazione tra di esse. Tuttavia non bisogna pensare che egli accetti tutto in maniera acritica: spesso, anzi, esprime il proprio scetticismo nei confronti delle fonti annalistiche che riportano eventi leggendari, oppure la propria approvazione, quando ritiene che esse siano affidabili. Non sono rari, d altra parte, i casi di infedeltà liviana rispetto alla fonte prescelta: nei confronti di Polibio, Livio tende a omettere alcuni particolari, per concentrarsi piuttosto Livio tratta con disinvoltura le fonti letterarie (tra prese di distanza, omissioni ed errori di traduzione) e, pur privilegiando Polibio come fonte per gli eventi più recenti, si allontana dalla sua concezione pragmatica della storia. 585

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea