Le digressioni del primo libro

L autore Virgilio in breve il vario eclissarsi / del sole, le fasi della luna, da cosa derivino / i terremoti, di quale forza i mari profondi si gonfiano, / infranti gli ostacoli, e di nuovo in se stessi riposino, / perché i soli invernali si affrettino tanto a tuffarsi, / nell Oceano, o quale indugio ostacoli le lente notti (II, 477-482; trad. L. Canali). Ma egli non si reputa adeguato a questa eroica missione di divulgazione scientifica («Felice chi poté conoscere la causa delle cose, / e calpestò sotto i suoi piedi tutti i terrori / e l inesorabile fato e lo strepito dell avido Acheronte , II, 490-492); non sente di averne le forze e preferisce attenuare i toni sublimi della poesia lucreziana, puntando a un obiettivo meno elevato: occuparsi del lavoro agricolo («mi compiacciano allora i campi e le acque che irrigano le valli, / e oscuro ami i fiumi e le selve , II, 485-486), attività considerata da Virgilio più umile rispetto alla scienza, ma non meno impegnativa («Fortunato anche quegli che conobbe gli dèi agresti, / e Pan e l annoso Silvano e le Ninfe sorelle! , II, 493-494). Non manca, infine, l imitazione diretta di poeti come Aràto di Soli e Nicandro di Colofone, i maggiori rappresentanti della tradizione didascalica (à p. 55), e l utilizzo di fonti più tecniche e specialistiche, come il De re rustica del già citato Varrone o gli scritti botanici di Teofrasto (filosofo greco del IV secolo a.C.) utili nella trattazione dell arboricoltura nel secondo libro. Il significato delle digressioni L inserimento di digressioni, cioè di sezioni narrative secondarie, all interno dell esposizione della materia didascalica non si giustifica con la necessità di alleggerire lo sviluppo dell argomentazione, prevedibilmente impegnativa per i suoi numerosi tecnicismi; si tratta, piuttosto, di momenti originali di approfondimento, perfettamente integrati nella linea tematica principale del poema. In virtù di un particolare gioco di variatio strutturale, queste digressioni assumono alternativamente contorni ora pessimistici (libri I e III), ora ottimistici (libri II e IV). Le digressioni del primo libro Nel primo libro le digressioni sono due: una è la già ricordata sezione conclusiva contenente i presagi delle guerre civili (vv. 463-514), dominata da un senso di angoscia per l infuriare degli scontri, nonostante la speranza nell avvento di Ottaviano; l altra (sviluppata nei vv. 118-159 à T7) segue l esposizione delle attività faticose che il contadino deve affrontare per rendere produttivi i terreni e apre una riflessione sull origine del lavoro. Secondo Virgilio, sotto il regno di Saturno non esistevano né l agricoltura, né la proprietà privata e gli uomini ricevevano gratuitamente dalla terra il cibo di cui nutrirsi; nell età successiva Giove decise di introdurre nel mondo la fatica e la necessità del lavoro per un buon fine: sottrarre l umanità al pericolo dell inerzia. Da qui la creazione dell agricoltura a opera di Cerere. Questa concezione del lavoro come attività nata per un dono della divinità a beneficio degli uomini, per una sorta di giustificazione divina (teodicèa), presenta tratti di grande novità rispetto alle teorie fino ad allora sviluppate. Esiodo, per esempio, aveva costruito il mito dell età dell oro, secondo cui il genere umano sarebbe passato da un originario periodo di miracolosa abbondanza di frutti a una serie di fasi via via deteriori (generalmente rappresentate da metalli di Le digressioni presenti nei diversi libri permettono a Virgilio di approfondire e riflettere su tematiche collegate ai contenuti di ciascuno di essi. Digressioni liete e positive (le lodi dell Italia e della vita agreste e il racconto del vecchio di Còrico) si alternano ad altre dai colori più cupi (i presagi delle guerre civili, la teodicèa, gli effetti del furor amoroso, la peste del Nòrico). à Scena pastorale, da un manoscritto delle Georgiche della prima metà del V secolo. 57

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea