Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO cosparge di acqua l ingresso e l acqua conteneva un magico filtro e prende viscere crude d una porcella di due mesi, dicendo: «Uccelli notturni, risparmiate le viscere infantili: 1 60 in cambio di un piccolo fanciullo cade una piccola vittima. Cuore per cuore, vi prego, e fibre per fibre prendete: codesta vita vi offriamo in cambio di una vita migliore .11 Compiuto il sacrificio, dispose le viscere tagliate all aria aperta, e proibì di guardarle a coloro che assistevano al rito:12 65 e, dove una piccola finestra illuminava la camera, 1 dispose il ramo di Giano, che era di biancospino. fama che dopo quel momento gli uccelli non violarono più la culla, e sulle gote del bambino tornò il colore di prima. Domandi perché in queste Calende si mangi del grasso lardo, 170 e si mescolino fave insieme con farro caldo? Carna è divinità antica, e si nutre di cibi un tempo consueti, non è di gusti raffinati e non chiede vivande esotiche. I pesci nuotavano senza tranelli da parte della gente di allora, e le ostriche stavano sicure nelle loro valve; 175 il Lazio non conosceva il volatile offerto dalla ricca Ionia, né quello che si nutre gustando il sangue dei Pigmei;13 e il pavone per nulla piaceva, se non per il piumaggio, né la terra aveva prima mandato bestie catturate. Il maiale era pregiato, con la sua carne si celebravano le feste; 1 80 il suolo offriva soltanto fave e duro farro. Si dice che chiunque mangi questi due cibi insieme alle Calende del sesto mese, non debba soffrire di mali alle viscere. (trad. L. Canali) 11. codesta vita migliore: si tratta di un sacrificio di sostituzione: al posto della vita del neonato, si offre quella di un animale. 12. proibì di guardarle rito: il divieto di guardare è abituale nei riti magici. 13. il volatile offerto dei Pigmei: allu- sione, rispettivamente, al francolino ionico e alla gru: insieme al pavone, menzionato nel distico successivo, sono simboli, in quanto animali esotici o comunque rari, del lusso dei tempi moderni. Secondo il mito, una donna o una regina dei Pigmei, non avendo reso il culto dovuto a Era, era stata trasformata dalla dea in una gru e cercava, insieme alle altre gru, di riprendere il figlio, rimasto presso il suo popolo; ma i Pigmei, a cavallo di caproni, respingevano gli uccelli con le grida e con le armi. Analisi del testo L identità della dea Sulla dea Carna abbiamo pochissime testimonianze antiche: accanto a questo brano di Ovidio, ne parla diffusamente soltanto Macrobio (IV-V secolo d.C.) nei Saturnalia, un opera in sette libri che tratta di svariati argomenti di natura letteraria 548 e antiquaria. L identificazione con Cardea, la dea dei cardini, si trova soltanto in Ovidio, apparentemente sulla base di una semplice associazione fonetica: Prima dies tibi, Carna, datur. Dea cardinis haec est (v. 101); ed è ugualmente una vicinanza di suono (Crane/

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Età augustea