BRANI CRITICI

BRANI CRITICI 1. Emilio Pianezzola Struttura e varietà delle Metamorfosi Un introduzione sintetica ma esauriente allo studio delle Metamorfosi è rappresentata da un breve saggio, uscito postumo, del celebre latinista Emilio Pianezzola (1935-2016): Trasformare il mondo. Breve guida alla lettura delle Metamorfosi di Ovidio. All interno del capitolo Che cosa sono le Metamorfosi?, l autore compendia le caratteristiche essenziali del poema ovidiano e ne chiarisce il senso ultimo. 5 10 15 20 25 30 35 Proviamo dunque a chiederci: che tipo di opera intendeva realizzare Ovidio nell accingersi a comporre le Metamorfosi? Già affermato poeta d amore con le elegie degli Amores, con le epistole erotico-mitologiche delle Heroides, con la didascalica amorosa dell Ars amatoria Ovidio volle un opera di più alto impegno e di più vasto disegno, un opera che proprio per questo non poteva non connotarsi come pertinente alla tradizione epica. Di conseguenza egli accetta, dell epos, «le coordinate di più ampia significazione statutaria: metro, vastità dell impianto, imponenza del compito ideologico denunciato in apertura, presunzione interpretativa della realtà cosmica che si vuole far convergere sul presente storico (G. Baldo). L esametro, il verso eroico per eccellenza, ma anche il verso della narrazione e della trattazione didascalica, è la prima e impegnativa scelta. Senza voler esagerare il condizionamento dell esametro che in Ovidio si fa particolarmente agile e duttile è certo che il modulo ritmico del distico imponeva, nelle opere precedenti (e imporrà anche nei Fasti), un respiro diverso alla poesia e un diverso andamento logico del pensiero, meno disteso e come contratto nella cellula ritmica dell esametro alternato al pentametro. Anche l ampia costruzione dell opera, che si sviluppa in circa dodicimila versi, concorreva a offrire alla vasta materia metamorfica un contenitore paragonabile per ampiezza soltanto all epos: e tuttavia non ventiquattro libri, né dodici, ma quindici. Segnali contraddittori, di rispetto e insieme di rifiuto di fronte alla tradizione epica: come già nell Ars amatoria dove il marcato dispositivo didascalico contrasta con la scelta del metro elegiaco. Ovidio ebbe chiara coscienza della novità di un opera che costringeva la varietà e l episodicità del vastissimo materiale mitologico-metamorfico in una grande unitaria costruzione poetica di stampo epico. E proprio nel breve e denso proemio, dopo aver dichiarato con una perifrasi titolo e materia della sua poesia ( Il mio animo mi induce a narrare forme mutate in corpi nuovi ), e dopo aver invocato ritualmente gli dei, Ovidio utilizza l espressione oraziana perpetuum carmen (Odi 1, 7, 6), di ascendenza callimachea, per affermare, con la totalità dell arco cronologico teso dalla prima origine del mondo fino al suo tempo, l unità e la solida struttura del vasto poema. Nella linea cronologica di una storia universale che muove dal Caos e culmina nella celebrazione di Augusto, Ovidio cercava la legittimazione di un opera che, entro la salda e compatta cornice costruita con i materiali della storia e della filosofia, offriva un quadro, nel segno della poikilìa,1 vivacemente composito e variegato, brillante dei colori del fantastico e del meraviglioso, un meraviglioso visto tuttavia attraverso il filtro del razionale e del realistico. Ovidio dunque forzava coscientemente i confini del genere epico, creava un intelaiatura che non sfigurasse al confronto con la più alta tradizione omerica e virgiliana, ma nello stes- 1. poikilìa: in greco varietà , qui in riferimento allo stile delle opere artistiche e letterarie. 561

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea